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Costruire la “cultura dell’incontro”

Alberto Colombelli lunedì 19 Maggio 2025
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di Alberto Colombelli

La mattina del 17 maggio 2025 Papa Leone XIV ha ricevuto in Udienza i membri della Fondazione Centesima Annus Pro Pontifice, che partecipano all’annuale Conferenza Internazionale e Assemblea Generale, tema “Superare le polarizzazioni e ricostruire la governance globale: le basi etiche”.

Questo è un estratto delle sue parole, fondamentale per questo nostro tempo:

“Aiutiamoci gli uni gli altri, come esortavo la sera della mia elezione, «a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace». Questo non si improvvisa: è un intreccio dinamico e continuo di grazia e libertà che anche ora, incontrandoci, rinsaldiamo. (…) Non alzare la bandiera del possesso della verità, né in merito all’analisi dei problemi, né nella loro risoluzione. (…) Ogni dottrina si riconosce frutto di ricerca e quindi di ipotesi, di voci, di avanzamenti e insuccessi, attraverso i quali cerca di trasmettere una conoscenza affidabile, ordinata e sistematica su una determinata questione. In questo modo una dottrina non equivale a un’opinione, ma a un cammino comune, corale e persino multidisciplinare verso la verità. L’indottrinamento è immorale, impedisce il giudizio critico, attento alla sacra libertà del rispetto della propria coscienza – anche se erronea – e si chiude a nuove riflessioni perché rifiuta il movimento, il cambiamento o l’evoluzione delle idee di fronte a nuovi problemi.” (Papa Leone XIV, Udienza ai membri della Fondazione “Centesimus Annus Pro Pontifice”, 17 maggio 2025)

Sul tema del rilancio di una società pluralista e non polarizzata verte oggi tutta la speranza su cui pensare di poter costruire un mondo migliore.

Così moniti di questa portata devono essere prontamente diffusi e rilanciati con la massima forza possibile, è responsabilità di ciascuno farlo.

Questo è stato il motivo per cui proprio sul tema del pluralismo nel gennaio scorso avevo incentrato il mio intervento a Orvieto allAssemblea nazionale di Libertà Eguale, casa dei riformisti italiani, il cui testo è stato anche condiviso su queste pagine.

Politicamente questo deve essere un impegno in particolare per chi oggi vuole ancora difendere democrazia liberale e stato di diritto.

Lo è sicuramente per chi ha una ispirazione riformista e vuole che la politica sappia leggere il proprio tempo e sviluppare proposte che sappiano interpretare e guidare la sua evoluzione.

Non a caso sempre proprio sul tema del pluralismo si è svolta a inizio dicembre scorso a Chicago la terza edizione del Democracy Forum dellObama Foundation.

È stata loccasione con cui Barack Obama ha cercato di comunicare al mondo che indipendente da quello che le elezioni presidenziali americane avevano poco prima mostrato ed espresso, unaltra America ancora cera ed aveva unaltra prospettiva, meno conflittuale e più di condivisione.

Lo ha a fatto indicandoci alcuni punti, che in questa occasione ci tengo a ricordare.

Punto numero uno: costruire ponti non è contrario alluguaglianza e alla giustizia sociale, anzi, è il nostro miglior strumento per realizzare un cambiamento duraturo.

Punto numero due: il pluralismo non ci impone di negare le nostre identità o esperienze uniche, ma richiede che cerchiamo di comprendere le identità e le esperienze degli altri e di cercare un terreno comune.

Punto numero tre: il pluralismo funziona meglio quando riguarda lazione e non solo le parole.

Punto finale: non siamo nati con i muscoli per fare del pluralismo unabitudine, ci vuole pratica e dobbiamo ricostruire le istituzioni che possono darci questa pratica.

Continuiamo a voler costruire ponti, è sempre possibile farlo, basta cambiare la prospettiva.

A Bergamo chi ha avuto il piacere di contribuire a promuovere la candidatura transnazionale a Patrimonio UNESCO delle nostre Mura Veneziane – insieme a quelle di Palmanova, Peschiera del Garda ed altre città croate e montenegrine – sa che il messaggio che la caratterizzò fu quello di trasformarle da opere di difesa a ponti per costruire la pace tra comunità diverse.

Costruire ponti è la nostra missione, etica e culturale prima ancora che politica.

Lì c’è, ora e sempre, tutto il nostro futuro di speranza.

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