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Iran, missione compiuta?

Alessandro Maran sabato 28 Giugno 2025
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di Alessandro Maran

 

Trump ha ottenuto la sua vittoria in politica estera. Ma ora viene il difficile, che riassumo con due domande.
1️⃣ La prima. L’ayatollah Khamenei e la teocrazia iraniana riusciranno a sopravvivere alla guerra?
Il regime islamico rivoluzionario iraniano non è forse mai stato così debole. Ma, come ha scritto Richard Haass per Project Syndicate, dopo gli attacchi statunitensi e l’annuncio del cessate il fuoco da parte del presidente Donald Trump, l’Iran potrebbe ora precipitarsi segretamente a costruire una bomba nucleare, dato che gli altri metodi di dissuasione hanno fallito. “Questa realtà porterà molti a sostenere che solo un cambio di regime impedirà l’eventuale emergere di un Iran dotato di armi nucleari”, ha scritto Haass. “Ma un cambio di regime è più facile a dirsi che a farsi” (https://www.project-syndicate.org/…/us-attacks-on-iran…). Gli analisti non hanno scorto segni di una rivolta popolare per deporre la Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei, e hanno messo in evidenza che l’Iran non presenta chiare alternative all’ordine consolidato. Considerato tutto ciò, il regime resisterà?
Nonostante la repressione statale, gli iraniani hanno già protestato in passato. Quando la guerra si attenuerà come minaccia, potrebbero farlo di nuovo. “La sorprendente portata dei raid aerei statunitensi e israeliani degli ultimi dieci giorni dimostra che la teocrazia non può più garantire la protezione promessa”, scrive Robin Wright del New Yorker. “Le rivoluzioni utopiche, religiose e ideologiche hanno solo un limitato potere di resistenza se non riescono a soddisfare i loro obiettivi assolutistici e le elevate aspettative del pubblico (…) Tutti gli aspetti della vita in Iran stanno peggiorando, mi ha detto Mohammad Taghi Karroubi, avvocato e figlio dell’ex presidente del parlamento Mehdi Karroubi (…) Per ora, però, (i cittadini iraniani) “preferiscono tacere” a causa dell’aggressione statunitense e israeliana. “Il giorno dopo l’aggressione”, ha detto, “inizieranno a parlare. Inizieranno a criticare il sistema” (https://www.newyorker.com/…/can-ayatollah-khamenei-and…).
2️⃣ È probabile che futuro della Repubblica Islamica verrà plasmato più dalla cultura e dalla politica del Paese che dalla capacità militare dei suoi avversari. Ma, intanto, e vengo alla seconda domanda, come si può impedire all’Iran di costruire un’arma nucleare?
“Per Trump, questa è probabilmente la più grande vittoria in politica estera del suo secondo mandato fino ad oggi”, scrive Ian Bremmer, presidente dell’Eurasia Group, per la sua testata giornalistica, GZERO Media, in merito agli attacchi di Trump contro l’Iran e alla successiva dichiarazione di un cessate il fuoco tra Israele e Iran. “Il presidente può prendersi il merito di aver distrutto il programma nucleare iraniano e di aver permesso a Israele di ridurre drasticamente le sue capacità militari e balistiche, il tutto senza alcuna ripercussione sugli Stati Uniti e senza essere trascinato in una guerra più ampia (…) Finora, la scommessa sembra aver pagato” (https://www.gzeromedia.com/…/trump-got-his-foreign…). Ma per le ragioni individuate da Haass e altri, il duro lavoro strategico e diplomatico – tutto progettato per impedire all’Iran di costruire un’arma nucleare in segreto – potrebbe essere appena iniziato, scrive Bremmer. “Il punto è questo: l’opzione militare non è mai stata una soluzione permanente alle ambizioni nucleari dell’Iran. Era vero prima di questa guerra ed è vero anche adesso. Si può bombardare il programma nucleare per farlo regredire di qualche anno, ma a meno che non si sia disposti a continuare a bombardarlo all’infinito, l’unico vero modo per impedire all’Iran di costruire un’arma nucleare è convincerlo a firmare un accordo.”
Quindi, come si può impedire all’Iran di diventare nucleare, o di causare caos regionale, nel medio e lungo termine?
In un saggio su Foreign Affairs, Jennifer Kavanagh e Rosemary Kelanic del think tank Defense Priorities scrivono che la chiave risiede in un aspetto specifico della deterrenza: la credibilità delle rassicurazioni. “La sfida che l’amministrazione Trump deve affrontare ora non riguarda la gravità delle minacce che ha lanciato, ma la credibilità delle rassicurazioni che può fornire al regime iraniano”, scrivono. Affinché l’approccio coercitivo di Trump alla diplomazia possa funzionare nel spingere l’Iran verso un accordo nucleare solido, sono necessarie due cose. In primo luogo, gli Stati Uniti devono lanciare minacce credibili di imporre conseguenze significative e dolorose se l’Iran ignora o viola le richieste statunitensi. Trump lo ha fatto (…) Questi avvertimenti e azioni, tuttavia, potrebbero avere ancora un impatto limitato sul comportamento iraniano senza il secondo requisito: garanzie significative da parte degli Stati Uniti che l’Iran non subirà le conseguenze minacciate – o altre ripercussioni – se acconsente alle richieste statunitensi. I leader iraniani devono credere che se il loro Paese si piega, gli Stati Uniti non cercheranno di romperlo (https://www.foreignaffairs.com/…/iran-nuclear-kavanagh…).
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