di Vittorio Ferla
La separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante fa il suo primo passo ufficiale nell’ordinamento costituzionale italiano. Ieri, nella prima delle quattro letture parlamentari previste, l’aula della Camera ha approvato con 174 sì, 92 no e cinque astenuti, il disegno di legge costituzionale voluto dal governo che modifica una serie di norme che regolano il funzionamento del sistema della giustizia. Il provvedimento, che ora passa all’esame del Senato, è formato da otto articoli e prevede, oltre alla separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante ed il Consiglio superiore della magistratura requirente.
Il governo gongola
Per il governo si tratta di un grande successo. “La madre delle riforme, che è la separazione delle carriere – insieme con l’Alta corte ed il sorteggio – avrà conseguenze positive per la stessa magistratura”, assicura il ministro della giustizia, Carlo Nordio, nel corso del suo intervento al question time. Per il guardasigilli, le riforme permetteranno alla magistratura di essere “indipendente da se stessa”. Gli fa eco Elisabetta Casellati, ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, che, con qualche eccesso di trionfalismo, dichiara in una nota: “Oggi è un’altra giornata storica per l’Italia e per il governo. La separazione delle carriere è stato uno dei grandi progetti di Silvio Berlusconi, che abbiamo realizzato mantenendo l’impegno preso con i nostri elettori. Un passaggio fondamentale per i cittadini perché garantirà una giustizia più efficiente in un Paese più moderno e competitivo”.
Magistrati sulle barricate
Dall’altra parte della barricata c’è, come prevedibile, l’Associazione nazionale dei magistrati. “Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per una riforma costituzionale che mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Una riforma sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia ma che agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani”, accusa l’Anm. Secondo il sindacato dei magistrati, “la separazione delle carriere determina l’isolamento del pm e ne mortifica la funzione di garanzia”. Un vero e proprio grido di allarme raccolto, tra le opposizioni, dal M5s. “Il governo Meloni ha gettato la maschera e svelato il reale disegno che sta dietro la separazione delle carriere: indebolire i pubblici ministeri sottraendo loro il coordinamento e la direzione delle indagini e consegnandoli alla polizia giudiziaria, cioè ai ministeri e quindi al governo”, ha detto in aula alla Camera la deputata M5S Valentina D’Orso, capogruppo in commissione Giustizia.
La separazione delle carriere, scelta di civiltà
Tuttavia, per chi crede in una visione liberale dei rapporti tra politica e magistratura, dopo anni di interferenze dei giudici nel corretto svolgimento della vita pubblica, la separazione delle carriere appare come una conquista. Viceversa, in questi mesi, questa occasione di confronto tecnico lucido e di innovazione istituzionale si è trasformata in una battaglia ideologica in cui i simboli contano più del merito delle questioni in esame. Con la magistratura associata che lancia allarmi incendiari e minaccia iniziative referendari del tutto spropositati rispetto ai pericoli reali. Di fatto, la temuta separazione non esclude che i pm restino comunque nell’ordinamento giudiziario con le medesime garanzie, a partire da inamovibilità e responsabilità civile a carico dello Stato, di cui hanno usufruito sino ad oggi. I timori di un possibile controllo politico sui pm sono allo stato meramente ipotetici. Inoltre, negli altri paesi europei più avanzati, dopo anni di divisione delle funzioni l’autonomia dei magistrati appare rafforzata e non si sono registrate ingerenze da parte della politica.
Del resto, come ha detto anni fa un liberale e riformista come Giorgio Armillei, “se la Costituzione e gli ordinamenti sovranazionali ci dicono che il processo si deve svolgere in condizioni di parità e davanti a un giudice terzo e imparziale, è ragionevole che magistrati dell’accusa e magistrati giudicanti intreccino in diversi modi le loro carriere, con qualche fragile wall of separation? Che si formino e si coltivino professionalmente nello stesso mondo? Solo l’Italia in nome dell’autonomia e dell’indipendenza presenta questo assetto di completa indistinzione”. Se si guarda con un approccio liberale alla riforma della giustizia, insomma, la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti va salutata come una novità positiva.
Il sorteggio, una scelta sbagliata
Purtroppo, però, anche in questo passaggio positivo c’è la coda del diavolo. Secondo il testo appena approvato, ad esclusione dei membri di diritto – il presidente della Repubblica che presiede entrambi gli organi e il primo presidente della Corte di cassazione ed il Procuratore generale della Corte di cassazione che sono membri di diritto, rispettivamente, del Csm giudicante e del Csm requirente – gli altri componenti di ciascuno dei Consigli superiori sono estratti a sorte. Per un terzo da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati con almeno 15 anni di esercizio, compilato dal Parlamento in seduta comune, e per i restanti due terzi rispettivamente tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. Lo stesso meccanismo del sorteggio è previsto per l’Alta Corte disciplinare, un nuovo organo collegiale al quale è attribuita la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari, sia giudicanti che requirenti. In vista dell’approvazione del ddl costituzionale, un emendamento di Forza Italia che intendeva assegnare ai deputati la scelta autonoma dei propri rappresentanti è stato ritirato per la volontà del governo di blindare la riforma.
Come spiega sul sito di Libertà Eguale l’avvocato Cataldo Intrieri, il meccanismo del sorteggio dei membri dei Csm e dell’Alta Corte appare “inaccettabile, discriminatorio e ai limiti della costituzionalità. C’è chi ha fatto notare che un simile meccanismo sia l’ennesima applicazione del principio populista dell’uno vale uno, del disprezzo verso la politica ad ogni livello”. Sarebbe già grave così, ma, aggiunge Intrieri, “molto più probabilmente alla base vi è l’idea di ridurre il Csm a mero organo amministrativo levandogli ogni rilievo politico. In ogni caso, in un’ottica riformista, tale innovazione è inaccettabile: non si può condannare l’opinione e il dibattito di idee come nocivo senza capire che si restringe la libertà non solo dei magistrati ma della società nel suo insieme”.
Opposizioni spaccate
Sul punto, le opposizioni sono profondamente spaccate. Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati, ha bollato la riforma del governo come punitiva verso la magistratura: “apre la strada all’assoggettamento del pubblico ministero al potere esecutivo” e “avvicina l’Italia ai peggiori modelli illiberali”. Diverso l’approccio di Italia Viva. “Abbiamo dato un apertura di credito e ci siamo astenuti per darvi un segnale”, ha detto Matteo Renzi nell’illustrare la sua interrogazione a Carlo Nordio durante il question time al Senato. Ancora una volta, nei prossimi mesi, bisognerà capire se i gruppi di opposizione si limiteranno ad alzare le barricate o se, nell’interesse del paese, sceglieranno di apprezzare il principio giusto della separazione delle carriere dal metodo elettorale sbagliato del sorteggio.
Giornalista, direttore di Libertà Eguale e della Fondazione PER. Collaboratore de ‘Linkiesta’ e de ‘Il Riformista’, si è occupato di comunicazione e media relations presso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Lazio. Direttore responsabile di Labsus, è stato componente della Direzione nazionale di Cittadinanzattiva dal 2000 al 2016 e, precedentemente, vicepresidente nazionale della Fuci. Ha collaborato con Cristiano sociali news, L’Unità, Il Sole 24 Ore, Europa, Critica Liberale e Democratica. Ha curato il volume “Riformisti. L’Italia che cambia e la nuova sovranità dell’Europa” (Rubbettino 2018).