LibertàEguale

Siamo tutti attori (che recitano idiozie)

di Giovanni Cominelli

 

“Totus mundus agit histrionem”. Siamo tutti attori
Giornalisti, politici, magistrati, credenti e non credenti, filosofi…

 

“Totus mundus agit histrionem”. La scritta che campeggiava sul Teatro di Shakespeare, poi bruciato in un incendio, si potrebbe liberamente tradurre: “Siamo tutti attori”. La fenomenologia teatrale è infinita… Giornalisti, che recitano la parte dei politici, magistrati che fanno i politici, politici che rappresentano “l’uomo/donna della strada” (absit injuria verbis!), non-credenti che a Verona fanno gli atei devoti, sedicenti filosofi che straparlano a reti unificate come sacerdoti della TOE (la Theory Of Everything) … E, così recitando, danno il loro fondamentale contributo alla serie infinita degli “idola”, che l’opinione pubblica è chiamata ad adorare: gli “idola tribus”, gli “idola specus”, gli “idola fori”, gli “idola theatri”. Così li descrive Bacone nel 1620 nel Novum Organon.

 

Per limitarci agli “idola theatri”, paragrafo XLIV, Bacone spiega:

Vi sono infine gli idoli che penetrano negli animi degli uomini dai vari sistemi filosofici e dalle errate leggi delle dimostrazioni. Li chiamiamo idoli del teatro, perché consideriamo tutte le filosofie che sono state ricevute o create come tante favole presentate sulla scena e recitate, che hanno prodotto mondi fittizi da palcoscenico. Non parliamo solo dei sistemi filosofici che già abbiamo o delle antiche filosofie e delle antiche sètte, perché è sempre possibile comporre e combinare moltissime altre favole dello stesso tipo: le cause di errori diversissimi possono essere infatti quasi comuni. Né abbiamo queste opinioni solo intorno alle filosofie universali, ma anche intorno a molti princípi e assiomi delle scienze che sono invalsi per tradizione, credulità e trascuratezza”.

Il risultato del “tutti attori” è, appunto, un mondo fittizio da palcoscenico. Quando gli spettatori usciranno dal teatro, avranno indubbiamente molte sorprese. Colpa degli attori, cioè dei giornalisti, dei magistrati, dei politici, degli opinionisti à gogo? No, è colpa di chi si pone come spettatore. Di chi sa solo applaudire o solo fischiare.

 

I “truffati dalla banche”, il caso Elena Boschi, “Roma padrona”, la Via della seta… sono molte le messe in scena

Eppure le recite in cartellone sono palesemente l’esatto contrario di un discorso sulla realtà. La recita dei “truffati” dalle banche? Avendo abboccato all’amo degli alti tassi di remunerazione –per colpevole ignoranza e mancata lettura dei dati economici – sono corsi davanti alle banche a protestare a gran voce, hanno cercato dei protettori politici a caccia di voti – come la pecunia, anche il voto “non olet”! – ed ora chiedono che lo Stato – cioè tutti noi – paghi le loro fortunose scommesse.

La recita “Maria Elena Boschi”? Non solo Travaglio, ma lo stesso De Bortoli del Corriere della Sera ha scritto articoli infuocati, è stata condotta una campagna elettorale contra personam, sono stati raccolti migliaia e migliaia di voti. La pièce è stata buttata nel cestino, ma i voti sono rimasti, non saranno restituiti.

E l’antica recita di “Roma ladrona”, incominciata negli anni ’80? Nel Decreto sullo sviluppo (sic!) i debiti, gli sprechi, l’inefficienza dell’amministrazione capitolina vanno a carico dello Stato, cioè degli spettatori/cittadini/elettori del resto d’Italia. Salvini recita il silenzio.

E la pièce sulla Via della Seta? La realtà ci informa che la Cina sta perseguendo con grande determinazione il “sogno” imperiale di un’armonia tra tutti i popoli – in cinese: Tianxia – per il quale la Belt and Road Initiative è una cintura economica e commerciale che stringe con una forza maggiore di un filo di seta l’intera Eurasia, mentre verso il Pacifico e verso l’Oceano Indiano Xi Jin Ping dispiega un’enorme potenza navale. Nel 2017 la Cina disponeva di 317 navi da guerra e sottomarini in servizio attivo, gli Usa di 283. La realtà ci informa che sta incominciando una nuova guerra fredda, questa volta tra la Cina e gli Usa. Ma sul nostro italico palcoscenico della Commedia dell’Arte gli accordi allegramente firmati per 7 miliardi dal governo giallo-verde non c’entrano per nulla con il disegno egemonico cinese sull’Europa e sul mondo.

