di Alessandro Maran
“A cinque mesi dal suo secondo mandato, è chiaro che Donald Trump sta cercando di rimodellare il potere esecutivo americano in modo radicale”, scrive Tom Ginsburg, professore di diritto all’Università di Chicago, per la rivista online Persuasion (
https://www.persuasion.community/p/the-hyper-presidency…). Di conseguenza, i sistemi di bilanciamento e di controllo si stanno indebolendo e il potere esecutivo scopre nuovi limiti, o la loro assenza.
Ginsburg si richiama a un termine che gli studiosi hanno usato per descrivere alcuni dei leader (spesso carismatici) che hanno accumulato potere nei sistemi di governo presidenziale latinoamericani del XX secolo: “iperpresidenzialismo”, un sistema in cui il presidente cerca di espandere il potere esecutivo e trasforma la politica in una serie di competizioni a somma zero che destabilizzano la democrazia (
https://www.ie.edu/…/the-u-s-is-becoming-a-delegative…/).
“Ad esempio”, scrive Ginsburg, “Trump ha cercato di costringere le istituzioni private alla sottomissione, con studi legali e università in cima alla lista (…) L’amministrazione ha anche dichiarato guerra allo stato amministrativo, intraprendendo molteplici azioni per rendere più facile il licenziamento dei dipendenti federali (…) Nel mirino del presidente c’è anche l’indipendenza delle agenzie governative (…) Nel frattempo, l’amministrazione ha rivendicato l’autorità di confiscare fondi stanziati dal Congresso, in aperta violazione dell’Impoundment Control Act del 1974 (…) Infine, il presidente è stato iperattivo nell’ambito della politica estera. Mentre il recente bombardamento dell’Iran senza previa approvazione del Congresso riflette un modello di comportamento di lunga data da parte dei presidenti di entrambi i partiti, l’imposizione casuale di ingenti dazi riflette una interpretazione davvero innovativa della legge”.
Quanto è anomalo l’uso del potere esecutivo da parte di Trump? Lo storico Julian E. Zelizer scrive in un articolo su
Foreign Policy che altri presidenti degli Stati Uniti hanno agito unilateralmente, ma i loro approcci erano diversi.
“Quando Lincoln sospese il diritto di habeas corpus, lo fece durante la Guerra Civile, per scongiurare rivolte e ribellioni secessioniste che avrebbero distrutto la Costituzione”, scrive Zelizer. “Il Congresso non era in sessione, e richiamare i legislatori in quell’epoca avrebbe richiesto tempo. Non appena il Congresso si reinsediò, spiegò le sue azioni e chiese l’approvazione del Congresso (…) Dopo che la Corte Suprema stabilì che Truman non poteva sequestrare le acciaierie, le cedette immediatamente. Persino Nixon obbedì quando la Corte Suprema decise nel luglio 1974 che doveva consegnare ai tribunali le registrazioni della Casa Bianca. Trump è diverso, come dimostrano i suoi tentativi di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020. Trump è anche protetto da un Congresso iperpartigiano a maggioranza repubblicana”. Fino al prossimo “periodo di resa dei conti”, quando, scrive Zelizer, ci si troverà ad affrontare le conseguenze di azioni, errori o misfatti passati e bisognerà gestirli (come è avvenuto negli anni ’70, quando il potere esecutivo fu tenuto a freno dopo il Watergate) “gli Stati Uniti rimarranno vulnerabili a leader ancora più eversivi che possono minacciare il prestigio della grande democrazia del paese” (
https://foreignpolicy.com/…/us-constitution-executive…/).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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