di Alberto Bianchi
Il 31 ottobre 2025, si è tenuto a Livorno il convegno dell’associazione “Libertà Eguale” sul tema della “difesa europea, il ruolo degli Stati membri e la posizione dei riformisti per un sistema comune di difesa”. L’ incontro ha visto la partecipazione di numerosi esponenti riformisti e ha rappresentato un momento di confronto strategico sul ruolo dell’Unione Europea nella sicurezza propria ed internazionale. L’iniziativa ha affrontato:
– la necessità di una politica di difesa europea che oggettivamente non può non essere in raccordo con quanto già previsto in materia dai trattati istitutivi dell’Unione, che prevedono già una cornice giuridica per sviluppare progressivamente una politica di sicurezza e difesa comune, pur mantenendo la competenza nazionale sulla spesa militare;
– l’importanza di un approccio assertivo e democratico da parte dei riformisti del centro sinistra e del Partito democratico, in contrasto con visioni pacifiste considerate astratte;
– il contesto geopolitico attuale, segnato dall’aggressività politica e militare delle autocrazie alle democrazie e dalle ambiguità strategiche gravi legate all’amministrazione Trump.
Dunque, la spesa e gli investimenti militari nell’Ue restano formalmente sotto la responsabilità degli Stati membri, ma possono essere coordinati e incentivati a livello europeo. Per questo l’Ue ha creato strumenti come l’European Defence Fund (EDF), per finanziare progetti comuni di ricerca e sviluppo; e il SAFE e ReArm Europe, per programmi finalizzati a rafforzare l’autonomia strategica e sostenere l’industria della difesa.
Pertanto, nel quadro di una governance europea condivisa in tema di deterrenza e difesa militare, gli Stati mantengono la titolarità della spesa nel settore, ma possono aderire “volontariamente” a progetti comuni, con cofinanziamento UE.
Insomma, il convegno livornese ribadisce e rilancia la convinzione che l’integrazione graduale sovranazionale per la difesa comune europea, difatti, non nasce da un’imposizione, ma da una convergenza politica e strategica resa ancor più urgente da crisi esterne come l’aggressione russa all’Ucraina. In tal senso, l’obiettivo immediato e realistico non è sostituire le forze armate nazionali con un immaginario esercito europeo, ma coordinare e integrare gli eserciti e le forze miliari dei singoli Stati in un organismo decisionale politico e in un centro tecnico-operativo militare per affrontare le minacce comuni.
Il dibattito, nei numerosi e qualificati interventi, è stato intenso e fecondo. È difficile resocontare nei particolari ogni singolo contributo. Penso, pertanto, che tentare di descrivere le linee principali delle conclusioni svolte da Enrico Morando, Presidente di “Libertà Eguale”, che ha chiuso l’incontro di Livorno, possa essere un modo utile per cogliere il senso politico – e unanimemente condiviso – del convegno.
La riflessione di Morando, riprendendo e conducendo a sintesi il dibattito svoltosi, ha preso le mosse da una premessa fondamentale: la maggioranza dell’opinione pubblica italiana, e dei paesi della regione occidentale dell’Europa (in quella orientale la situazione e molto diversa), non percepisce la minaccia russa come reale e ravvicinata. Questa sottovalutazione rappresenta, secondo Morando, un ostacolo grave alla costruzione di una strategia europea di sicurezza efficace. Occorre qui intervenire immediatamente.
Il compito prioritario dei riformisti, di conseguenza, deve essere quello di promuovere una forte campagna pedagogica per orientare l’opinione pubblica italiana verso una presa di coscienza della minaccia russa all’Europa e all’ordine mondiale. Una sfida culturale e politica che richiede chiarezza, determinazione e visione.
In tal senso, la necessità di una difesa europea comune – sia come risposta all’aggressività delle autocrazie, sia come condizione per una politica estera credibile dell’Unione – per Morando richiede di valorizzare tutte le iniziative che puntino a collaborazioni “volontarie rafforzate”, come la Coalizione dei Volenterosi.
Per tutto questo – ha aggiunto il Presidente di Libertà Eguale – occorre non solo determinazione politica, ma pure una buona dose di ricerca ed inventiva. Un esempio è quello del progetto del professore Fabbrini – ripreso da Morando nel suo intervento – denominato ALCIDE (Activating the Law Creatively to Integrate Defense in Europe) che, riunendo politici e accademici provenienti da tutta Europa e oltre, ha lo scopo di scoprire nuove possibilità di integrazione europea nel settore della difesa, avanzando proposte innovative come la rinascita della Comunità Europea di Difesa (CED).
La critica ai pacifismi astratti, che rischiano di indebolire la capacità dell’Europa di affrontare le minacce globali con pragmatismo e responsabilità, è stato l’altro tema che ha fatto da sfondo alle conclusioni di Morando e a tutti gli interventi del dibattito.
Così come altrettanto severa e rigorosa è stata la critica che Morando ha svolto nei riguardi di alcuni aspetti della politica estera del governo di centro destra, soprattutto sul nodo del superamento del vincolo del voto unanime nelle risoluzioni del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo; superamento dell’obbligo del voto unanime che la Meloni, al contrario, non intende affatto sostenere.
L’ultima parte del suo intervento, Morando l’ha riservata al ruolo dei riformisti nel promuovere una visione politica della sicurezza europea e nazionale che prosegua sulla strada di soluzioni concrete e condivisibili a livello continentale e nazionale, così come hanno fatto i parlamentari riformisti italiani del Pd nel Parlamento di Strasburgo, in convinta e disciplinata armonia con gli orientamenti del gruppo parlamentare del Pse.
La necessità di superare le ambiguità della sinistra italiana, soprattutto sul tema come la difesa e la politica estera, difatti, rappresenta una discriminante fondamentale per qualsiasi coalizione di di centro sinistra che voglia tornare ad essere un’alternativa di governo al centro destra.
Morando ha concluso sottolineando come l’iniziativa di Livorno si inserisca in un percorso di rilancio del pensiero riformista, capace di coniugare valori democratici e realismo politico, con l’ambizione di costruire un’Europa più forte, più consapevole e più unita.
Sessantacinquenne, romano, studi classici, lavora presso Direzione Trenitalia spa, gruppo Fs italiane. Sin da giovane, militante della sinistra: prima nelle fila della Federazione Italiana Giovanile Comunista (FIGC), poi nel PCI (componente migliorista), fino allo scioglimento del partito. Successivamente ha aderito al PDS, poi DS. Attualmente è socio ordinario di Libertà Eguale.