di Alessandro Maran
«Nel paese che riscrive i confini tra verità e menzogna, che muove guerra in nome di Dio, che chiama libertà l’occupazione e sfibra lo stato di diritto fino a cancellarlo, è l’avverbio poka, per ora, a dominare tutte le conversazioni», scrive Marta Allevato nel libro, “La Russia moralizzatrice: la crociata del Cremlino per i valori tradizionali”, con il quale documenta l’involuzione interna del regime di Vladimir Putin (https://www.ibs.it/russia-moralizzatrice-crociata-del-cremlino-libro-marta-allevato/e/9788855447959).
«I “valori tradizionali” sono costruiti e imposti dall’alto artificialmente, per perseguire obiettivi puramente pragmatici legati al mantenimento del potere», conclude Allevato. «L’elettorato sarà anche compatto dietro al presidente come unico baluardo nella guerra permanente contro l’Occidente, ma è una guerra che in pochi sono disposti a combattere sul campo. I russi sembrano più paralizzati dalla coercizione, dalla paura, dall’apatia e dalla loro proverbiale rassegnazione che propensi alla mobilitazione e tantomeno alla contestazione. Un diffuso cinismo continua a essere la cifra di questa società dove, però, non sono ancora del tutto spente le istanze di democrazia e cambiamento. La guerra, la militarizzazione del paese, il brutale autoritarismo darà vita a una società sul modello totalitario? Oppure, l’incapacità del regime di formulare una coerente ideologia, con una proposta di futuro non limitata al mero sacrificio per la patria e le flebili ma concrete fratture all’interno del consenso putiniano potranno, a lungo termine, rappresentare un rischio per la stabilità che il Cremlino propaganda? Il solco tra la retorica ufficiale e la realtà minaccia la capacità di Putin di dominare la battaglia ideologica per le menti e i cuori dei russi? È importante non distogliere l’attenzione dal secondo fronte della guerra della Russia, quello interno, perché è quello che, al di là dell’esito delle ostilità in Ucraina, continuerà a lungo a sanguinare».