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I primi 100 giorni di Donald Trump

Alessandro Maran mercoledì 30 Aprile 2025
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di Alessandro Maran

Sono passati 100 giorni da quanto Donald Trump è tornato alla Casa Bianca e, in soli 100 giorni, Trump ha portato l’economia statunitense sull’orlo della crisi, scrive Stephen Collinson della CNN (https://edition.cnn.com/…/tariffs-economy…/index.html). “Donald Trump ha trascorso i suoi primi 100 giorni nello Studio Ovale guidando un’economia che il mondo invidiava, portandola sull’orlo della crisi, mettendo a rischio la reputazione dell’America come rifugio finanziario sicuro e alimentando la paura tra gli elettori che hanno perso fiducia nella sua leadership” (https://edition.cnn.com/…/approval-rating…/index.html).
Per di più, secondo Fareed Zakaria, in cento giorni Trump sta distruggendo cento anni di vantaggio competitivo degli Stati Uniti.
“Mentre l’amministrazione Trump ‘floods the zone’ con un cambiamento radicale dopo l’altro”, ha spiegato Zakaria nel corso dell’ultima puntata di GPS (il termine, “inondare la zona”, si riferisce ad un approccio che mira a dominare il ciclo delle notizie e a estromettere le narrazioni concorrenti ed è spesso usato per descrivere la strategia seguita da Trump e dal suo team che prevede l’emissione di una valanga di ordini esecutivi, dichiarazioni controverse, annunci roboanti e simili con l’obiettivo di sopraffare l’opposizione e i media e creare confusione), “i suoi dazi hanno ricevuto la massima attenzione. Ma la politica che, lungo termine, potrebbe finire per costare molto di più agli Stati Uniti è l’attacco della Casa Bianca alle università e alla ricerca in generale”.
Questo perché la ricerca scientifica ha dato all’economia statunitense un vantaggio notevole. L’amministrazione Trump sta invertendo questo vantaggio competitivo trattenendo i finanziamenti per la ricerca e svuotando i National Institutes of Health e la National Science Foundation, sostiene il conduttore del programma televisivo della CNN. Questo sta accadendo mentre la Cina si sta affermando come un rivale scientifico degli Stati Uniti, un paese che già primeggia in relazione a parametri chiave come la quantità di pubblicazioni dei suoi scienziati su riviste accademiche.
Un altro vantaggio di cui hanno goduto gli Stati Uniti, “e che la Cina non potrebbe eguagliare”, è che attraggono “the world’s best and brightest”, cioè le persone più capaci, intelligenti e perspicaci disponibili, scrive Fareed. Tra il 2000 e il 2014, più di un terzo degli americani che hanno vinto il Premio Nobel per la scienza erano immigrati. Nel 2019, quasi il 40% di tutti gli sviluppatori di software erano immigrati e, nei principali centri oncologici, nel 2015 la percentuale di immigrati variava da circa il 30% (Fred Hutchinson) al 62% (MD Anderson). Ma la situazione sta cambiando rapidamente (…) Gli studenti vengono radunati per essere deportati, e studenti laureati e ricercatori provenienti dalla Cina ora si trovano ad affrontare la prospettiva di continue indagini dell’FBI. La Cina ha creato infatti generosi incentivi per riaccogliere in patria i propri best and brightest. Molti altri scelgono di emigrare altrove, dall’Europa al Canada all’Australia (…) Questi sono i mattoni della straordinaria forza dell’America, creati negli ultimi 100 anni. Ora vengono smantellati in soli 100 giorni” (https://edition.cnn.com/…/gps0427-trumps-assault-on…).

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