 

Immigrazione: dramma in tre atti

Sull’immigrazione è stato costruito un dramma in tre Atti: l’invasione di forze straniere, con la complicità di una quinta colonna interna; il disastro dei seicento mila clandestini; l’arrivo del redentore nazionale – il Veltro dantesco – che riporta i clandestini nei loro Paesi. Lo spettacolo è stato straordinariamente efficace, se è vero che la Lega è balzata in un anno e poco più dal 4% al 17% delle ultime elezioni politiche fino al 30% attuale dei sondaggi. Solo che il Terzo Atto è una pura proiezione fantastica. All’attuale ritmo di rimpatri realisticamente possibili – meno di diecimila all’anno – il bacino dei clandestini sarà prosciugato entro sessant’anni, Salvini sarà già nella terza età…

Si potrebbe continuare con l’elenco delle tragicommedie: Italia versus Europa, Debito pubblico, Spread ecc…

 

I cittadini – spettatori stanno al gioco

Gli attori, nei casi citati, sono stati particolarmente abili e pertanto molto applauditi. Il fatto è che anche i cittadini/spettatori sono attori come accade nel Living Theatre. Hanno deciso di stare al gioco teatrale. Perché? Nando Pagnoncelli ed altri hanno largamente documentato la distanza degli Italiani dalla realtà, che si esprime nella dispercezione dei fenomeni. Un dato classico è quello della quantità di immigrati, percepiti al 28% della popolazione italiana, mentre stanno realmente al 5%. La ragione fondamentale è il basso livello di istruzione degli Italiani, l’alto tasso di insuccesso scolastico dei nostri ragazzi, l’alto livello di analfabetismo funzionale, il basso livello di educazione politica.

Ma, soprattutto, gli Italiani non sono mai stati spinti e motivati ad uno sguardo sul mondo che cambia, sulle nuove sfide che il Pianeta propone. Pronti a intenerirsi per Greta Thunberg, ma totalmente ciechi sul disordine politico mondiale. Negli anni della Prima Repubblica i tassi di insuccesso nell’istruzione e quelli dell’analfabetismo funzionale erano certamente più alti di oggi.

La narrazione dei grandi partiti di massa, per quanto riguarda il mondo, era chiusa sul Mare Nostrum. Alla nostra sicurezza pensavano gli Usa. Persino Enrico Berlinguer ne aveva preso tardivamente atto. Ma la fiducia/obbedienza sostituiva l’educazione politica personale e la costruzione di un’arena pubblica razionale. La crisi di quell’universo tolemaico e l’irruzione nel nostro piccolo mondo di provincia del pianeta globale sulle gambe degli immigrati e sulle onde elettromagnetiche hanno messo a nudo la povertà e il disarmo culturale del Paese. Il quale dispone del 60% dei Beni culturali mondiali, ma gli Italiani non ne sono all’altezza. Le Compagnie di teatro di e di Gran varietà hanno avuto via libera per rappresentare il mondo, senza il controllo esterno di realtà. Fino a quando?

 

La lucida follia degli attori. “Un racconto narrato da un idiota”

Uno scenario realistico prevede che nella nuova Guerra fredda che sta scoppiando tra Cina e Usa, l’Europa sarà messa sotto scacco e i singoli Paesi si accomoderanno alla nuova egemonia, ciascuno secondo le proprie capacità di resilienza. Combinato questo nuovo ordine mondiale con l’inverno demografico – che prevede per l’Europa una perdita di 50 milioni di abitanti al 2050 – il risultato per l’Italia è la sua riduzione ad una “Villa serena” per anziani euro-cinesi.

Uno, più ottimistico, prevede che gli Italiani siano capaci di far esplodere la bolla teatrale, in cui si sono insediati, aprano gli occhi sul mondo, riformino i propri sistemi di istruzione/educazione, portino i loro pochi figli all’altezza del presente. Al momento, ahinoi, è uno scenario irrealistico. Se il nazionalismo/sovranismo persegue con lucida follia il suicidio del Paese su scala europea e mondiale, né la Destra storica né la Sinistra storica dispongono di idee e di capacità di educazione pubblica in grado di contrastare questo disegno.

E il destino degli attori, che oggi occupano i nostri palcoscenici? Il Macbeth li paragona alla vita stessa, certamente alla vita politica e mediatica del Paese oggi: “La vita è un’ombra che cammina, un povero attore che si agita e pavoneggia la sua ora sul palco e poi non se ne sa più niente. È un racconto narrato da un idiota, pieno di strepiti e furore, significante niente.”

Gli attori recitano idiozie, piene di strepiti e di furore. Ma, al momento, gli spettatori si spellano le mani.

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