di Francesco S. Lauro
Intervento del 19 gennaio 2025 all’Assemblea nazionale di Libertà Eguale
Mi è venuta in mente, proprio ascoltando lo stimolante precedente intervento di Elisa Filippi sulle nuove tecnologie, una frase: ha quasi duecento anni. L’ho modificata così: “L’ ombra di uno spettro si staglia sull’ Europa”. Il nostro spettro “contemporaneo” però non “si aggira per” l’Europa. Esso proietta dall’esterno la sua ombra che è la sagoma dell’inedita coppia Trump – Musk.
Questa coppia, essendo alla vigilia dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, è stata richiamata in numerosi interventi qui a Orvieto, a cominciare dalla relazione introduttiva di Claudia Mancina. La sua sagoma si staglia con ibride sembianze, caratterizzate da un forte liberismo interno, con Musk, messo al vertice del DOGE, che si accinge a ridurre il già moderato welfare esistente negli USA che le presidenze Obama e Biden avevano pur tentato di espandere. Un grado di protezionismo mai visto da decenni si prospetta invece verso l’esterno, volto a ostacolare l’ingresso di persone e beni, ma generalmente non di capitali: un protezionismo che potrà essere applicato discrezionalmente nei confronti di uno o di un altro soggetto, in modo asimmetrico. E già questo promette di danneggiare in maniera crescente l’Europa. Invece per la NATO è improbabile che si arrivi a dei colpi mancini che abbiano l’intento di disgregarla, visto che non sarebbe nell’interesse degli USA, il cui interesse è che si accentui ancor di più soltanto il riequilibrio economico all’interno dell’alleanza con una crescita ancora più rapida del peso economico per paesi europei a vantaggio dell’industria bellica statunitense che rappresenta l’80% dello shopping della NATO.
Certo, è possibile che l’azione combinata di questi fattori, come qui a Orvieto è già stato sottolineato da molti, possa contribuire al decollo di una politica europea della difesa. Ma ciò avverrà solo a condizione che questa, auspicabilmente accompagnata da una politica industriale volta a rafforzare i gruppi europei del settore, si ponga al seguito di una vera e propria politica estera europea, oggi abbastanza timida se non assente del tutto.
Donald Trump, che intende parlare con i singoli governi e non con le istituzioni europee (in questo modo delegittimandole), non fa altro che declinare l’antico motto “divide et impera”, traduzione in latino dei suoi slogan contemporanei “America first” e “MAGA. Trump sicuramente non privilegerà i governi che hanno maggiore anelito europeista ma sceglierà come propri interlocutori proprio i sovranisti e le destre europee anche estreme, tra cui la Meloni arriva persino a porsi come un elemento moderato e presentabile.
In parallelo alla politica ufficiale della presidenza Trump, abbiamo Elon Musk, con le sue ingerenze, che usa da cassa di risonanza la piattaforma digitale X da lui posseduta; un lavoro, questo di Musk, simile, per ceri versi, a quello che Putin porta avanti da anni, anch’esso volto alla disgregazione dell’Europa e dell’Occidente. Un’offensiva che Putin svolge con maggiore accortezza, sottotraccia, mediante il sostegno a quelli che sono i nemici dell’Europa e dell’Occidente, quasi sempre di estrema destra, i più pericolosi e disgreganti.
Ma proprio dall’uso e dall’abuso delle nuove tecnologie e dal mondo delle piattaforme digitali, dove queste minacce gravi sono state più volte evocate, vedo una possibile opportunità. Non si tratta di ottimismo, che è un mero stato d’animo psicologico: la storia e la politica sono invece fatte di reali opportunità che possono essere più o meno colte.
Mi riferisco alla critica che il nostro Altiero Spinelli faceva, all’interno delle istituzioni europee, sull’esistenza di un deficit democratico: una latitanza che, secondo Altiero, era all’origine dello scarso peso del Parlamento europeo, dell’eccessivo potere del Consiglio europeo e dei rispettivi governi in rappresentanza degli interessi dei singoli stati e a cui contribuiva la lentezza e la scarsa efficacia dei meccanismi decisionali che l’ esigenza di unanimità dei trattati sovente comporta.
Dal mio punto di vista ho sempre ritenuto che il ritardo della creazione di una democrazia europea sia strettamente connesso all’assenza di una opinione pubblica europea, informata, impegnata, a volte appassionata, e quindi propensa a schierarsi, dividersi o unirsi, all’interno del dibattito politico democratico europeo e non solo all’interno dei singoli paesi.
Eppure, proprio le nuove tecnologie e le minacce e alle invasioni di campo che stiamo subendo su nuovi spazi digitali, potrebbero portare, per una sorta di eterogenesi dei fini, ad una reazione che favorisca la crescita di un movimento di opinione democratico europeo che rilanci l’Unione. Naturalmente ciò presupporrebbe che tali spazi e tecnologie venissero efficacemente regolamentati dall’ Unione, come si è fatto ad esempio nel settore della concorrenza, in modo da sottrarli all’ arbitrio dei soggetti che legalmente o sotterraneamente li influenzano o li controllano.
Mi viene spontaneo, ad esempio, pensare alle nuove possibilità aperte dall’ intelligenza artificiale: attraverso di essa possiamo tradurre immediatamente un testo verbale o scritto e ciò rappresenta una grande opportunità per l’auspicato dibattito democratico europeo che consenta di colmare la voragine che esiste tra le istituzioni europee, troppo spesso percepite come aride tecnocrazie, e i cittadini dei popoli che compongono l’ Europa. E se pur noi qui possiamo essere considerati una sorta di élite, non ci siamo forse accorti quanti interventi in questa assemblea siano centrati su temi europei e internazionali? E quanto, in pochi anni, questo tipo di dibattito sia cresciuto sino ad arrivare ad un punto che sarebbe stato impensabile pochi anni fa?
Concludendo, proprio dalle nuove tecnologie e dalla rivolta democratica contro le minacce che ci arrivano dalle piattaforme digitali, può emergere la grande opportunità, che si intravede anche nei lavori di questa assemblea: quella di portare veramente al centro della scena europea un dibattito politico democratico che dia all’ Europa la possibilità di accelerare nel proprio cammino per diventare finalmente soggetto politico e poter ricoprire con maggiore pienezza le proprie responsabilità nei confronti dei suoi cittadini e dell’intera umanità.