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Che ne sarà di Gaza?

Alessandro Maran venerdì 24 Gennaio 2025
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di Alessandro Maran

 

🇮🇱 🇵🇸 Sebbene la traballante pace di Gaza per ora regga, le preoccupazioni sul suo destino sono alle stelle. L’infrastruttura del territorio è in gran parte distrutta (https://edition.cnn.com/…/gaza-war-ceasefire…/index.html), ma come constata Mostafa Salem della CNN, Hamas sopravvive (https://edition.cnn.com/…/analysis-hamas…/index.html). La scorsa settimana l’ex segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto che dopo 15 mesi di guerra, “Valutiamo che Hamas abbia reclutato quasi tanti nuovi militanti quanti ne ha persi” (https://www.timesofisrael.com/liveblog_entry/blinken-we-assess-that-hamas-has-recruited-almost-as-many-new-fighters-as-it-has-lost/).
Il sentimento in Israele è contrastante, riferiscono Patrick Kingsley e Natan Odenheimer del New York Times. Citano un’israeliana che dice di essere sollevata nel vedere gli ostaggi tornare a casa ma inquieta per il possibile rilascio dalla prigione di un palestinese che ha ucciso suo padre aggredendolo con un’ascia 11 anni fa. I giornalisti del Times continuano: La paura per il futuro del cessate il fuoco “assume due forme, a seconda della propria prospettiva politica”, ha detto (il filosofo israeliano Micah) Goodman. Molti nella sinistra israeliana temono che la tregua crollerà prima che ogni ostaggio venga liberato. E molti israeliani di destra temono che la tregua diventi permanente, impedendo la sconfitta completa di Hamas” (https://www.nytimes.com/…/gaza-israel-hostages…).
Sul quotidiano israeliano di sinistra Haaretz.com, il corrispondente diplomatico Amir Tibon vede un possibile modo per mantenere la pace: un accordo, sostenuto dai governi arabi, per ricostruire Gaza e sostituire Hamas come autorità di governo (https://www.haaretz.com/…/00000194-8f74-da26-a7b6…).
“L’unica speranza” per il cessate il fuoco è che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump continui a fare pressione sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu affinché mantenga la pace e costruisca le intese successive per la seconda e la terza fase dell’accordo, scrive Tibon. “Ma c’è un altro gruppo di attori internazionali che potrebbe avere un impatto sul destino del cessate il fuoco e degli ostaggi: i leader dei principali paesi arabi che hanno relazioni amichevoli con Israele, tra cui l’Egitto, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e la Giordania. Tutti questi paesi vogliono che il cessate il fuoco tenga e che la guerra finisca, ognuno per le proprie ragioni”.

Ora è il momento di presentare un “piano dettagliato per la ricostruzione di Gaza”, sostiene Tibon. “Dovrebbe essere generoso e grandioso”, ma “dovrebbe avere un’importante condizione: la sua attuazione richiederebbe ad Hamas di cedere il controllo civile di Gaza a un governo palestinese diverso – sostenuto da questi governi arabi – e di fungere da loro partner credibile nello sforzo di ricostruzione. Nessun paese al mondo, nemmeno il Qatar storicamente pro-Hamas, investirà denaro nella ricostruzione di Gaza ora se pensa che un’altra guerra, e ulteriore distruzione, potrebbero arrivare tra un anno o due”.

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