LibertàEguale

Digita parola chiave

L’inizio della difesa europea e il ‘debito buono’ di Friedrich Merz

Alessandro Maran giovedì 6 Marzo 2025
Condividi

di Alessandro Maran

 

Il Consiglio europeo straordinario di oggi darà il via libera politico al piano di riarmo dell’Europa da 800 miliardi proposto dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Quel che è accaduto nell’ultima settimana – l’agguato di Trump e JD Vance a Zelensky nello studio ovale della Casa Bianca e la decisione di sospendere gli aiuti militari e le informazioni di intelligence all’Ucraina – costringe l’Europa a fare i conti la nuova realtà geopolitica.
«Oggi, al vertice dei capi di Stato e di governo – scrivono oggi David Carretta e Christian Spillmann nel loro Mattinale Europeo – , “si chiude una pagina e si apre il libro della difesa europea”, ci ha detto un alto funzionario dell’Ue. La Germania, che con Friedrich Merz sta per realizzare la seconda Zeitenwende, sembra pronta a consentire una “svolta epocale” sulla difesa anche nell’Ue» (https://davidcarretta.substack.com/…/la-zeitenwende…).
«Martedì il futuro cancelliere, il conservatore Friedrich Merz, ha annunciato una seconda Zeitenwende: un fondo da 500 miliardi per la competitività e la difesa e la fine del freno del debito per le spese militari superiori all’1 per cento del Pil. A Bruxelles si parla di “rivoluzione” e “svolta a 180 gradi su 30 anni di politica fiscale”. Secondo un diplomatico, “la Germania fa moltissimo per sé stessa”. Ma con una differenza rispetto al passato. Un tempo lo faceva “ignorando l’Europa”. Ora di prepara a farlo “con l’Europa”. “La sicurezza e la prosperità dell’Europa sono in gioco (…). Sono necessarie azioni decisive. Dobbiamo adottare le misure necessarie per garantire la pace in Europa”, ha detto ieri Merz in visita a Bruxelles».
Come riferiscono Carretta e Spillman, il piano di von der Leyen “non è la fine della storia. E’ un inizio”. «In effetti ieri mattina, quando gli ambasciatori si sono riuniti alle sette del mattino per discutere della bozza di conclusioni del vertice straordinario, il rappresentante della Germania ha stupito i suoi omologhi. Per Berlino la sospensione delle regole del Patto di stabilità non è sufficiente. L’ambasciatore tedesco ha chiesto di riformare le regole fiscali, malgrado il fatto che siano state modificate appena un anno fa. Secondo la Germania, la clausola di salvaguardia nazionale per quattro anni scelta dalla Commissione ha una portata troppo limitata, perché può essere rinnovata per un solo anno. Secondo i tedeschi, l’aumento della spesa per la difesa “sarà un’esigenza pluriennale che avrà carattere strutturale”, spiega una fonte. Dietro questa obiezione giuridica si nasconde un “cambio di mentalità”, che era impensabile appena una settimana fa”, dice un’altra fonte».
L’Europa rimarrà al fianco dell’Ucraina fino al punto di fare da sola senza gli Stati Uniti? Su questo gli europei sono divisi, ammettono Carretta e Spillmann: «“Siamo una delle più grandi economie al mondo, abbiamo la forza finanziaria ed economica non solo di continuare a mettere pressione sulla Russia, ma anche nell’aiutare l’Ucraina”, spiega l’alto funzionario dell’Ue. “E’ illusorio pensare di poter trovare soluzioni senza la partecipazione degli Stati Uniti, anche solo indiretta attraverso l’intelligence”, risponde un diplomatico di uno stato membro».
🇺🇦 Dopo che Trump ha ritirato il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina e ha messo in discussione l’alleanza NATO, i leader europei si sono incontrati ripetutamente nelle ultime settimane, ma un piano per sostenere l’Ucraina senza il sostegno degli Stati Uniti deve ancora concretizzarsi. E anche se avesse un piano, non è detto che l’Europa sia in grado di realizzarlo.
