di Alberto Bianchi
Un convegno presso la Sala Capitolare del Senato (30 giugno – 1° luglio), alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, apre una riflessione sul pensiero e sull’azione politica ed il ruolo istituzionale esercitati da Giorgio Napolitano nella storia dell’Italia repubblicana. La ricorrenza è quella del centenario della nascita di Giorgio Napolitano. L’iniziativa – per la qualità dei contenuti, la profondità delle tematiche affrontate, i contributi di autorevoli studiosi e accademici, la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni e di protagonisti della vita politica – restituisce la complessità e la ricchezza della figura di Napolitano: dirigente di partito, protagonista della sinistra italiana ed europea, uomo delle istituzioni, statista, Presidente della Repubblica per nove anni.
Vorrei però soffermarmi su un punto che riguarda non solo ciò che Napolitano è stato – anche se dal suo percorso è inevitabile partire – ma il significato che il suo centenario può assumere oggi, in relazione alla condizione in cui versano le forze di matrice socialista e riformista nel sistema politico italiano. Forze e risorse – collettive e individuali, giovani e meno giovani – che appaiono ancora oggi in gran parte frammentate, disperse, prive di un punto forte di raccordo, dopo la caduta della Prima Repubblica.
Mi chiedo, dunque, se il centenario di Giorgio Napolitano non possa rappresentare un’occasione per rilanciare un appello a tutti i riformisti di matrice socialista, affinché si ritrovino in un confronto aperto su una prospettiva politica comune. Una prospettiva che riaffermi l’ancoraggio della sinistra italiana a una cultura di governo, proprio mentre alcune sue componenti – a cominciare dalla più importante tra esse, il Partito democratico a guida Schlein – sembrano attratte da derive massimaliste e radicali.
Il centenario di Napolitano può diventare, così, un momento simbolico e politico di grande valore: un’occasione per riaccendere un dialogo serrato tra i riformisti, alla ricerca di risposte concrete, strutturate e moderne alle sfide politiche, economiche e geopolitiche del nostro tempo. La figura di Napolitano, capace di coniugare fedeltà agli ideali socialisti con pragmatismo istituzionale ed europeismo, può rappresentare un punto di riferimento unificante per una sinistra di governo.
In questa prospettiva, ricordare Giorgio Napolitano significa anche richiamare alla nostra attenzione altri protagonisti della sua generazione o anche più giovani che, pur con percorsi diversi nel Pci e nella sinistra storica, hanno condiviso la stessa ambizione: tenere insieme giustizia sociale, riformismo e cultura istituzionale: compagni di partito come Gerardo Chiaromonte, Emanuele Macaluso, Gianni Cervetti, Luciano Lama; socialisti come Rino Formica, Giuliano Amato, Gianni De Michelis; e naturalmente Bettino Craxi, leader del Psi e primo Presidente del Consiglio di estrazione socialista nella storia repubblicana, riconoscendone il ruolo di modernizzatore del Psi e della sinistra, interlocutore necessario nel quadro sia del cosiddetto “compromesso storico” e poi, soprattutto, della “alternanza democratica”. Napolitano fu tra i pochi esponenti ex comunisti a non demonizzare mai la figura di Craxi, pur criticandone gli eccessi.
Il centenario di Napolitano ha il pregio e la forza – a mio parere – di richiamare anche questi protagonisti alla nostra attenzione e riflessione, oltre naturalmente a stimolarci, in primo luogo, a proseguire la ricerca specifica su Giorgio Napolitano, dirigente di partito, uomo delle istituzioni, statista. Perché riscoprire quella tradizione politica – moderna, occidentale, democratica, socialista – non è solo un esercizio della memoria, ma un’urgenza per chi crede ancora in una sinistra capace di governare, riformare e rappresentare con credibilità l’interesse generale dell’Italia e dell’Europa.
Sessantacinquenne, romano, studi classici, lavora presso Direzione Trenitalia spa, gruppo Fs italiane. Sin da giovane, militante della sinistra: prima nelle fila della Federazione Italiana Giovanile Comunista (FIGC), poi nel PCI (componente migliorista), fino allo scioglimento del partito. Successivamente ha aderito al PDS, poi DS. Attualmente è socio ordinario di Libertà Eguale.