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La corruzione a Roma? Non è proprio una fiction

 Come nasce la corruzione? E, soprattutto, come si fronteggia? Sono domande cruciali, perché, senza risposte oneste, non basteranno legioni di giudici o commissari per risolvere il problema.

La questione della corruzione a Roma è diventata surreale.

Da una parte, una magistratura che mette in piedi una fiction affaristico-mafiosa, legittimando uno schema spettacolare, forse anche fondato giuridicamente, ma del tutto inadeguato a rappresentare la realtà. E va bene che siamo nell’era dello storytelling, ma il romanzo gangsteristico di Mafia Capitale, che tanto ricorda la retorica di Saviano o don Ciotti, c’azzecca davvero poco con la struttura della corruzione a Roma.

Dall’altro, l’ansia di sostituzione di un sindaco che – al di là dei suoi limiti personali – deve confrontarsi con una macchina politico-burocratica che lo mastica per forza di cose. Potremmo anche incaricare del commissariamento Superman o Gengis Khan. Oppure organizzare primarie tra l’incredibile Hulk e Napoleone Bonaparte. Il destino sarebbe segnato: prima o poi, il prescelto affonderebbe miseramente nella pozza di fango del sistema capitolino di poteri e di rendite.

La questione romana è una questione di sistema. I principali cardini di questo sistema sono:

 

Esistono delle soluzioni per rimediare a questo sfacelo? Certamente sì, ma non sono facili, né immediate. Ci ritorneremo certamente su queste pagine. Nel frattempo, però, bisognerebbe intendersi sulla diagnosi corretta, altrimenti continueremo a correre al letto del moribondo con i bicchieri di acqua fresca.