di Alessandro Maran
La campagna militare israeliana contro Hezbollah in Libano aveva raggiunto il suo culmine – e una conclusione ufficiale – lo scorso autunno, ma gli attacchi israeliani contro le presunte “fabbriche di droni” di Hezbollah nel sud di Beirut di giovedì sono serviti a ricordare che il conflitto non si è mai veramente concluso (
https://edition.cnn.com/…/israel-strikes-lebanon-latam…).
“Nonostante l’accordo di tregua firmato con il Libano il 27 novembre 2024, che ha posto fine a oltre un anno di ostilità tra Israele e Hezbollah, l’esercito israeliano ha effettuato attacchi quasi quotidiani contro le posizioni del partito sciita”, ha scritto a marzo la corrispondente di
Le Monde da Beirut, Hélène Sallon. “L’obiettivo è impedire a Hezbollah, che ha aperto un fronte contro Israele a sostegno di Hamas nella Striscia di Gaza l’8 ottobre 2023, di ricostruire il suo arsenale militare e di ridispiegarsi nel Libano meridionale” (
https://www.lemonde.fr/…/au-liban-et-en-syrie-israel…).
“Il Libano dovrebbe essere in una fase post-conflittuale”, ha scritto a fine maggio un’altra corrispondente di
Le Monde da Beirut, Laure Stephan. Ma in mezzo a continui attacchi israeliani, non lo è. “Ciò solleva interrogativi: ‘Israele sta cercando di fare pressione sulle nuove autorità libanesi, per convincerle ad accelerare il disarmo di Hezbollah nel resto del Paese?’, ha chiesto una fonte politica. ‘Per spingere il Libano verso la normalizzazione delle sue relazioni con Israele? O, in una logica di guerra perpetua, per mantenere un Paese alle sue porte indebolito, mantenendone l’instabilità?'” (
https://www.lemonde.fr/…/liban-six-mois-apres-l-entree…).
Alcuni ritengono che il Libano sia intrappolato in un circolo vizioso. Come ha scritto Stephan, “i continui attacchi di Israele hanno rafforzato il messaggio che Hezbollah invia ai suoi sostenitori: lo Stato libanese è impotente contro Israele”. Su
The New Yorker, Rania Abouzeid sottolinea un dilemma di vecchia data. Hezbollah, che opera in Libano come partito politico sciita, rete clientelare e gruppo militante islamista sostenuto dall’Iran, è considerato più potente, militarmente, dell’esercito libanese. Affrontare e disarmare Hezbollah, persino all’interno e nei dintorni della zona di confine tra Libano e Israele che Israele ha dichiarato di voler occupare, sarebbe un progetto rischiosissimo (
https://www.newyorker.com/…/who-gets-the-guns-in-lebanon).
Rafforzare l’esercito libanese indebolirebbe la pretesa di Hezbollah di essere l’unico valido difensore contro attacchi o incursioni israeliane, afferma Abouzeid, parlando con l’ex capo della sicurezza nazionale, il generale di brigata Abbas Ibrahim. Ma lo sforzo guidato dalla Francia per erogare fondi non è stato sufficiente, e con gli Stati Uniti come altro principale sostenitore internazionale del Libano, fornire armi che potrebbero essere usate contro le forze israeliane è un’impresa impossibile. Di conseguenza, il risentimento cova. Abouzeid scrive che Abdullah, il sessantenne proprietario di una tenuta a uso misto distrutta vicino al confine israeliano, “ha sottolineato di non essere con ‘Hezbollah o qualsiasi altro partito’, ma che se gli israeliani non se ne dovessero andare, ‘sarei costretto a resistere, a combattere e morire per la nostra terra. Non abbiamo più nulla da perdere, e se veniamo uccisi, così sia’”.
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
Correlati