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Libertà Eguale a Orvieto: le nuove sfide

Stefano Ceccanti venerdì 13 Luglio 2018
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A differenza di molte altre realtà che hanno precorso e accompagnato la nascita del Pd e le evoluzioni del centrosinistra dall’Ulivo in poi, l’associazione Libertà Eguale continua da 19 anni a vivere e a proporre, tra gli altri, soprattutto un appuntamento annuo ad Orvieto. Due le caratteristiche permanenti, una in negativo e una in positivo.

 

Le culture politiche

La prima è di non fondarsi su richiami identitari collettivi rispetto al primo sistema dei partiti, a quella che comunemente è definita come Prima Repubblica: è evidente che le culture politiche non si improvvisano, ma una cosa è pensare di costruire proposte su basi solide e non improvvisate e un’altra è pensare le culture politiche dentro gabbie del passato. Tratto comune delle persone che hanno dato vita a questa esperienza e che vi si sono riconosciuti è quella di ritenere che l’Ulivo prima e il Pd poi hanno creato un percorso positivo per reinvestire positivamente le eredità tradizionali in un nuovo impegno comune, oltre recinti che erano stati vissuti come sempre più anacronistici. Le differenze politiche reali coincidevano sempre meno con quelle provenienze.

 

La terza via

La seconda caratteristica è quella di riconoscersi in positivo, tra le due anime che caratterizzano tutti i partiti odierni di centrosinistra e trasversali alle provenienze passate, quella che ripropone in modo tradizionalistico le ricette dei Trenta Gloriosi e quelle che cerca di trovare strumenti nuovi, in questo secondo campo. Quello che, a seconda dei percorsi di provenienza, si può definire in termini politici come Terza Via, socialismo liberale e in termini sociali come interclassismo dinamico o attenzione simultanea ai meriti e ai bisogni.

Di fronte però agli sconvolgimenti politici ed elettorali che non riguardano solo l’Italia, ma che si sono riflessi anche in scelte come la Brexit, l’elezione di Trump, la pratica scomparsa di significativi partiti di centrosinistra che fino a pochi anni fa guidavano i propri Paesi, come i socialisti francesi e olandesi, l’edizione di quest’anno non mira però a ribadire inerzialmente queste due caratteristiche.

 

Una nuova fase per il Pd

Non si tratta di un’edizione normale. Non a caso si è scelto, come ha detto Enrico Morando, “un titolo terrificante”, ovvero “L’edificio riformista. Le ragioni del crollo e i pilastri della ricostruzione”.

La cornice nuova, a partire dalla quale riflettere, la fornirà la relazione di Alessandro Maran: quella che ci è richiesta, come si è detto nel seminario preparatorio della Presidenza aperto da Giorgio Tonini e chiuso da Lia Quartapelle, è anzitutto una riflessione sulla possibilità realistica di una nuova sovranità europea, a partire da un vero bilancio dell’Eurozona come avevano affermato Macron e Merkel prima che l’ultimo Consiglio europeo fosse dirottato solo sul tema dell’immigrazione. Pensare che uno sviluppo efficace possa venire solo dal ricorso a misure nazionali di deficit spending, per di più in Paesi ad alto debito, è del tutto irrealistico e passatista.

Ne deriva anche un obbligo politico, verso le elezioni europee, di creare un’aggregazione che comprenda il Pse, ma che vada oltre di esso per contendere esplicitamente e comprensibilmente per gli elettori la maggioranza dell’Europarlamento alle forze nazionaliste.

 

Un edificio da ricostruire

Da lì potranno essere tratte conseguenze più puntuali sulla nuova fase del Pd e del centrosinistra italiano per costruire in modo coerente e aggiornato nei programmi e nelle leadership una sorta di Quarta via, che riprenda l’ispirazione di sinistra liberale della Terza nelle nuove condizioni date. Le sconfitte non devono produrre un ridimensionamento passivo delle proprie aspettative, un iper realismo per cui occorrerebbe arrendersi solo a logiche politiciste, di possibili alleanze subalterne nelle istituzioni in chiave trasformista o di resa culturale.

L’edificio merita di essere ricostruito con aspettative forti, simili a quelle che avevano accompagnato la nascita del Pd: l’elettorato è mobile come non mai e anche in politica l’offerta può produrre la sua propria domanda, come si è ribadito anche nel convegno preparatorio di Libertà Eguale Lombardia in Val Teranto, insieme ai circoli Dossetti e all’associazione Democratici per Milano.

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