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Economia dei territori e sviluppo sostenibile

Giuseppe De Lucia Lumeno giovedì 25 Maggio 2017
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Anche se la crisi economica sembra ormai avere attenuato i suoi effetti sul sistema bancario, con quest’ultimo che inizia ad evidenziare segnali di ripresa degli impieghi alla clientela, continuano ad essere numerose ed impegnative le sfide che si profilano all’orizzonte per le banche non solo italiane ma anche europee.

In primo luogo, le operazioni di ristrutturazione che nel nostro Paese sono già in atto da diverso tempo sono destinate a proseguire con l’obiettivo di raggiungere una ulteriore ed efficace gestione dei costi operativi e un miglioramento della redditività. Le nuove tecnologie, che favoriscono il contatto quotidiano con la banca grazie ad internet, attraverso l’uso di personal computer, tablet e smartphone, è il terreno principale sul quale le banche sono costantemente chiamate ad adeguarsi ed innovarsi al fine di poter essere sempre di più in linea con i bisogni della clientela.

Una clientela che in futuro risentirà sempre di più di quella che è la tendenza delle nuove generazioni attuali ad usare non solo gli strumenti informatici e di telecomunicazione per operare con la propria banca, ma che potrebbero sentirsi a loro agio anche con un’idea di banca diversa da quella tradizionale, come dimostra il successo crescente delle piattaforme di crownfunding o la  tentazione di entrare nel mercato creditizio che sembra attraversare diverse multinazionali del web, interessate ad accrescere il loro ruolo all’interno del commercio online espandendo i propri confini operativi.

Forse la sfida principale per le banche tradizionali sarà proprio quella di provare ad entrare in sintonia con quelle che saranno le aspettative e le richieste, anche in termini pratici, di una clientela progressivamente digitalizzata che probabilmente considererà, almeno nella sua componente più giovane, i servizi di tipo bancario come un qualunque altro servizio che la rete può mettere a disposizione, basandone la scelta sulla fiducia attestata dagli altri clienti attraverso i loro commenti on line o sul fatto che chi svolgerà il servizio sarà una società attenta all’aspetto reputazionale, date le sue dimensioni e la sua capacità di operare su diversi campi (un po’ come già fanno oggi le principali società presenti su internet, da Google ad Amazon a Facebook tanto per citare le principali).

Ma forse, la sfida più importante per le banche non sarà questa, bensì quella di far comprendere quanto sia ancora importante il radicamento nei territori e la comunità. Requisiti, questi, che anche nel prossimo futuro risulteranno essenziali  per promuovere sviluppo economico e coesione sociale, elementi necessari per perseguire una crescita realmente sostenibile ed inclusiva. Per questo, all’innovazione introdotta dal progresso tecnologico occorre accompagnare un’opera di conoscenza del valore che anche il contatto diretto con la clientela e con il territorio è in grado di realizzare, un valore che non si misura in termini di redditività ma di capitale sociale nella sua accezione più ampia, ossia quel patrimonio di relazioni che grazie alla banca si sviluppa e che punta al benessere dell’intera comunità in un’ottica di lungo periodo.

Interagire con la propria banca o il proprio intermediario finanziario mediante lo schermo di un computer, di un tablet o di uno smartphone sicuramente risulterà più pratico ed efficace, oltre che economicamente vantaggioso, ma sono vantaggi che non compensano quelli che si perderebbero da una attenuazione del radicamento e del localismo.

Politiche serie volte a valorizzare comunità e territori e i relativi intermediari di riferimento sono oggi ancora più urgenti ed importanti, soprattutto tenendo conto dei colossi che possono essere prossimamente presenti nel mercato dell’intermediazione finanziaria e del possibile proliferare di soggetti piccoli la cui disciplina deve essere necessariamente regolamentata. È questa la strada da seguire, nell’interesse di una clientela che di fronte a mutazioni così radicali rischia di trovarsi impreparata e di una crescita economica più sostenibile.

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