LibertàEguale

Il Rei era lento? Peggio il Reddito di cittadinanza

di Ileana Piazzoni

 

 

Sul reddito di cittadinanza – Cap. 3

 

Abbiamo visto come siamo arrivati a determinati importi per il sussidio. Tornerò successivamente su alcuni aspetti tecnici problematici legati ai requisiti reddituali per l’accesso.

Ora vorrei mettere in luce la questione principale, quella che riguarda il “sistema” attorno al sussidio. Quello che fa andare oltre il puro “assistenzialismo”.

 

Come funzionava il Rei

Con il Rei funziona(va) così:

– domanda presso i servizi sociali dei Comuni, che dovevano dare da subito le informazioni principali e anche verificare se ci fossero altri strumenti (per esempio regionali) nel caso i richiedenti non avessero i requisiti per il Rei;

– il Comune verificava i requisiti di residenza e soggiorno e in caso positivo trasmetteva la domanda all’INPS, che verificava quelli reddituali, calcolava il sussidio e inviava la lettera di approvazione;

– il richiedente (uno per ogni nucleo familiare) poteva ritirare la card con il sussidio alla posta;

– entro un mese circa, i servizi sociali dovevano fare colloqui con il nucleo familiare:

a) in caso fosse emerso che non vi erano problemi particolari, ma solo una situazione di difficoltà economica dovuta a più o meno recente disoccupazione, i beneficiari maggiorenni venivano inviati al Centro per l’Impiego, dove stipulavano il Patto di Servizio previsto per tutti i disoccupati;

b) se invece i servizi avessero rilevato problemi più complessi (salute, pesanti carichi familiari, dipendenze, disoccupazione cronica etc) un’équipe multidisciplinare avrebbe redatto un progetto personalizzato per il nucleo familiare, con obblighi e servizi utili a un percorso di fuoriuscita dalla condizione di disagio, condizione indispensabile per poter risolvere poi la questione economica, con il lavoro.

Per il 2018, primo anno di implementazione del REI, venivano dati 6 mesi di tempo dalla prima erogazione del sussidio per concludere il progetto personalizzato. A regime, dal 2019, invece, non si sarebbe potuto ottenere il sussidio senza progetto personalizzato.

 

Rei: un avvio (necessariamente) graduale

Il Rei è stato avviato molto gradualmente, arrivando a coprire pian piano una platea potenziale di 2 milioni e mezzo di persone, ma coloro che l’hanno richiesto e ottenuto sono stati circa 1 milione.

Sono state stanziate ingenti risorse per rafforzare i servizi sociali, soprattutto per il Sud, con i fondi europei. Sono stati stanziati nell’agosto del 2016. La maggior parte degli ambiti territoriali (comuni associati che gestiscono servizi sociali) non li ha ancora spesi oggi e il personale aggiuntivo è stato assunto di recente o non è ancora stato assunto.
La maggior parte dei percorsi previsti dal Rei non è ancora in funzione, tranne laddove i servizi sociali erano già adeguati e ben funzionanti.
Non mi dilungo in questa sede, ma è evidente che perché le cose inizino a funzionare occorre tantissimo tempo.

A chi ci ha sempre accusato per la lentezza con cui abbiamo implementato il Rei, cerco sempre di spiegare che la gradualità, anche nell’ammontare del sussidio, non era frutto di poca convinzione, ma era indispensabile per non far saltare il sistema.

 

Il Reddito di Cittadinanza, nel breve periodo, non funzionerà

L’impianto del Reddito di Cittadinanza è estremamente più complesso, oltre che privo di senso per moltissimi aspetti, come vedremo.

La platea potenziale è di 4,9 milioni di persone.

Non c’è nessuna possibilità che possa funzionare nel breve e medio periodo, tranne (seppur con difficoltà anche qui) nell’erogazione del sussidio. Nessuna.

Quindi non perdete troppo tempo nel ragionare sulle offerte di lavoro e altre questioni. E’ un impianto sbagliato, ma soprattutto è finto. Non è possibile che loro non lo sappiano (Salvini lo sa e lo ha fatto capire). Ma per la propaganda funziona. Vedremo se l’apparato di propaganda reggerà anche alla prova dei fatti. Che purtroppo porterà con sé risvolti drammatici.

(continua…)

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