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Testare, isolare, tracciare: la strategia per battere il virus

di Ileana Piazzoni

 

Proviamo a fare chiarezza sulla questione dei tamponi (test) di rilevamento del virus Sars-Cov-2, responsabile della malattia Covid-19.

 

Test, test, test

Quando si dice tamponi a tappeto si intende fare il test a tutta la popolazione? In una situazione ideale sì, ma siamo tutt’altro che in una situazione ideale, quindi si intende al maggior numero possibile di persone. Persone scelte a caso? Ovviamente no. Proviamo a capire però lo scopo di effettuare tamponi.

Partendo da un presupposto che ormai tutti danno per assodato, ma che per ragioni a me oscure non viene esplicitato dalle autorità (a cominciare da quelle cinesi): i contagiati dal virus Sars-Cov-2 non sono quelli che risultano dai bollettini della protezione civile, ma sono molti ma molti di più.

Quanti di più? Nessuno lo sa, ci sono tante teorie: proviamo a prendere come riferimento uno scenario medio che considera che i contagiati siano almeno 10 volte quelli rilevati. Questa è insieme una buona e una cattiva notizia: buona perché vuol dire che la maggior parte dei contagiati è asintomatica, e quindi il tasso di letalità è molto più basso, e che con ogni probabilità avremo a breve un alto numero di persone che avrà sviluppato anticorpi. Cattiva perché è dimostrato che i contagiati asintomatici sono proprio coloro che più propagano il contagio. Questo perché chi ha sintomi, pur essendo più contagioso, è riconoscibile e più probabilmente smette di andare al lavoro e in giro, insomma si auto-isola come nel caso di qualsiasi malattia.

Insomma, paradossalmente, noi avremmo bisogno di verificare la positività di chi è asintomatico, dandola per assodata nei sintomatici, che potremmo anche assumere essere positivi, ai fini dell’isolamento. In realtà è necessario testare anche chi ha sintomi per poterlo curare nel migliore dei modi. Se lamento che molte persone, nel mio territorio, non hanno avuto accesso al tampone dopo sei giorni di febbre alta, non è perché temo che quella persona vada in giro a contagiarne altre, visto che ovviamente starà a letto a casa, ma perché trattare l’infezione da Covid-19 in modo tempestivo può innanzitutto evitare il ricovero, e, soprattutto, salvargli la vita. Il vero problema è che coloro che hanno sintomi vengono costretti a rinchiudersi in casa con i familiari, contagiandoli; alcuni dei familiari potrebbero rimanere asintomatici e essere tra gli obbligati a lavorare, diventando così diffusori del virus.

 

Individuare i positivi asintomatici

Individuare i positivi asintomatici è fondamentale perché sono loro che vanno isolati nel più breve tempo possibile, per evitare il propagarsi del contagio. Se non si può arrivare a testare tutti, si può procedere per logica e per necessità.

Voi direte: ma se stiamo tutti chiusi in casa, che importanza ha sapere se siamo negativi o positivi asintomatici? Bè intanto in casa non ci stiamo tutti, e non solo per la negligenza di alcuni. Intanto usciamo tutti a fare la spesa, (in primis gli anziani, che dovrebbero essere quelli più isolati di tutti, ma su questo torneremo un’altra volta).
Ma sono tantissimi quelli che non possono osservare il lockdown perché devono lavorare (innanzitutto il personale sanitario – il più esposto al contagio – e poi forze dell’ordine, commessi, netturbini etc). Sono tantissimi quelli che sono fuori, ed è inevitabile che sia così se non si vogliono bloccare tutte le produzioni (immaginiamo la difficile situazione odierna, ma con in più il fatto che dopo la fila lunga al supermercato si trovino gli scaffali vuoti, l’immondizia che si accatasta etc).

 

Le tracce del contagio

Poi bisognerebbe avere la capacità di individuare nel minor tempo possibile e nel maggior numero possibile i contatti di coloro che scopriamo essere positivi: è la cosiddetta traccia del contagio, che in Corea, Taiwan e Singapore hanno realizzato anche tramite controlli del gps dei telefonini. In Veneto se trovano un positivo, provvedono ad eseguire il test anche alla famiglia e a tutto il vicinato, agli amici e ai colleghi di lavoro (in altre regioni, tra cui il Lazio, non fanno il tampone nemmeno ai familiari dei positivi, se non hanno sintomi).

Si dice: ma il tampone può essere negativo oggi e positivo domani; sì è vero, può capitare, ma non in modo così frequente da farlo mettere sullo stesso piano con il rischio che corriamo oggi non individuando nessun positivo.

Questa strategia che l’Oms definisce “testing, isolation and contact tracing” è alternativa al lockdown? Avrebbe potuto esserlo se fossimo stati preparati, ma era obiettivamente difficile. Ma è chiaro che il lockdown deve servire in un tempo limitato, il più limitato possibile dati gli altissimi costi economici e sociali, a rimetterci nella condizione di adottare altri tipi di misure meno costose per convivere con il virus finché non si avranno cure certe e/o il vaccino.

 

Testare, isolare e tracciare: non solo utile, ma fondamentale

“Testing, isolation and contact tracing” non è però una strategia che viene solo prima o dopo il lockdown: deve avvenire in contemporanea, perché è come se avessimo una scala di cinque azioni utili per contenere il contagio (test, tracciatura, divieti di viaggio, isolamento sociale e quarantena), e il lockdown fosse l’ultima, quella più efficace ma più costosa, e noi usassimo solo quella, dimenticando le altre (utili, meno efficaci ma meno costose) che vengono prima.

Si dice che in Lombardia sarebbe inutile, visto che si può dare per scontato che ormai il virus si sia propagato senza incontrare resistenza, ma non credo che sia così: lo è sicuramente in alcune zone (Bergamo), ma in altre individuare e isolare i contagiati asintomatici tra i tanti che devono andare al lavoro (ancora tanti nonostante la chiusure delle attività non essenziali, ma figuratevi fino a ieri!) sarebbe prioritario.

Ancor più, però, la traccia dei contagiati e il loro isolamento tempestivo è fondamentale nelle altre regioni in cui la situazione non è ancora fuori controllo. Può fare davvero la differenza nel rallentamento della diffusione del virus.

Tutto questo partendo dal presupposto che, a oggi, in molte regioni quando un paziente con sintomi arriva in un ospedale può restare in attesa del risultato del tampone per giorni, prima di essere trasferito in un ospedale dedicato alla Covid-19, dove ci sono le cure e le precauzioni necessarie. Cioè siamo ancora allo stadio per cui dobbiamo accelerare sui test ai sintomatici gravi, per non parlare di quelli lievi.

 

Senza test e traccia, il lockdown non è efficace

Ma non possiamo non dirci la verità: senza test e traccia, il lockdown non avrà l’efficacia che dovrebbe avere. E non si può pensare di rimediare allungando il lockdown, sia perché ha costi economici e sociali enormi, sia perché nel frattempo la gente muore, sia perché ci priva di una sostenibile prospettiva futura.

Dovreste preoccuparvi molto più di questo, piuttosto che di chi porta il cane a fare pipì o fa jogging da solo per tenersi in salute.

p.s. Pensare che il modello autoritario cinese possa essere applicato in modo identico a una democrazia liberale, è fuori luogo; pensare che possa essere applicato in una paese mediterraneo è buffo; e comunque anche i cinesi hanno applicato lockdown e testing, isolation and contact tracing.

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