di Alessandro Maran
La guerra in Ucraina non è una guerra per procura e non finirà in 24 ore. Partiamo da qui.
Venerdì scorso, i team negoziali russo e ucraino si sono incontrati a Istanbul. In un editoriale del
Wall Street Journal, la storica e scrittrice Amy Knight ha fornito il quadro della situazione (
https://www.wsj.com/…/putins-plan-to-outlast-ukraine…), sottolineando lo sconcerto europeo per l’adesione di Trump all’offerta di Putin di tenere colloqui senza che prima la Russia accetti il cessate il fuoco di 30 giorni richiesto da Stati Uniti, Europa e Ucraina (“i leader europei affermano di aver originariamente pianificato con i funzionari statunitensi di imporre nuove sanzioni alla Russia se non avesse accettato un cessate il fuoco in Ucraina”, scrivono Robyn Dixon, Ellen Francis, Anthony Faiola e Isobel Koshiw del
Washington Post:
https://www.washingtonpost.com/…/trump-putin-call…/).
Dopo la conversazione telefonica diretta tra Trump e Putin di lunedì, tra gli analisti c’è un ampio consenso sul fatto che Putin non abbia modificato la sua posizione, nonostante i ripetuti tentativi di Trump.
Sebbene Trump abbia annunciato, dopo la telefonata, che Russia e Ucraina avrebbero “avviato immediatamente i negoziati” per porre fine alla guerra, Putin ha sottolineato che devono essere affrontate le “cause profonde” del conflitto (
https://kyivindependent.com/after-call-with-trump-putin…/). Nick Paton Walsh della
CNN scrive: “’Le cause profonde del conflitto’. Queste sono state le parole sorprendenti dette da un uomo apparentemente sulla via della pace. Ma è proprio questo il nocciolo della posizione del presidente russo Vladimir Putin su ciò che deve essere risolto (…) Impassibile, mentre risponde a questa telefonata così importante in una scuola di musica sulla costa di Sochi, il capo del Cremlino è tornato al punto di partenza, alla sua rappresentazione falsata di questa guerra per scelta che sarebbe stata innescata dalla troppo rapida espansione della NATO. Altre cinque diverse parole, emerse ore prima, potrebbero riecheggiare nelle orecchie di Putin (…) ‘Non è la nostra guerra’, ha affermato in precedenza il vicepresidente J.D. Vance” (
https://edition.cnn.com/…/analysis-putin-trump-phone…).
Putin non sembra affatto desiderare la pace, sostengono molti analisti occidentali, e Trump sembra non capirlo.
“Penso che ci siano buone probabilità di riuscirci”, ha detto Trump ai giornalisti dopo la sua telefonata con Putin. “Credo che Putin voglia farlo (…) Tutta la mia vita è fatta di accordi. Un solo grande accordo. E se pensassi che il presidente Putin non volesse chiudere la questione, non ne parlerei nemmeno. Mi ritirerei e basta (…) Credo che ne abbia abbastanza (della guerra)”.
In effetti, non tutti pensano che Putin si trovi in una buona posizione per continuare a combattere. “In Ucraina, l’esercito russo è bloccato mentre morti e feriti aumentano”, scrive Michael Kimmage del
Wilson Center in un editoriale su
Foreign Policy (
https://foreignpolicy.com/…/russia-has-started-losing…/). “Putin non ha altra via d’uscita dalla guerra, se non accettare una versione della sconfitta. Il Cremlino può cercare di nascondere ai russi la miseria della guerra, ma solo nella misura in cui può raccontarne la storia. Putin non può cancellare con altrettanta efficacia le prove di un’economia in difficoltà. Né può offrire ai russi alcuna promessa politica coerente se non un putinismo senza fine. Lentamente, e non ancora improvvisamente, la Russia sta iniziando a perdere la guerra”.
Amy Knight, tuttavia, nel suo editoriale su
The Wall Street Journal, offre una valutazione opposta: “Trump a quanto pare non capisce che Putin non è pronto a porre fine alle ostilità. Venerdì ha dichiarato a Fox News che ‘Putin è stanco della guerra’. Ma, come ha sottolineato il commentatore russo Maksim Katz il 13 maggio, Putin sembra divertirsi nel conflitto: ‘Putin rifiorisce ogni volta che parla di guerra. Invece di un dittatore invecchiato, appare come un capo militare, un personaggio di un film emozionante che si svolge in 3D in tempo reale proprio intorno a lui’. Dopo aver mobilitato il suo popolo a sostegno di una lotta patriottica contro i nemici occidentali e aver alimentato la crescita economica della Russia con ingenti spese militari, Putin vuole che Trump interrompa la fornitura di armi e di informazioni cruciali all’Ucraina, in modo che le truppe russe possano ovviare alla loro offensiva a passo di lumaca e conquistare ampie fasce di territorio ucraino. Con questo obiettivo in mente, Putin sta seguendo i negoziati nella speranza che Trump alla fine rinunci all’accordo di pace e abbandoni completamente il conflitto”.
