LibertàEguale

Caro Pd, non c’è più nulla a sinistra

di Umberto Minopoli

 

Finalmente. Il brindisi lascia il posto alla verità che mostra due dolorose realtà.

 

Vince la destra

C’è una vittoria della destra netta. Di milioni di voti conquistati in tutte le aree, ceti e professioni. E stavolta il Pd non può accampare il solito alibi della sinistra quando gli altri vincono: che sono voti di sinistra, di protesta, che per ripicca vanno all’avversario. Argomento disastroso (usato due volte, verso i successi della Lega 20 anni fa e 5s due anni fa). Stavolta inutile fingere: la destra ha stravinto. E occorre capire ragioni, motivazioni, aspettative. E l’ultima sciocchezza da fare è quella di cedere alla tentazione di mostrificare il voto a Salvini: definendo – sulla scia di Repubblica, il più nefando dei supporter del Pd – “fascista” e “ombra nera” quel voto. Una idiozia che lo renderebbe irreversibile.

La seconda verità è che il Pd ha perso. La droga dell’aumento percentuale dal 18,7% al 22% (perdendo 200.000 voti reali) è, appunto, un allucinogeno. Nel grande sommovimento elettorale di milioni di voti (persi dai 5S e da Forza Italia) il Pd non ne prende uno. Non prende voti dall’astensione. Cannibalizza i suoi poveri alleati, a partire da + Europa (dove, però, si spera, si abbia il coraggio di un’autocritica), ma lo stesso cede voti.

 

A sinistra non c’è nulla

Un fatto positivo, comunque, nel Pd si registra. La narrazione di sempre e consueta, quella che guarda a sinistra e dipinge inesistenti campi di sinistra da conquistare, stavolta non viene utilizzata, per pudore e senso del ridicolo, da nessuno. A sinistra non c’è nulla. Si impone la verità del tema che Renzi ha posto in campagna elettorale (e che è il solo metro per il futuro del Pd): il futuro elettorale del Pd, per crescere e per immaginare un’alternativa, è quel 20% almeno di elettori moderati, centristi, non di sinistra che oggi non votano o votano altri (compresa la Lega), che potrebbero essere attratti da un’offerta politica nuova e aperta del Pd. E non di consueta “sinistra”. Oggi, finalmente, nel Pd la sinistra interna farfuglia e balbetta i suoi poco credibili cliché. E’ travolta dall’inconsistenza della sua ragion d’essere: una qualche roba di sinistra a sinistra del Pd. E lo stesso Zingaretti, stancamente trionfalista, si mostra prudente e consapevole: questo Pd non basta più. E, a sinistra del Pd, non c’è crescita ipotizzabile. Ma il nulla. O si ripensa, completamente, l’offerta politica del Pd o la destra vincerà per anni.

 

Voltarsi al centro

Al Pd, dice Calenda, servirebbe un alleato di centro. Vero. Ma lo si dice ora. In questi due anni che si e’ fatto? Si è liquidato il renzismo (che guardava al centro), si è perseguito l’inconsistente “campo largo” (che più stretto non si può) del centrosinistra (imbarcare qualche profugo).

E, per il resto, nulla. Si poteva, anche, avere una posizione più aperta verso la crisi di Forza Italia. Niente. Si poteva iniziare con il nucleo liberale che si è raccolto in + Europa. Niente. Si è preferita la via comoda e illusoria della “lista unitaria” del Pd. Che è servita, solo, a camuffare il passo avanti percentuale e non reale del Pd. Ora, finalmente, la verità ritorna al pettine: il Pd deve volgersi al centro. Ma, per questo, non c’è scampo: deve cambiare i programmi, le linee, i nomi, gli alleati, gli obiettivi, l’identità e… il linguaggio. E’ un altro congresso, si dirà. Chiamatelo come volete. E’ quello che serve.

1 Commenti

  1. Domenico Tafuri giovedì 30 Maggio 2019

    Analisi che sostengo da sempre, essendo un moderato che milita ancora nel PD e che sto portando avanti con il comitato civico di Renzi. Attualmente mi sento un DemoRenziano convinto in quanto a sx c’è il nulla.

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