“Ci sono già stati effetti positivi: il danno al programma iraniano per le armi nucleari e il danno arrecato alla leadership della Guardia Rivoluzionaria, persone responsabili di aver torturato gli iraniani, sponsorizzato il terrorismo e diffuso la violenza in tutto il Medio Oriente. Ma questo è solo l’inizio. Purtroppo non ho alcuna fiducia nel giudizio del Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, la cui incoscienza e il cui fanatismo hanno già causato migliaia di morti inutili a Gaza. Ha anche usato la guerra per continuare il suo attacco alla democrazia israeliana, licenziando di recente il capo dello Shin Bet, l’equivalente israeliano dell’FBI, in quello che a molti israeliani è sembrato un passo eccessivo (
https://en.idi.org.il/articles/58715). Non mi fido che non scatenerà una guerra più ampia, non mi fido che modererà il suo uso della violenza e certamente non credo che gli importi che tipo di governo iraniano emergerà da questo attacco. Né credo che il presidente Trump sia interessato al destino dell’Iran, al futuro del Medio Oriente, o a qualsiasi altra cosa tranne se stesso. Il suo obiettivo principale è assicurarsi che, in ogni scontro, sia lui a ‘vincere’. Questa è la filosofia che determina la sua politica sulla Russia, sui dazi, su Harvard o sulle deportazioni: non ciò che è bene per l’America, ma ciò che è bene per Trump. Prima di lanciare questo attacco non ha fatto alcun tentativo di consultare il Congresso o di costruire un sostegno tra l’opinione pubblica. Ha tagliato o eliminato le trasmissioni televisive finanziate dagli Stati Uniti verso l’Iran, quindi gli Stati Uniti non possono comunicare facilmente con gli iraniani, figuriamoci influenzare ciò che accadrà in seguito (
https://www.wsj.com/…/radio-free-europe-iran-kari-lake…). Non credo che abbia considerato attentamente cosa farà se l’Iran contrattaccasse, o se il regime si rafforzasse, o addirittura se il regime crollasse. Forse altri intorno a lui lo hanno fatto. Trovo che le persone razionali facciano fatica ad accettare questa mancanza di lungimiranza. Tutti vorrebbero credere nell’esistenza di una partita a scacchi tridimensionale in cui il presidente americano ha una qualche strategia segreta a lungo termine. Ma non lo fa mai”.