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di Luigi Marattin

 

La prossima mossa del governo in tema di tasse, sbandierata in lungo e in largo in queste settimane e in questi mesi, contiene una doppia presa per i fondelli.

La prima è il nome che le viene dato. Seguendo il mantra di questo governo (“conta il nome che dai alle cose, non la sostanza”), quello che in tutto il mondo, in ogni tempo e in ogni luogo si chiama “condono fiscale” viene improvvisamente chiamato “pace fiscale”. Viene semplicemente da chiedersi se chi ci governa pensi che il popolo italiano è composto da fessi che si lasciano ingannare da giochini di parole da quarta elementare.

La seconda presa per i fondelli (anche se solo la prima è bella grossa, eh) riguarda la sostanza. Da mesi si dice che questo condono è fatto per venire incontro a chi proprio non ce l’ha fatta a pagare le tasse, ai piccoli artigiani e imprenditori soffocati dalla burocrazia, dal fisco e dall’eredità della pesante crisi economica che il nostro Paese ha alle spalle. Ma si tratta dell’ennesima bugia.

Venire incontro a chi non ce la fa è un obiettivo nobile, che trova applicazione in vari contesti: nei confronti di chi ha perso il posto di lavoro (e infatti il Pd fece la Naspi), di chi versa in condizioni di povertà (e infatti il Pd fece il reddito di inclusione) e certamente anche nei confronti di chi non riesce a far fronte ai suoi obblighi col fisco, soprattutto alla luce della grave recessione che questo paese ha attraversato nel periodo 2008-2013. Ma per venire incontro a questa esigenza, i governi del Partito Democratico nella scorsa legislatura hanno già fatto qualcosa di sostanziale.

Si tratta della cosiddetta “rottamazione delle cartelle”. Ha funzionato più o meno così. Dovevi una somma X al fisco e non sei riuscito a pagarla? Ti offro un’opportunità: ti cancello interessi e sanzioni (che molto spesso portavano alla moltiplicazione del debito iniziale), e ti consento di pagare la somma X a rate.

Ha funzionato piuttosto bene, portando nelle casse dello Stato circa 10 miliardi in tutto. C’è chi si è lamentato, perché ha considerato la rateizzazione troppo poco comoda, e avrebbe voluto spalmare il debito in più anni. Non difficile da credere, in un paese che tende troppo spesso, quando gli si dà il classico “dito”, a prendersi mano, braccia, corpo, gambe, piedi e pure macchina e casa. Ma se vuoi “dare una mano a chi non ce l’ha fatta” , evitando di far apparire un branco di fessi quelli che invece
hanno pagato sempre tutte le tasse, devi fare così.

Il condono che M5S e Lega presto proporranno su questi schermi invece funziona così: dovevi una somma X al fisco e non sei riuscito a pagarla? Ma che problema c’è. Mi dai il 6% di quanto dovuto e la chiudiamo lì. Secondo le dichiarazioni degli esponenti di maggioranza e di governo, questo meccanismo si applicherà a chi deve fino a un massimo di 1 milione di euro, con buona pace degli slogan relativi a dare una mano solo al “piccolo commerciante” e al “piccolo artigiano”.

Alla faccia del piccolo. Quindi chi ha evitato di pagare le tasse per un milione di euro, se la cava pagando 60.000 euro, e presumibilmente una foto con dedica di Salvini o Di Maio.

Per questi due motivi, il condono fiscale alle porte si preannuncia come una delle più grosse prese in giro mai operate da un governo nei confronti del suo popolo. E al solito, sta sempre e solo al popolo decidere fino a che punto è disposto a farsi prendere in giro.

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