I colloqui di pace in Ucraina sono stati caratterizzati dalla prospettiva di relazioni più cordiali tra Russia e Stati Uniti – e di accordi economici, a seguito di una potenziale revoca delle sanzioni statunitensi, che potrebbero avvantaggiare entrambi i paesi – come scrive Anatoly Kurmanaev del
New York Times. Scansare la pace potrebbe ritardare l’obiettivo di Putin di garantirsi tali vittorie, scrive Kurmanaev, ma Putin “è molto probabilmente guidato dalla convinzione che il tempo sia dalla sua parte”. Il prezzo del petrolio si è stabilizzato dopo che i dazi del “Giorno della Liberazione” di Trump lo hanno brevemente abbassato, e le sanzioni occidentali hanno aiutato Putin a “martellare il messaggio al suo pubblico che in Ucraina la Russia è impegnata in una lotta esistenziale contro l’Occidente” (
https://www.nytimes.com/…/putin-trump-call-russia-cease…).
Fareed Zakaria ha detto a John Berman della
CNN che Putin ha un altro motivo per sentirsi fiducioso: dall’insediamento di Trump, gli Stati Uniti – il principale sostenitore dell’Ucraina in questa guerra – sono sembrati a volte essere “passati dall’altra parte”, facendo concessioni alla Russia (sulla futura adesione dell’Ucraina alla NATO e sullo status della Crimea, ad esempio) e, in questo modo, probabilmente abbattendo il morale ucraino (
https://x.com/AC360/status/1924629483425849800).
Tuttavia, nella sua newsletter Futura Doctrina, il generale di brigata in pensione dell’esercito australiano Mick Ryan sostiene che l’assenza di progressi, il fatto che Trump e Putin non riescano ad arrivare al “sì”, rappresenta comunque una sorta di punto di svolta per l’Ucraina.
Constatando la “debolezza” dell’approccio di Trump a Putin, Ryan sottolinea che Putin non solo non ha accettato il cessate il fuoco di 30 giorni proposto dagli Stati Uniti, ma è anche tornato a una posizione “massimalista” (le “cause profonde” della guerra, secondo Putin, “includono il fatto che l’Ucraina è una nazione sovrana, in grado di prendere decisioni sulla propria prosperità, sicurezza e futuro, nonché la volontà di orientarsi verso l’Occidente, inclusa l’adesione all’UE e alla NATO”, scrive Ryan). Di fronte a ciò, Trump ha “ignorato” il fatto che la Russia abbia iniziato questa guerra, tornando invece sul tema dei potenziali accordi economici tra Russia e Stati Uniti.
Per Ryan, tutto questo ha una forte implicazione: la telefonata “probabilmente indica che siamo all’inizio di una nuova fase nella guerra in Ucraina e nei negoziati per la fine della guerra (…) L’America ha abbandonato ogni pretesa di essere un attore centrale nei negoziati di pace che vanno avanti (…) Per l’Ucraina, la via verso la pace non passa più per Washington DC. L’ultima telefonata Trump-Putin probabilmente non riserva sorprese, ma ha chiarito agli ucraini e a molti altri la posizione degli Stati Uniti nelle loro relazioni con l’Ucraina (…) L’Ucraina deve ora collaborare principalmente con i suoi supporter europei e con la Coalizione dei Volentieri per assicurarsi di essere nella posizione migliore per ottenere un accordo favorevole per la fine della guerra” (
https://mickryan.substack.com/p/trump-dumps-peace-talks).
Ryan non è l’unico commentatore a considerare l’Europa il partner più importante per l’Ucraina in futuro. “I primi 100 giorni di Trump in carica dimostrano che, come minimo, gli Stati Uniti non si possono più dare per scontati”, scrive Dimitar Bechev del Carnegie Endowment for International Peace, sul blog Politika del think tank. “A lungo termine, sarà l’attrazione dell’integrazione europea, non il patronage statunitense, a essere più importante per l’Ucraina. E questo sarà probabilmente accompagnato dall’assistenza economica di Bruxelles e da aiuti alla difesa, che includono joint venture sul suolo ucraino. La preservazione dello Stato ucraino sarà indissolubilmente legata al tentativo dell’Europa di rafforzare il proprio ruolo geopolitico. A dire il vero, l’adesione alla NATO sarebbe stata un’alternativa preferibile per Kiev. Ma con Trump al potere, le possibilità di un’espansione della NATO sono prossime allo zero. Quindi l’UE è l’unica opzione possibile” (https://carnegieendowment.org/russia-eurasia/politika/2025/05/ukraine-eu-future?lang=en¢er=russia-eurasia).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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