Il problema va ben oltre l’Ucraina. In un documento informativo per il Kiel Institute for the World Economy (IfW) e il think tank Bruegel con sede a Bruxelles, Alexandr Burilkov e Guntram B. Wolff citano stime secondo le quali i pianificatori della NATO, in caso di una guerra russa più ampia contro l’Europa, prevedono che gli Stati Uniti contribuiscano con 300.000 soldati. Quei soldati farebbero parte di unità coordinate e sostenute dalla forza americana. Burilkov e Wolff sottolineano che se l’Europa non può più contare sugli Stati Uniti, i paesi europei dovrebbero “rafforzare rapidamente il coordinamento militare” o “aumentare significativamente il numero di truppe di oltre 300.000 unità per compensare la natura frammentata degli eserciti nazionali” (https://www.bruegel.org/…/defending-europe-without-us…).
Per supportare Kiev nella sua attuale guerra con la Russia, Starmer ha proposto di inviare 30.000 soldati europei in Ucraina come peacekeeper per mantenere l’eventuale cessate il fuoco negoziato (https://kyivindependent.com/uk-pm-to-present-trump-plan…/). Ma secondo il generale di corpo d’armata in pensione dell’esercito americano Ben Hodges, l’esperto di difesa informatica Alexander Crowther e il tenente colonnello dell’aeronautica americana Jahara “Franky” Matisek, che scrivono per il Center for European Policy Analysis (CEPA), “non è abbastanza”. “L’Europa deve agire in Ucraina, con o senza il supporto americano”, scrivono (https://cepa.org/…/ukraine-needs-european-forces…/).
Ci sono dubbi sul futuro scopo di qualsiasi forza europea in Ucraina, come hanno sottolineato alcuni analisti. Durante la Guerra Fredda, la teoria della deterrenza imponeva che stazionando truppe americane in Europa, la NATO avrebbe potuto impedire all’URSS di avanzare. Se un soldato americano fosse stato ucciso, l’Unione Sovietica poteva essere oggetto di una rappresaglia diretta da parte degli Stati Uniti e della NATO. Ciò ha offerto un forte disincentivo a Mosca per far avanzare la cortina di ferro verso ovest (https://www.euronews.com/…/what-is-natos-tripwire…). Oggi, le truppe europee potrebbero essere posizionate in Ucraina come “tripwire”, un filo nascosto in basso, usato soprattutto in guerra per far inciampare un nemico e solitamente per far scattare un allarme o un dispositivo esplosivo. Ma senza il sostegno degli Stati Uniti, questo filo costituito da una forza militare relativamente debole impiegata come prima linea di difesa, il cui scontro dovrebbe innescare l’intervento di forze più forti, a cosa sarebbe collegato esattamente?
L’Europa può non avere grandi eserciti e potrebbe non avere un piano. Ma il lato positivo, scrive la redazione di Bloomberg, è che l’Europa ha i soldi (“L’Europa ha i soldi per salvare l’Ucraina. Serve la volontà”, è il titolo dell’editoriale: https://www.bloomberg.com/…/europe-has-the-money-to…). Possono essere spesi per armare l’Ucraina (forse anche con l’acquisto di armi americane, come ha suggerito l’ex ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba nel suo intervento sul New York Times dell’altro giorno: https://www.nytimes.com/…/ukraine-war-zelensky-trump.html). I redattori di Bloomberg scrivono: “L’idea che il più grande blocco economico del mondo, con un PIL annuo combinato di 20 trilioni di dollari, non possa permettersi tali spese è una sciocchezza. Esentare la spesa per la difesa dai limiti del debito imposti dall’UE faciliterebbe gli aumenti di bilancio. Condizionare i prestiti congiunti sulle riforme delle pratiche di approvvigionamento e una spesa meglio coordinata dovrebbe produrre un approccio molto meno frammentato alla difesa dell’Europa”.
“Whatever it takes”. È la frase di Mario Draghi che salvò l’euro nel 2012. Merz l’ha usata mercoledì per presentare il suo piano, fanno presente Carretta e Spillmann.
Tags:

Lascia un commento

L'indirizzo mail non verrà reso pubblico. I campi richiesti sono segnati con *