LibertàEguale

Trump va alla guerra? Molto difficile: ecco perché

di Alessandro Maran

 

Può darsi che abbia ragione Giuliano Ferrara e che i Democratici americani avrebbero dovuto twittare la bandiera e non darsi alla retorica perdente. Dopotutto ‬«‪non si lascia la bandiera a un impostore la volta che ha fatto per obbligo la cosa giusta‬»‪ (‬https://www.ilfoglio.it/…/i-democratici-avrebbero-dovuto-t…/). ‪Resta però il fatto che, come ha scritto Samantha Power (rappresentante permanente degli Stati Uniti alle Nazioni Unite dal 2013 al 2017 sotto la presidenza Obama) rispondendo al tweet di Trump, ‬«‪a flag is not a strategy‬».

 

Trump: restrainer o neocon?

Davvero ora esce di scena il Trump ‬«‪restrainer‬» ‪per far posto al Tump ‬«‪neocon‬»? ‪È questa la strategia? Non scherziamo. Nel 2016 Trump si è affermato come il candidato che avrebbe finalmente tirato fuori l’America dalle guerre sbagliate in cui era invischiata del Medio Oriente. Ora ne sta per cominciare un’altra, compiendo, scrive Jacob Heilbrunn, ‬«‪l’equivalente di calpestare una mina per curare un mal di testa‬»‪. ‬«‪Nessuno sentirà certo la mancanza del sinistro Suleimani, che fungeva da sicario dei mullah al potere a Tehran‬» ‪e ‬«‪il regime dispotico di Tehran è un tumore nel Medio Oriente‬»‪. ‬

«‪Ma perché – si chiede il direttore del National Interest, il bimestrale pubblicato da un think tank conservatore come il Center for the National Interest – usare la fiamma ossidrica per estirpare le cellule maligne?‬».‪ La politica del containment avrebbe funzionato (e si dà il caso, precisa Heilbrunn, che l’Iran, quando Trump divenne presidente, era sotto controllo). Stracciando l’accordo nucleare, Trump ha finito invece per confezionare una nuova crisi e forse una nuova guerra in Medio Oriente. ‬

 

Non facciamoci illusioni su Trump

«Trump si è affermato in una prospettiva di America First che era il contrario della leadership americana nel mondo e sapeva di isolazionismo e tradimento, come si è visto con la vicenda dei curdi del Rojava e in cento altre sbruffonate senza conseguenze, ora – sostiene Ferrara – doveva essere chiamato alla coerenza con l’inevitabilità di una decisione presa su sollecitazione del Pentagono, cioè di una delle più informate e rispettabili istituzioni di Washington». Ma è un’illusione. Trump non è Bush (e non lo diventerà) e i Democratici non diventeranno neocon.

Che gli Stati Uniti non siano più disposti a «mandare una nuova generazione di americani oltremare per combattere e morire per un altro decennio sul suolo straniero», Obama lo ha ripetuto fino alla noia. E come ha osservato Suzanne Maloney, «la volontà di Trump di sganciarsi dal Medio Oriente sembra in sintonia non soltanto con la sua base ma anche con la maggior parte dei candidati democratici della campagna presidenziale del 2020», che come Trump «hanno invocato la riduzione delle truppe e perfino il ritiro dalle ‘guerre eterne’ in Afghanistan e in Iraq» e quando l’Iran ha attaccato gli impianti petroliferi sauditi nel settembre 2019, «la riluttanza di Trump a rispondere con qualcosa di diverso dalle frettolose sanzioni ha incontrato l’approvazione bipartisan».

 

Ma gli Americani non reclamano altre guerre‪

Il punto è che ‬da un pezzo gli americani sono stanchi del mondo e non vogliono più portare su di sé il peso della responsabilità globale, da un pezzo vogliono tornare a essere una nazione normale, più in sintonia con i propri bisogni che con quelli del vasto mondo (‪per questo gli USA si stanno ritirando dall’Europa e dal Medioriente). ‬Che poi l’America possa davvero appendere le scarpe al chiodo è un altro paio di maniche. Ma da questo lato dell’Atlantico non possiamo continuare a far finta di non vedere. È per questo che l’America di Trump si rifugia nel nazionalismo, non parla più di diritti umani e smette di premere sui dittatori. Ed è proprio a causa di questa assenza (lo ha rimarcato Larry Diamond sul Guardian) che il dispotismo si fa largo e le democrazie vengono destabilizzate, con un’azione lenta e progressiva.

Resta il fatto che, ‬come scrive ‪Jacob Heilbrunn, ‬«‪in America non c’è un elettorato che reclama altre guerre. Piuttosto il contrario‬».‪ Per questo il direttore del National Interest (autore di «They Knew They Were Right: the Rise of the Neocons») non sembra intenzionato a lasciare correre e scrive: ‬«‪Goodbye, Donald Trump restrainer. Hello Donald Trump, neocon‬». Da leggere.

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