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Se il M5s piange, Conte non può ridere

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (D), con il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio (S) durante il dibattito alla Camera sul voto di fiducia al nuovo Governo, Roma, 06 giugno 2018. ANSA/ETTORE FERRARI

di Umberto Minopoli

 

I 5S hanno perso tutte le elezioni.

Se non si vuole sciogliere le Camere per sancire, come sarebbe democratico e normale, che non sono più il primo partito e non possono guidare il governo è necessario, però, che un riequilibrio politico vi sia.

La guida del governo dovrebbe passare al primo partito della maggioranza. Che oggi è, indubitabilmente il Pd. Se Sparta (M5S) piange, Atene (Conte) non può ridere. E’ premier in questo governo in quanto commissario dei 5 Stelle. Se questi tracollano lui non è fuori dell’onda. Dovrebbe passare la mano.

Ovvio che tutto questo non si fa perché si vuole evitare il voto anticipato. Ma il collante di questo governo non può restare la paura del voto e la prospettiva, sempre meno spiegabile, di dover durare, a dispetto dei santi, fino al 2022 per eleggere il Capo dello Stato. Se la maggioranza, di qui al 2022, continuerà a perdere così nelle elezioni locali e i 5 Stelle si confermano in tracollo, eleggere un Presidente in così totale difformità dal paese reale sarà un assaggio di guerra civile politica. Foriera di caos e instabilità.

Che fare? Una svolta nel governo, innanzitutto. Sarebbe un segnale democratico se i 5 Stelle, sconfitti nel paese reale, si piegassero ad un compromesso, visibile e palpabile: resta il governo ma loro ripongono le bandiere. Iniziando da prescrizione e concessioni. Loro devono accettare che la legge che elimina la prescrizione sia cambiata dai tempi della sua validità (vale solo se il ciclo del processo si chiude in meno di 5 anni). E sulle concessioni nessuna revoca, in attesa delle sentenze sulle responsabilità, ma multe e pene per le manutenzioni non fatte.

Resta l’economia. Il governo ha messo qualche euro in busta paga. Ottimo. Ma il paese resta in pre-recessione e senza crescita. Ha ragione chi dice che occorrerebbe uno shock, uno scossone per l’economia. E gli scossoni li danno due cose: più investimenti e meno tasse sul lavoro. Ma noi siamo bloccati dalla mancanza di risorse nelle manovre finanziarie. Il 2020 sarà, vedrete, come il 2019. Dovremo fare una manovra condizionata, anche stavolta, da alcune trappole: 22 miliardi di Iva da sterilizzare, 6 o 7 miliardi di Rdc da confermare, quota 100 e il rispetto degli impegni europei sul deficit.

Nemmeno stavolta ci sarà spazio per una svolta? Il Pd fa bene a pretendere da Conte un cambio di passo. E non serve la rissa continua nel governo per il solo posizionamento. Se poi il risultato della rissa è che le cose non cambiano, al 2022 i partiti di governo (tutti) ci arrivano…morti.

1 Commenti

  1. DANILO MALQUORI mercoledì 5 Febbraio 2020

    Umberto Minopoli, stai dando ragione a Renzi a tutto spiano, ma perché non entri in Italia Viva, ti aspettiamo a braccia aperte. Conosco il tuo valore pur avendo parlato con te solo pochi minuti alla Leopolda, saresti un ottimo rappresentante locale.

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