LibertàEguale

Salvi per poco, ma l’Italia dovrà pagare il conto

di Umberto Minopoli

 

Come la Grecia del 2014? In parte.

Velleitari e sbruffoni come il primo Tsipras: andarono in Europa per suonare e furono suonati. Volevano spezzare le reni alla Commissione europea. Hanno dovuto riscrivere tutti i numeri della manovra ( ma solo per il 2018) sotto dettatura della Commissione.

La Grecia di Tsipras, però, ereditò la crisi economica dai precedenti governi. Questi avevano ereditato conti in ordine e ripresa dell’economia. Ci hanno messo le mani con la loro “manovra del popolo” (reddito di cittadinanza e quota 100) e i conti sono saltati. E siamo in recessione e reinfilati nel tunnel (da cui eravamo usciti).

Peggio, dunque, perfino del primo Tsipras. A cui però, per fortuna della Grecia, l’Europa riuscì a cambiare le velleità. E la Grecia si è salvata.

Nel nostro caso no. L’Europa ci ha corretto la manovra. Ma non ha infierito. Poteva stracciare una manovra assurda. Che, pur con le correzioni europee, è un terribile intruglio di più spesa assistenziale in deficit, più tasse, più debito e recessione.

L’Europa lo sa. Poteva fermarli con la procedura di infrazione. Ma non ha avuto la forza per farlo. L’Italia non è la Grecia. Saremmo tracollati sui mercati finanziari e un tracollo in Italia si rovescia sull’intera Europa. Bisogna essere attenti anche nel punire l’Italia. Pur se è governata da un manipolo di avventurieri, incompetenti e incendiari. Guidati da una foglia di fico patetica: il premier.

Ma l’Europa si è cautelata diversamente. Invece che la procedura di infrazione ha scelto un’altra strada.

Primo, mettere sotto controllo il governo degli avventurieri piazzando una verifica a giugno (dopo le europee) per controllare che non abbiano (succederà) sforato gli impegni (di deficit e di spesa) già nei prossimi 6 mesi.

Secondo, mettere una serie di penali e fideiussioni sulla manovra del 2019 (in caso si sforamenti degli impegni) che uniti all’Iva da recuperare nel 2019 (19 miliardi) e nel 2020 (21 miliardi) ci dicono che a giugno 2019 l’Italia avrà di fronte un burrone, un baratro, una valle di lacrime e sangue di sacrifici, rincari, tasse e aumenti.

Credo sia chiaro: nemmeno gli avventurieri al governo pensano di affrontare la manovra del 2019. Lasceranno. Magari dopo le elezioni. Il problema è: esiste un’alternativa in questo Parlamento? O non rimarrà che il voto politico? Ne è consapevole l’opposizione? Certo, per le nostre tasche, non ci dovremmo augurare che questi mangino il panettone del 2019.

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