Il Global Conflict Tracker del
Council on Foreign Relations ha osservato il mese scorso: “Mentre la guerra civile entra nel suo terzo anno, le due fazioni in guerra in Sudan rimangono invischiate in una mortale lotta di potere. Le stime del bilancio delle vittime variano notevolmente, con l’ex inviato degli Stati Uniti per il Sudan che suggerisce che dall’inizio del conflitto,il 15 aprile 2023, siano state uccise ben centocinquantamila persone (
https://www.nytimes.com/…/sudan-genocide-numbers.html). Più di quattordici milioni sono state sfollate, dando origine alla peggiore crisi di rifugiati al mondo” (
https://www.cfr.org/global…/conflict/power-struggle-sudan). L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari scrive: “Quasi due terzi della popolazione sudanese ha un disperato bisogno di assistenza umanitaria, compresi 16 milioni di bambini. L’insicurezza alimentare acuta ha toccato i massimi storici, con condizioni di carestia confermate in diverse parti del paese e milioni di persone a rischio di morire di fame” (
https://www.unocha.org/sudan).
Dopo la cacciata dell’ex dittatore sudanese Omar al-Bashir, avvenuta con un colpo di stato militare nel pieno delle manifestazioni anti-regime nel 2019, un governo di transizione ha preso il potere. Ma nel 2023, due generali ex alleati di Bashir hanno iniziato a contendersi il controllo del paese. Il generale Abdel Fattah al-Burhan controlla le Forze Armate Sudanesi (SAF); Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti – ex leader dei Janjaweed, i miliziani impegnati nella guerra civile nella regione del Darfur _ controlla i paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (RSF). Niarchos descrive un ambiente infernale in cui i sudanesi dalla pelle scura e non arabi non possono trovare un luogo sicuro e devono affrontare un calendario di violenze, in particolare da parte delle RSF. Per i Nuba, un viaggio straziante da Khartoum alla relativa sicurezza delle omonime montagne passa attraverso i posti di blocco delle RSF presidiati, in alcuni casi, da soldati che, secondo il racconto fornito a Niarchos, hanno l’ordine di abusare e stuprare (RSF ha costantemente negato le accuse di uccisioni e stupri di civili).
Niarchos scrive del marito e padre, a cui è stato intimato di scendere dall’autobus ad uno di questi posti di blocco: “Il capitano ha ordinato a Wanis di sdraiarsi. I figli di Wanis hanno iniziato a piangere e a gridare: ‘Padre!’. Il capitano ha picchiato Wanis, colpendogli ripetutamente la testa. ‘Voi Nuba, state dalla parte dell’esercito’, ha detto il capitano. Wanis continuava a ripetere di non essere un soldato. Dopo che il capitano ha finito di maltrattare Wanis, lo ha lasciato salire sull’autobus, ma non prima di avergli detto: ‘Dovremmo uccidervi come cani’. Poche ore dopo, a un posto di blocco di RSF fuori dalla città di El-Obeid, gli uomini sull’autobus hanno ricevuto nuovamente l’ordine di scendere. I combattenti hanno iniziato a picchiare i passeggeri con fruste di pelle di cammello. Ma un soldato più anziano è intervenuto. ‘Dovevamo violentarvi, abusare di voi’, ha detto uno dei soldati alle donne mentre risalivano sull’autobus. ‘Ma non l’abbiamo fatto, perché lui è venuto a difendervi’”.
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
Correlati