di Alessandro Maran
Il sentimento in Israele è contrastante, riferiscono Patrick Kingsley e Natan Odenheimer del
New York Times. Citano un’israeliana che dice di essere sollevata nel vedere gli ostaggi tornare a casa ma inquieta per il possibile rilascio dalla prigione di un palestinese che ha ucciso suo padre aggredendolo con un’ascia 11 anni fa. I giornalisti del Times continuano: La paura per il futuro del cessate il fuoco “assume due forme, a seconda della propria prospettiva politica”, ha detto (il filosofo israeliano Micah) Goodman. Molti nella sinistra israeliana temono che la tregua crollerà prima che ogni ostaggio venga liberato. E molti israeliani di destra temono che la tregua diventi permanente, impedendo la sconfitta completa di Hamas” (
https://www.nytimes.com/…/gaza-israel-hostages…).
“L’unica speranza” per il cessate il fuoco è che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump continui a fare pressione sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu affinché mantenga la pace e costruisca le intese successive per la seconda e la terza fase dell’accordo, scrive Tibon. “Ma c’è un altro gruppo di attori internazionali che potrebbe avere un impatto sul destino del cessate il fuoco e degli ostaggi: i leader dei principali paesi arabi che hanno relazioni amichevoli con Israele, tra cui l’Egitto, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e la Giordania. Tutti questi paesi vogliono che il cessate il fuoco tenga e che la guerra finisca, ognuno per le proprie ragioni”.
Ora è il momento di presentare un “piano dettagliato per la ricostruzione di Gaza”, sostiene Tibon. “Dovrebbe essere generoso e grandioso”, ma “dovrebbe avere un’importante condizione: la sua attuazione richiederebbe ad Hamas di cedere il controllo civile di Gaza a un governo palestinese diverso – sostenuto da questi governi arabi – e di fungere da loro partner credibile nello sforzo di ricostruzione. Nessun paese al mondo, nemmeno il Qatar storicamente pro-Hamas, investirà denaro nella ricostruzione di Gaza ora se pensa che un’altra guerra, e ulteriore distruzione, potrebbero arrivare tra un anno o due”.
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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