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di Alessandro Maran

 

Dopo aver analizzato l’argomento in un articolo recente su Foreign Affairs (https://www.foreignaffairs.com/…/age-depopulation…), Nicholas Eberstadt dell’American Enterprise Institute discute del calo del tasso di natalità con il caporedattore di Foreign Affairs Kanishk Tharoor nell’ultimo episodio del podcast della rivista.
I demografi prevedono che la popolazione di molti paesi inizierà a ridursi. A luglio, un rapporto delle Nazioni Unite osservava: “Si prevede che la popolazione mondiale continuerà a crescere nei prossimi cinquanta o sessant’anni, raggiungendo un picco di circa 10,3 miliardi di persone a metà degli anni 2080, rispetto agli 8,2 miliardi del 2024 (…) Dopo il picco, si prevede che la popolazione globale inizierà a diminuire gradualmente, scendendo a 10,2 miliardi di persone entro la fine del secolo” (https://www.un.org/…/undesa_pd_2024_wpp_2024_advance…). Ciò ha causato una certa preoccupazione economica, poiché gli esperti prevedono popolazioni in età lavorativa più piccole e popolazioni anziane proporzionalmente più grandi bisognose di assistenza sanitaria e sostegno sociale.

Ma Eberstadt sostiene che la tendenza è guidata dalla volontà umana e la situazione non è più preoccupante di quanto non lo fosse nei decenni passati, quando la sovrappopolazione era la preoccupazione principale.

Eberstadt fa notare a Tharoor: “Basta riflettere alle cantonate relative all’esplosione demografica. Guarda quanto si sbagliavano molti esperti su quali sarebbero state le sue conseguenze. È abbastanza chiaro che un mondo che si restringe e invecchia è qualcosa che istintivamente, siamo impreparati quasi completamente ad affrontare, perché tutta la nostra esperienza, in un modo a cui non pensiamo nemmeno, si inserisce in una popolazione mondiale in crescita. Non sappiamo ancora come affrontarla, ma gli esseri umani sono molto bravi a farcela. Siamo molto bravi a farcela. Siamo molto bravi ad adattarci. E date le fondamenta che abbiamo messo in atto nel XX secolo per rendere routinari i miglioramenti nella salute, rendere routinari i miglioramenti nell’istruzione, rendere routinari i miglioramenti nel progresso scientifico e nel progresso e nell’innovazione tecnologica, non è come se fossimo costretti in una camicia di forza che si stringe inesorabilmente. Abbiamo un sacco di opportunità che possono aiutarci a gestire questi inevitabili cambiamenti sociali che dovremo affrontare” (https://www.foreignaffairs.com/…/world-ready-population…). Da ascoltare.

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