LibertàEguale

Banche popolari: 140 anni di libertà

“Indipendenti sempre, isolate mai”. Potrebbe essere sintetizzato in questo motto il rapporto dell’Associazione fra le Banche Popolari con il delicato tema della libertà. Autonomia ed indipendenza hanno contraddistinto il comportamento dell’Associazione fin dalla sua nascita e permettono ad essa di poter vantare, oggi, i propri 140 anni di assoluta libertà. Un tema, quello della libertà, che può essere declinato su due diversi, ma interconnessi, fronti. La libertà dal potere, che però non ha mai significato isolamento, e la libertà quale fine da realizzare per l’intero sistema delle Banche Popolari.

Luigi Luzzatti, il riconosciuto padre fondatore delle Banche Popolari prima e dell’Associazione poi, aveva esplicitamente parlato di “Queste nostre istituzioni spontanee, figlie elette e predilette della previdenza, nate nella libertà, cresciute e modificate per evoluzione sperimentale, quali organi attivi ed efficienti della civile compagnia, valgono meglio di ogni creazione artificiale e hanno in sé quei germi della durata, conquistati soltanto nelle prove del guadagnarsi la vita da sé.” Appunto, il tratto fondante è quello della libertà che si comprende fino in fondo avendo presente il contesto ambientale e culturale nel quale maturò la nascita e il primo sviluppo del credito popolare.

L’Italia risorgimentale e post risorgimentale fu attraversata da un liberalismo del tutto svincolato da qualsiasi carattere di formazione partitica. Del pensiero liberale italiano, post risorgimentale, Luzzatti fu uno dei protagonisti essendo egli interamente interno ai principi liberali in politica e liberisti in economia. Ma alla libertà, quale valore in sé, è strettamente connessa la questione sociale la cui soluzione non può che derivare da un atteggiamento inclusivo nei confronti dei ceti, in particolare, quelli meno abbienti. Attraverso la sussidiarietà viene, dunque, affrontata la questione sociale e con essa il tema dell’integrazione. Il grande intuito del sistema del credito popolare è proprio quello di dare al denaro il valore di forza transitiva tra persone e merci che scaturisce dal risparmio e dal lavoro e, grazie alla sussidiarietà, realizza un processo di inclusione unico strumento per una libertà che non sia soltanto dichiarazione astratta e formale ma che possa, di fatto, realizzarsi in un ambiente di pace e serenità sociale.

Queste, dunque, le origini delle Banche Popolari e, questo, ancora oggi, lo spirito con il quale l’Associazione affronta il 140° anniversario della propria nascita. A Milano, il 3 agosto del 1876, un comitato promotore fra ventidue banche popolari, costituitosi pochi mesi prima, diede vita ad Assopopolari, la prima associazione nazionale di imprese dello Stato italiano che segnerà la storia della cooperazione italiana e di quella bancaria in particolare, frutto dell’intuizione e dell’operato di tanti, ma soprattutto, come abbiamo visto, di Luigi Luzzatti. Il 2016 rappresenta per l’Associazione un’occasione importante per guardare al futuro e provare a comprenderne le sfide e le opportunità, mettendo a valore una lunga e ricca storia, nella convinzione che quegli ideali di libertà, e quel concetto di liberalismo, così lontano dalle nefaste dottrine neoliberiste affermatesi negli anni ’80 e ’90, siano non soltanto attuali, ma gli unici possibili per affrontare il nostro tempo.

Un’occasione per verificare la validità e l’attualità dell’ideale di libertà declinato attraverso la cooperazione e la sussidiarietà, imprescindibili a tutte le realtà bancarie popolari e cooperative, legate ad un territorio, ad una comunità locale, piccola, media o grande che sia, e che operano per la difesa e per il futuro del reale tessuto economico e sociale fatto di famiglie e di relazioni. Dopo la drammatica crisi economica di inizio millennio non ancora del tutto superata, lo scenario è molto diverso rispetto alla seconda metà dell’800, ma le forze attive del tessuto economico, le potenzialità di crescita economica e sociale, le speranze per un futuro migliore, risiedono, ancora, per molta parte, nella piccola e media imprenditoria, nelle comunità locali dei centri produttivi ed agricoli, nelle famiglie. Le banche del credito popolare, nella crisi economica e finanziaria, hanno retto ed hanno guadagnato fiducia aumentando quote di mercato nel credito all’economia reale e nei depositi con la crescita di soci e di clienti.

L’anniversario cade poi in un anno particolarmente delicato per l’intero sistema bancario europeo. Sono in corso profonde trasformazioni che producono non poche preoccupazioni ed allarmi, come dimostrato dagli scossoni di tutte le Borse europee ed in particolare di quella italiana. Molto è cambiato in quasi un secolo e mezzo di vita, ma è cambiato soprattutto relativamente alle tecnologie e al mercato finanziario incomparabilmente progrediti ed estesi. Cooperazione, localismo, solidarietà e sussidiarietà rappresentano i pilastri necessari per il progresso economico e sociale e su di essi le Banche Popolari continueranno ad investire per mantenere, anche in futuro, il ruolo di catalizzatori di una crescita finalizzata alla libertà dell’individuo e delle comunità.

Anche in prospettiva, in un mondo globalizzato, ci sarà spazio per un modello nato più di centocinquant’anni fa fondato su banche del territorio, a comunità locali, piccole, medie o grandi che siano. E’ tornato centrale, anche in Italia, il modello cooperativo e la sua applicazione in nuovi ambiti di attività come modello alla base di quella che oggi viene definita economia della collaborazione, un’economia dei beni comuni che presuppone l’interazione tra tutti i soggetti economici secondo meccanismi di cooperazione, solidarietà ed efficienza. La massimizzazione del profitto dovrà essere più temperata all’interno di un contesto che ponga gli interessi dei clienti e la reputazione della società tra le proprie priorità in un quadro comunque di efficienza ed efficacia. Una vera e propria inversione di tendenza dopo i danni prodotti dal capitalismo globale finanziario. Le Banche Popolari, e con esse l’Associazione, grazie alla propria storia, agli ideali di libertà che le hanno generate ed animate, possono affrontare con fiducia le nuove sfide di un ciclo economico che si sta appena profilando.