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Leone XIV e il passaggio a Occidente

Danilo Di Matteo martedì 20 Maggio 2025
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di Danilo Di Matteo

“L’eccentricità” – nel senso del non coincidere con se stessi – di papa Francesco sarà forse la cifra anche dei suoi successori. Eloquente è il caso di Leone XIV. Cardinale statunitense, eppure non l’espressione tipica del cattolicesimo nord-americano. Radici europee e, soprattutto, l’esperienza in Perù, in quell’America latina culla delle Teologie della liberazione.

Mi verrebbe da dire che profetico sia stato il filosofo Giacomo Marramao con la sua opera di un quarto di secolo fa Passaggio a Occidente. Filosofia e globalizzazione, già nel titolo. Sì, è come se Bergoglio come Prevost fossero “occidentali” di passaggio, in transito. Certo, la chiesa di Roma, come altre, ha sempre dichiarato il proprio slancio universale, il proprio spirito missionario. Poi, però, i fatti dicevano altro; nel senso che non di rado si trattava quasi di un “universalismo (neo)coloniale”. L’attuale vescovo di Roma e il suo predecessore, invece, vedono in una sorta di “meticciato” un tratto costitutivo.

Un “meticciato” anche culturale e teologico, non solo geografico: Ignazio di Loyola, Francesco d’Assisi, Agostino d’Ippona, Tommaso d’Aquino. E ancora: devozione di stampo assai tradizionale e appello all’inclusione, istanze sociali e gradualità del rinnovamento e dell’apertura, compresa quella ecumenica e interreligiosa. Dall’universalismo (neo)coloniale all’universalismo della differenza, come direbbe proprio Marramao.

Si tratta di un meticciato pregno, come è facilmente comprensibile, di aspetti paradossali e di vere e proprie contraddizioni. Proprio questo, però, contribuisce, come dire?, a umanizzare la figura del leader della chiesa di Roma, ponendola accanto ad altre. Una strada precorsa già da Benedetto XVI, a suo modo.

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