di Alessandro Maran
Tre anni fa, scrivendo “Nello specchio dell’Ucraina” (
https://www.ibs.it/nello-specchio-dell…/e/9788869580468), ho cercato di rispondere alla domanda delle domande (perché tanti italiani e in particolare le élite sono completamente in balia della propaganda russa?) e di catturare la nostra immagine riflessa nello specchio ucraino. Devo dire che l’immagine che ne ho ricavato non è un granché (non è un granché è un eufemismo, mi ha scritto un amico: è il ritratto di Dorian Gray!) e non mi sorprende che l’Italia si confermi il paese europeo più permeabile al condizionamento ideologico russo.
Un recente sondaggio di Swg per il Tg di La7, ha scritto ieri
Carmelo Palma su
Linkiesta.it, racconta infatti di un Paese in cui il quarantuno per cento della popolazione ritiene che le responsabilità di Zelensky per la mancata pace siano pari o superiori a quelle di Putin, e un altro venti per cento pensa che il presidente ucraino non possa dirsi del tutto innocente per gli ostacoli frapposti alla fine del conflitto.
Del resto, ricorda Palma, “per molti anni, Putin è stato il meglio fico del bigoncio antiamericano che la paradossale constituency fascio-comunista nazionale si potesse permettere, la sola alternativa alla – ottimistica – fine della storia propiziata dal trionfo dell’Occidente liberal-capitalistico, e maledetta dai suoi nemici” (e “il suo giocare al gatto col topo con Trump rende Putin ancora più adorabile, in un Paese abituato a considerare – è questo l’eterno fascismo italiano – l’esercizio incontrastato di un potere arbitrario il vero crisma del successo politico e della grandezza storica”). Ma va detto anche che a consolidare il consenso pro Putin “è stata una stampa superficiale, pettegola, alienata e alienante, che riconduce la tragedia epocale di questa guerra alle dispute condominiali del Palazzo politico, e alle brutte o alle belle figure, all’influenza o all’irrilevanza, al prestigio o al discredito di questo e di quella, come se, in questa partita, l’Italia di destra e quella di sinistra ci stessero da protagoniste, o almeno da comprimarie, mentre ci stanno entrambe solo da spettatrici, attente a non compromettersi con impegni reali che nessuno vuole né assumere né onorare”. Chiaramente, se non siamo disposti ad investire e ad assumere dei rischi, la nostra non può che essere la politica estera di un paese di seconda fila. “La triste verità, di cui praticamente nessuno dà testimonianza – conclude perciò Carmelo Palma – è che l’Italia politica che conta non può avere nessun ruolo nella pace, perché non vuole avere nessuna responsabilità della guerra, e pensa di cavarsela con la fiera dello sberleffo e del rinfaccio, a onta degli avversari domestici, senza più neppure chiedersi chi, nel mondo, siano gli amici e i nemici, mentre l’opinione pubblica italiana diventa sempre più quella di una provincia putiniana” (
https://www.linkiesta.it/…/russia-disinformazione…/).
Oggi, nella newsletter “La Linea”,
Francesco Cundari torna sul punto: “Ancora una volta, confermando un’ingloriosa tradizione nazionale, il governo italiano sembra assai riluttante a finire una guerra dalla stessa parte da cui l’ha cominciata, specialmente quando gli equilibri internazionali, come è avvenuto con l’elezione di Trump, cambiano a sfavore dei primi alleati. D’altra parte, come appare ogni giorno più evidente, almeno a chi non si faccia ipnotizzare dall’interminabile gioco dell’oca delle grandi iniziative diplomatiche, delle telefonate e delle mediazioni, trumpismo, putinismo e antieuropeismo si implicano reciprocamente. E come scrivono Michele Chiaruzzi e Sofia Ventura nel loro libro «Perché l’Ucraina combatte», edito da
Linkiesta.it, la guerra dell’Ucraina non è solo una guerra di difesa, «è anche qualcos’altro e molto di più: è una guerra d’indipendenza attraverso l’integrazione con l’Unione europea. In altri termini, è una guerra per una sopravvivenza nazionale che si intende realizzare attraverso l’integrazione sovranazionale. Non è solo una guerra in Europa: è una guerra d’Europa». Questo è il motivo per cui l’Ucraina combatte da tre anni armi in pugno, difendendo anche noi, e per cui molti di noi, paradossalmente, non vedono l’ora che si arrenda, togliendoci dall’imbarazzo” (
https://www.linkiesta.it/…/lucraina-difende-leuropa…/).
A proposito, “Perché l’Ucraina combatte” è un libro di Michele Chiaruzzi e Sofia Ventura pubblicato da Linkiesta Books. Si può comprare già adesso, sullo store o in libreria da inizio giugno (https://www.linkiesta.it/…/perche-ucraina-combatte…/). Accattatevillo!
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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