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Leone XIV, la sinistra e il lavoro

Alberto Bianchi giovedì 15 Maggio 2025
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di Alberto Bianchi

 

Nei giorni in cui il nuovo Pontefice della Chiesa cattolica, Robert Francis Prevost, imponendo a se stesso il nome di Leone, richiamava alla memoria e all’attenzione dei fedeli e dei non credenti quel Leone XIII autore dell’Enciclica “Rerum novarum” – pilastro della dottrina sociale della Chiesa e dell’apertura di quest’ultima alla rivoluzione nella società industriale moderna a cavallo tra i secoli XIX e XX, in particolare nel mondo del lavoro e dell’imprese – allo stesso tempo in Italia si apriva la campagna di mobilitazione di alcuni settori sindacali e della sinistra più massimalista per i referendum del 8 e 9 giugno prossimi. Com’è noto, tre dei cinque referendum attengono a questioni delicate delle relazioni tra lavoratori e datori di lavoro.

Papa Leone XIV ha spiegato poi ai confratelli cardinali che, come l’enciclica “Rerum novarum” affrontò le sfide della prima rivoluzione industriale, così ora la Chiesa deve rispondere alle trasformazioni portate dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie alla nostra età contemporanea, mantenendo saldi i principi di giustizia, dignità umana e del lavoro. Un’impostazione di ampio respiro, dunque, articolata e complessa quella espressa da Leone XIV, ma proprio per questo intenzionata ad affrontare una realtà che vede da tempo tumultuosamente modificarsi figure professionali, diritti, condizioni e tutele salariali e normative dei lavoratori.

Nello stesso tempo, una parte del sindacato e della sinistra italiana sembrano impegnati in una battaglia di retroguardia e di corto respiro, rivolta più al passato che al presente, su questioni del mondo del lavoro. Insomma, in un contesto di incertezza economica globale, anziché concentrarsi su misure d’innovazione della produzione ed aumento della produttività, di riforma e rilancio della contrattazione articolata in rapporto agli impatti innovativi innescati dalla terza rivoluzione industriale dell’AI, parte del sindacato e della sinistra si stanno imbarcando, con il sostegno per il sì ai tre quesiti referendari sulle tematiche del lavoro, in una asfittica abrogazione ed anacronistica revisione all’indietro della normativa del lavoro interna all’Italia, in cui si esaurirebbero gli effetti dei referendum. Che distanza di prospettiva, di percezione e di azione con l’impostazione che sembra voler imboccare una parte del mondo ecclesiale cattolico con il richiamo di Papa Leone XIV alla complessità delle sfide portate dalla modernità e dalla rivoluzione globale dell’AI agli uomini e alle donne, ai lavoratori e alle lavoratrici del nostro tempo!

Da qui una conseguenza ed una constatazione. La conseguenza è che i vari Landini, Schlein, Fratoianni e Conte spingano la sinistra italiana all’incomunicabilità con quel che sta cominciando a cambiare in meglio nel mondo cattolico, ecclesiastico e del laicato, a seguito del nuovo magistero petrino di Leone XIV.

La constatazione è che i medesimi Landini, Schlein, Fratoianni e Conte forse non abbiano altro interesse – con i quesiti dei referendum inerenti il mondo del lavoro – che andare ad una risoluzione di conti, tutta politica ed interna alla sinistra, con i riformisti che molto e di positivo hanno dato all’Italia in passato e vogliono continuare a dare anche adesso per costruire una sinistra di governo. Meloni ed il centro destra ringraziano il fronte dei referendari.

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