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L’economia di guerra della Russia è destinata alla crisi?

Alessandro Maran domenica 26 Gennaio 2025
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di Alessandro Maran

 

Mercoledì scorso, Trump ha lanciato un ultimatum al presidente russo Vladimir Putin sulla sua piattaforma Truth Social: «Fermati ora e METTI FINE a questa ridicola guerra! NON FARÀ CHE PEGGIORARE. Se non raggiungiamo un “accordo” subito non avrò altra scelta che imporre alti livelli di tasse, dazi e sanzioni su qualsiasi cosa venga venduta dalla Russia agli Stati Uniti» (https://truthsocial.com/@realDona…/posts/11387278254813731).
Sebbene le sanzioni occidentali non abbiano costretto Mosca a fermare la sua aggressione contro l’Ucraina, alcuni analisti elencano la rimozione delle sanzioni tra gli incentivi che possono indurre Mosca ad accettare di porre fine alla guerra. Di recente, infatti, l’attenzione si è incentrata sull’economia russa, poiché vari osservatori hanno constatato che la spesa pubblica è elevata e la manodopera è scarsa, il che ha sollevato dubbi sulla capacità della Russia di continuare a finanziare il suo sforzo bellico.
“Le sanzioni hanno inflitto danni significativi e ridotto lo spazio di manovra politica del Cremlino”, hanno scritto Theodore Bunzel ed Elina Ribakova su Foreign Affairs a dicembre, “e ora l’economia russa è pericolosamente alterata mentre i costi del conflitto si accumulano. L’offerta di manodopera si sta riducendo mentre centinaia di migliaia di uomini russi vengono uccisi o feriti sul campo di battaglia” (https://www.foreignaffairs.com/…/russian-economy…). Su The Washington Quarterly, Noel Foster ha scritto di recente che la carenza di manodopera è il più grande problema economico della Russia (https://bpb-us-e1.wpmucdn.com/…/09/Foster_TWQ_47-3.pdf). A ottobre, evidenziando la perdita del mercato europeo del gas naturale da parte di Gazprom, Agathe Demarais scriveva su Foreign Policy: ​​”Senza nuovi afflussi di denaro, anche il più grande dei risparmi dura solo per un po’. La Russia potrebbe presto avere difficoltà a preservare l’onerosa stabilità sociale in patria mentre conduce la sua costosissima guerra contro l’Ucraina” (https://foreignpolicy.com/…/russia-economy-spending…/).
Da alcune analisi emerge tuttavia un quadro diverso. Dopo aver precedentemente notato le difficoltà economiche della Russia (https://carnegieendowment.org/russia-eurasia/politika/2024/12/russia-economy-difficulties?lang=en¢er=russia-eurasia) sul blog di politica russa Politika del Carnegie Endowment for International Peace, Alexandra Prokopenko, in un nuovo articolo su Foreign Affairs, scrive che, nel breve termine, tali problemi potrebbero non ostacolare lo sforzo bellico della Russia (https://www.foreignaffairs.com/…/putin-not-yet-desperate).

“Almeno per il prossimo anno, il Cremlino dovrebbe essere in grado di impedire che la sua economia surriscaldata esploda in una crisi vera e propria”, scrive Prokopenko. “Putin avrà probabilmente ancora le risorse per sostenere la sua feroce campagna in Ucraina, e forse l’incentivo ad aspettare con calma l’Occidente”. Al think tank inglese RUSI – Royal United Services Institute for Defence and Security Studies, Richard Connolly offre un’analisi simile: “L’economia russa ha tradito le aspettative nel corso del conflitto e, nonostante abbia sofferto parecchie complicazioni, rimane ben posizionata per sostenere le ambizioni del Cremlino in Ucraina e oltre (…) Fondamentale, l’assenza di un ampio bacino di manodopera latente non deve necessariamente limitare la crescita finché la produttività del lavoro continua ad aumentare. L’economia russa a bassa produttività implica che ci siano molti facili successi per le aziende disposte a intraprendere semplici cambiamenti organizzativi o investimenti in nuovi macchinari (…) E soprattutto molte delle caratteristiche di una autentica economia di guerra – come il controllo dei prezzi, l’allocazione centralizzata delle risorse e la nazionalizzazione diffusa dei beni del settore privato – non sono ancora comparse in Russia” (https://rusi.org/…/russias-wartime-economy-isnt-weak-it…).

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