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La sinistra di governo di fronte al disordine globale

Alberto Bianchi martedì 17 Giugno 2025
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di Alberto Bianchi

 

1. Sinistra di governo e disordine mondiale.
Nel contesto delle relazioni internazionali, il realismo politico è un approccio alla politica che sottolinea l’interesse nazionale come elemento fondamentale nelle relazioni tra gli Stati. Esso non viene meno neppure nel quadro della costruzione di entità sovranazionali, quale l’Ue, o di alleanze politico-militari, come la Nato. Nello stesso tempo, il primato della politica estera sulla politica interna ne costituisce il corollario. Pertanto – a mio parere – il primo dovere in Italia di una sinistra governo, che aspiri ad essere tale, è cogliere le modifiche che le dinamiche e gli eventi in atto nello scenario geopolitico innestano nel rapporto tra politica estera e politica interna in ogni paese.

2. Impedire la potenza nucleare al regime teocratico iraniano
Partiamo da quanto sta succedendo in Medio Oriente. La ragione essenziale che ha spinto Israele alla guerra all’Iran è impedire che il regime teocratico iraniano giunga a dotarsi della potenza nucleare. Tale scopo non può essere letto soltanto nella sua dimensione bilaterale, bensì come un ulteriore segnale dell’irruzione della sicurezza globale nel cuore del rapporto tra gli Stati. Se il possesso dell’arma nucleare da parte dell’Iran rappresenta per Israele una minaccia esistenziale, la risposta militare israeliana — con tutte le conseguenze geopolitiche — riflette un principio cardine della “realpolitik”: l’autodifesa come supremo interesse nazionale. Ma il punto cruciale è che tale principio si estende, oggi, ben oltre i confini mediorientali. All’Italia, in quanto governo nazionale, ciò comporta una politica estera, nell’Unione europea e nella Nato, collegata con le ricadute che essa necessariamente ha e deve avere sul tessuto sociale, economico, finanziario e statuale interno; mentre ad una sinistra di governo, consapevole di ciò, spetta il compito di elaborare una visione strategica che le consenta di connettere democrazia, sicurezza e sovranità nazionale ed europea, combattendo contro ogni deriva di neutralismo e pacifismo sterili presenti nelle forze di sinistra.

3. Il nuovo disordine globale come realtà strutturale
Il nuovo disordine globale come realtà strutturale di non breve durate e l’instabilità diffusa – dalla guerra in Ucraina a quella tra Israele ed Iran, passando per le tensioni nel Mar Cinese Meridionale – non è più l’eccezione, ma la norma. Ciò mette sotto pressione anche alcune istituzioni e paradigmi classici della cooperazione internazionale (vedasi lo stato comatoso in cui versa da tempo l’Onu), intorno ai quali gran parte della sinistra si è riconosciuta e raccolta per un’intera fase storica; e ci dice, soprattutto, che è grave che la sinistra venga sempre più attratta da una postura etico-umanitaria e pacifista: serve piuttosto una capacità analitica che traduca principi e propositi di difesa della sicurezza, della democrazia, della sovranità nazionale ed europea, di cooperazione multipolare in scelte operative nel quadro di un mondo frammentato. Lo spettro della potenza nucleare nelle mani di regimi autocratici e/o teocratici, ad esempio, è una minaccia strategica mondiale e allo stesso tempo una sfida alla sovranità democratica di ciascun paese. È fondamentale recuperare una cultura della sovranità democratica nazionale ed europea. Questo comporta anche ridefinire la postura dell’Italia: quali sono i nostri interessi nazionali? Come si intrecciano con le alleanze esistenti?

4. Una proposta politica per l’Italia e l’Europa
Una sinistra matura deve saper connettere la sicurezza esterna con la coesione interna. Difendere la pace non significa ignorare le guerre, ma affrontarle con lucidità e responsabilità. Serve un progetto europeo che superi il deficit strategico dell’UE, rafforzando la difesa comune, l’autonomia energetica e la politica industriale. Per l’Italia, significa anche dotarsi di una visione strategica di medio-lungo periodo su energia, migrazioni, innovazione, difesa e forze armate nazional che devono diventare pilastri di una politica estera attiva e consapevole in Europa e nel Mediterraneo allargato.

5. Una cornice strategica: battere il bipolarismo di ritorno
A partire dall’inizio del secondo mandato presidenziale di Donal Trump, si è assistito a un tentativo — più o meno esplicito — da parte di questi e di Putin di ripristinare un ordine mondiale fondato su un duopolio o bipolarismo di potenza: da un lato gli Stati Uniti (con un’idea “transazionale” dell’alleanza occidentale, basata su scambi concreti e reciproci di vantaggi, piuttosto che su principi e valori condivisi, alleanze storiche durature e visioni del mondo condivise); dall’altro una Russia imperiale-nazionalista. L’Europa, in questo schema, è relegata al solo rango di “spazio di influenza”, più che di soggetto attivo. A conclusione della telefonata intervenuta tra Trump e Putin durante l’acuirsi dell’escalation militare Israele – Iran, il Presidente americano ha affermato che Putin si sarebbe proposto mediatore tra Tel Aviv e Teheran per arrestare il conflitto, analogamente al ruolo di mediazione che Trump dice di assolvere tra Kiev e Mosca. Dunque: bipolarismo di potenza. Israele ha giustamente subito respinto l’idea della mediazione Putin nello scontro con l’Iran, così come hanno fatto anche Francia, Germania e Regno Unito.

6. Stare dalla parte di Israele.
Ecco perché sostenere Israele oggi, nonostante le forti critiche che possono e devono essere rivolte a Netanyahu, rappresenta per l’Italia e per una sinistra di governo non un’adesione incondizionata, ma un atto di resistenza alla logica duopolista, affermando di contro che la sicurezza in Medio Oriente, così come in ogni altro teatro geopolitico del mondo, non può essere gestita solo da Stati Uniti e Russia o Stati Uniti e Cina, ma deve vedere protagonisti anche altri attori, a cominciare dall’Europa, e le organizzazioni multilaterali. Stare dalla parte di Israele diventa la cartina di tornasole della sovranità nazionale italiana, dell’Europea e di una sinistra di governo che voglia essere all’altezza del proprio nome.

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