LibertàEguale

Ma si può fare un “contratto” con i grillini allo sbando?

di Umberto Minopoli

 

Grillo ha ribadito la svolta: i 5S devono, secondo lui, cambiare tutto. Non sono più quelli di prima: chi lo pensa, secondo il guru, è un nostalgico rompicoglione. E il nuovo M5S è un movimento, secondo lui, di sinistra. Ma di una sinistra da “costruire”. Di Maio, secondo lui, è il Capo politico, il governo è da sostenere. A gennaio il guru indica l’esigenza di un “nuovo contratto”.

Su queste basi è prevedibile che i 5S si dividano. Grillo ha solo sancito il fallimento del Movimento. Zingaretti, giustamente, ha ricavato dal discorso del guru la parte buona: il sostegno al governo e la volontà di svoltare verso il Pd. E, pragmaticamente, ha tradotto il “nuovo contratto” (espressione da bandire dopo il governo gialloverde) nell’esigenza, a gennaio, di una nuova agenda di governo.

E qui sta il punto. La verifica a gennaio è indispensabile. Una “nuova agenda” di governo è urgente: la vecchia era, volutamente, ambigua, generica e vaga. È servita a raffazzonare un governo contro Salvini e a rassicurare l’Europa. Ma non è bastata, come dice il Pd, a dare prospettiva al governo. Nei fatti conteneva solo due limitati obiettivi: taglio dell’Iva e approvazione della manovra 2019/20.

Ma una “nuova agenda” non sarà una festa di gala. Un nuovo programma di governo dovrà essere l’opposto del compromesso al ribasso di agosto. Dovrà ridiscutere tutto. E, soprattutto, dovrà partire dai numeri e dai fatti dell’economia. Che impongono un contenuto preciso all’agenda: si chiama “crescita”. E ripresa del Pil. Su questa agenda non saranno possibili “contratti” con i grillini.

Grillo ha solo coperto con la retorica del “nuovo contratto” (stavolta con la sinistra) la realtà drammatica dei 5 Stelle: sono in via di estinzione, anzitutto, per i risultati di 10 anni di M5S. La loro mitologia della decrescita (che l’Italia ha pagato) ha portato solo al fallimentare, inutile ma costoso Reddito di cittadinanza. Per il resto, dalla Tav, al Tap, dall’Ilva, alle trivelle, dalle grandi opere alle tasse ecologiche, sono state solo sequele di sconfitte o tragedie per il Paese.

Il vecchio M5s merita davvero di morire. E Grillo lo certifica. Una nuova agenda di governo con questo partito fallito e allo sbando è possibile? Saranno capaci di svoltare dal populismo fallito della decrescita alla necessità e urgenza della crescita? Questa è la scommessa. Grillo dovrà imporre ai suoi un cambiamento di pelle e natura e affossare la loro ideologia di 10 anni. C’è da dubitare che ci riuscirà. E, anche, che lui stesso abbia chiare le cose.

È probabile che, su una nuova agenda di governo, i 5S imploderanno. A meno che Pd, Italia Viva e Leu non cedano sulla crescita, il Pil e sui contenuti dell’agenda. Il voto, a mio avviso, resta dietro l’angolo.

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