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Tregua tra Usa e Cina, ma le tensioni cresceranno

Alessandro Maran venerdì 31 Ottobre 2025
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di Alessandro Maran

 

Stati Uniti e Cina “hanno solo rinfoderato le loro armi commerciali”, scrive The Economist (https://www.economist.com/…/america-and-china-have-only…) dopo che l’incontro di ieri tra il presidente Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping ha prodotto solo una modesta tregua nella guerra commerciale (The New York Times titola in modo eloquente: “L’arte di lasciare che Trump canti vittoria, mentre te ne vai più forte di prima”: https://www.nytimes.com/…/asia/china-trump-xi-trade.ht).
L’accordo ridurrà i dazi statunitensi sulle esportazioni cinesi e sospenderà per un anno le restrizioni cinesi sulle esportazioni di minerali di terre rare, che hanno minacciato di privare gli Stati Uniti di metalli essenziali per la produzione di gadget high-tech come smartphone, apparecchiature per l’energia verde come turbine eoliche e auto elettriche, e sistemi d’arma avanzati come missili e sottomarini (https://edition.cnn.com/…/us-china-trump-xi-meet-south…). L’accordo segna “una pausa piuttosto che una conclusione” alle tensioni tra le due superpotenze, scrive The Economist. “Mentre Cina e America, consumate dalla reciproca sfiducia, continuano a scontrarsi, prima o poi scoppierà sicuramente una lite. La buona notizia è che, almeno per il momento, entrambe le parti credono ancora di avere più da guadagnare dalla tolleranza che dallo scontro”.
Questa opinione è condivisa, più o meno, da altri esperti di politica estera. Di recente, su Foreign Affairs, una serie di articoli dedicati alle relazioni tra Stati Uniti e Cina hanno evidenziato la possibilità di un rinnovato scontro commerciale, la natura delicata dei disaccordi tra Stati Uniti e Cina su Taiwan e la speranza di una pacifica coesistenza tra le due superpotenze mondiali.
Trump e Xi potrebbero essersi stretti la mano e aver mitigato le loro minacce commerciali, ma l’ex collaboratrice per la politica asiatica dell’amministrazione Biden, Mira Rapp-Hooper, ora partner di The Asia Group, scrive che una piccola tregua come questa non può cancellare i tratti più ampi della competizione tra superpotenze. “Le realtà strutturali indicano che la competizione tra Stati Uniti e Cina è destinata a durare”, scrive Rapp-Hooper. “Xi probabilmente continuerà a usare la morsa di Pechino sui minerali essenziali per forzare gli Stati Uniti e gli altri. Farà pressione su Trump affinché si allontani dal suo impegno di lunga data nei confronti di Taiwan. Incaricherà l’Esercito Popolare di Liberazione di continuare a tormentare gli alleati degli Stati Uniti, come il Giappone e le Filippine. E farà in modo che la Cina non diventi dipendente dalla tecnologia americana essenziale, pur spingendo Trump ad allentare ulteriormente le restrizioni all’esportazione di chip all’avanguardia. A causa di questi conflitti, è possibile che Trump e Xi non concludano mai alcun tipo di accordo commerciale formale tra Stati Uniti e Cina. Se lo facessero, potrebbe essere solo parziale” (https://www.foreignaffairs.com/…/structure-trumps…).
Taiwan è il principale punto di contesa tra Washington e Pechino. A causa del sostegno degli Stati Uniti al governo di Taipei e del fatto che Pechino considera Taiwan come proprio territorio, nel 2021 The Economist ha definito lo Stretto di Taiwan “il luogo più pericoloso al mondo”, perché potrebbe scatenare una catastrofica guerra tra superpotenze (https://www.economist.com/…/the-most-dangerous-place-on…). Ma lo storico delle relazioni internazionali degli Stati Uniti e analista degli attuali problemi della strategia e della diplomazia americana Stephen Wertheim, scrive per Foreign Affairs che è possibile per Washington e Pechino evitare di evitare di venire alle mani per l’isola. Una più attenta considerazione delle preoccupazioni della controparte e rassicurazioni reciproche formulate con cura potrebbero contribuire notevolmente a evitare la guerra. “La formulazione dovrebbe essere negoziata attentamente, ma il nocciolo della questione dovrebbe essere semplice”, sostiene Wertheim: “Washington non sosterrà l’indipendenza di Taiwan né escluderà l’unificazione pacifica con la Cina continentale e, in cambio, Pechino eviterà l’uso della forza e attenuerà l’intimidazione militare nei confronti di Taiwan. Se attuate correttamente, queste garanzie migliorerebbero le prospettive di Taiwan di preservare l’autogoverno, impedendo al contempo alla sua leadership di rilasciare dichiarazioni politiche che sconvolgano lo status quo” (https://www.foreignaffairs.com/taiwan/toward-taiwan-truce).
Il mondo può sembrare spaventoso e caotico in questi giorni, ma sempre su Foreign Affairs, Da Wei della Tsinghua University e del Center for International Security and Strategy scrive che le condizioni attuali favoriscono la coesistenza pacifica tra le due superpotenze. La globalizzazione è finita e negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno attraversato fasi improntate a nuovi modelli geopolitici: Stati Uniti contro Cina (primo mandato di Trump); Stati Uniti e i suoi alleati contro la Cina (presidenza di Biden); e ora, con la guerra commerciale del secondo mandato di Trump, Stati Uniti contro il mondo. Ciò rende la competizione tra superpotenze meno diretta e a somma zero; controintuitivamente, potrebbe aprire la porta a un compromesso tra Stati Uniti e Cina. Allo stesso tempo, la Cina è più forte di quanto non fosse nei decenni passati, e questo potrebbe spaventare Washington, ma “una Cina fiduciosa può concentrarsi maggiormente sull’attuazione di solide politiche economiche interne e meno su come la pressione degli Stati Uniti potrebbe ostacolare i suoi obiettivi”, scrive Da. “In questo contesto, i responsabili politici e gli strateghi sia in Cina che negli Stati Uniti hanno la rara opportunità di moderare i loro atteggiamenti reciproci (…) Stati Uniti e Cina non devono essere amici, ma devono evitare di essere nemici”. Secondo Da, ciò è possibile (https://www.foreignaffairs.com/…/america-and-china-can…).
🇪🇺 E l’Europa? Sul Mattinale Europeo, David Carretta approfondisce il tema delle tensioni commerciali tra l’Ue e la Cina sulle terre rare: a causa delle dipendenze, la Commissione di Ursula von der Leyen esita a minacciare di usare il bazooka dello strumento anti-coercizione. Come con Trump. “Come con Trump – scrive Carretta -, l’Ue è condannata a farsi ricattare da Pechino a causa delle sue dipendenze. Con Trump, la dipendenza riguarda la sicurezza e l’Ucraina. Con la Cina, la dipendenza sono le terre rare” (https://open.substack.com/…/dopo-trump-lue-disarmata-di…).
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