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Banche/ “Siamo molto Popolari”: storia di una controriforma

Giuseppe De Lucia Lumeno martedì 12 Dicembre 2017
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di Giuseppe De Lucia Lumeno

 

Abi

 

Controstoria di una riforma che arriva da lontano

Presentazione del libro di Corrado Sforza Fogliani a Milano

 

 

Si è tenuta, venerdì 1° dicembre, nella sede dell’Associazione Bancaria Italiana di Milano, la prima presentazione – la seconda si è svolta a Roma presso la sede Abi di Palazzo Altieri il 12 dicembre – del libro “Siamo molto popolari” scritto dal Presidente dell’Associazione fra le Banche Popolari, Corrado Sforza Fogliani. Il dibattito ha visto prendere la parola, tra gli altri, Giulio Tremonti, Carlo Fratta Pasini, Nicola Porro, Pier Luigi Magnaschi, e lo stesso autore.

Una discussione, dunque, fra esponenti di culture politiche ed economiche differenti sul sistema bancario italiano.

 

Tremonti: un capitalismo giusto

Il Professore Giulio Tremonti, nel suo intervento, sottolineando come quello che lui definisce un “buon libro” abbia saputo incrociare culture e interessi diversi, ha avanzato la sua idea di un “capitalismo giusto” nel quale non c’è ricchezza senza nazione e non c’è nazione senza ricchezza. Il suo intervento è stato incentrato sul significato e sul senso corretto da dare alle parole partendo dal rapporto tra conto economico e conto patrimoniale. La parola “patrimonio”, in fondo, ha una derivazione dalla parola latina pater e rappresenta la responsabilità verso gli altri a partire dal territorio.

Tema delicato e, quanto mai attuale, quello della tutela dei risparmiatori, dei consumatori, dei contribuenti nell’attività finanziaria. Insiste molto sul rapporto tra forma e sostanza parlando quasi di una “sacralità” della moneta e delle operazioni bancarie così come della crisi delle attività di vigilanza fino a parlare bail-in che considera assurdo per almeno due motivi. Perché è uguale in tutta l’Europa non tenendo così conto delle differenze economiche dei singoli Stati e poi perché, altra assurdità, retroattivo. Per l’ex ministro la crisi economica è condizionata da una sottomissione politica. E se la crisi ha interessato tutti i settori – acciaio, moda, cemento, pneumatici e banche – la conclusione non può che essere amara: “Chi può più avere fiducia dopo che ci hanno portato via persino le mutande?”

 

Carlo Fratta Pasini: riconoscere gli errori

Accattivante l’intervento dell’Avvocato Carlo Fratta Pasini, Presidente di Banco BPM che ha parlato del libro come di un giallo, intriso di saggezza e di rimpianto, con un chiaro movente: la congiuntura internazionale ma non un complotto. Per Fratta Pasini le Banche popolari italiane devono riconoscere i propri errori come quello di aver intrapreso spesso percorsi di crescita al di là delle proprie possibilità come un bambino che cresce mentre il suo vestito rimane piccolo e corto. E se le Banche popolari hanno un futuro, sono però davanti a un bivio: o adegueranno la propria governance alle nuove dimensioni oppure dovranno trasformarsi in S.p.a. Dunque, parafrasando l’autore del libro: “Siamo molto popolari ma siamo diversamente popolari”.

 

Nicola Porro: riconquistare credibilità

Il giornalista televisivo, Nicola Porro che si considera un’anima liberale dai quattordici anni – cosa che lo unisce all’autore del libro – ammonisce le banche a riconquistare credibilità. Il risparmio, linfa del sistema economico, deve coniugarsi con la reputazione e sapersi districare fra il populismo dei giornalisti.

 

Pierluigi Magnaschi: scoprire il cancro del capitalismo

Pierluigi Magnaschi, giornalista esperto di economia e finanza, semplice e diretto apprezza i dati contenuti nel libro e denuncia l’italica dimensione provinciale, il non aver saputo applicare il criterio della “apprezzata vendita”, come avvenuto negli Usa, sugli immobili dai quali derivano molti dei crediti deteriorati. Citando Luigi Einaudi, il capitalismo possiede in sé un cancro che deve essere scoperto prima che trasformi il sistema economico in oligopolio o in monopolio e Adam Smith secondo il quale le Banche popolari rappresentano l’Italia, patria dei consumi.

 

Govanni Ferri: le differenze tra i sistemi bancari

Il libro, un atto d’amore verso il sistema delle Banche popolari, secondo Giovanni Ferri, economista e docente universitario, è utile anche a comprendere la differenza fra il sistema bancario italiano e quello estero. Differenza sia in termini negativi che positivi. Ad esempio nel Quebec esistono banche di oltre otto milioni di clienti che hanno adeguato, cosa che non abbiamo fatto in Italia, la governance di fronte alle nuove dimensioni bancarie. In Indonesia la caduta del Pil ha prodotto il fallimento di due terzi delle banche. In Italia malgrado due profonde crisi, quella del 2007 e poi del 2010, questo crollo non si è verificato, anzi le Banche popolari hanno dato ossigeno a un’economia vacillante. Il problema di oggi è la fiducia del correntista verso le banche, caduto del 30-35% (negli USA la fiducia si mantiene sopra il 50%). La forza della banca sta non tanto nel suo patrimonio, ma nella capacità di saper distinguere i debitori.

 

Sforza Fogliani critico sulla riforma

Infine il protagonista della serata, l’autore del libro che affonda partendo direttamente dal decreto Renzi: “questa riforma non ha né capo né coda”. La tesi è chiara ed è nel titolo stesso del libro: “controstoria di una riforma che arriva da lontano e porta all’oligopolio bancario”. Non usa mezzi termini Sforza Fogliani: “la riforma è una vergogna” e grazie a essa molte banche sono finite nei gruppi finanziari d’affari internazionali.

Risultato? Se prima molte banche andavano bene, ora non è più così. Il futuro sarà grigio – per non dire nero – se le Banche del territorio, quelle che hanno trasformato un Paese agricolo in una potenza industriale, verranno cancellate come pure se verranno poste nella condizione di non crescere per evitare l’automatica trasformazione in S.p.a.

L’autore conclude dando alcune risposte. Dove sono le banche italiane all’estero? Semplicemente non ci sono: ora che le Bcc sono state pressoché eliminate le uniche banche italiane, piaccia o no, sono le Popolari. Chi ha detto che le quotazioni delle azioni delle Banche popolari sono “liquide”? Le quotazioni sono stabilite dalle assemblee e non sono per niente liquide, infatti si potrebbero sempre venderle a prezzi di mercato. “Banche molto Popolari”, un libro, un atto di orgoglio verso un sistema che oggi ha 16 milioni di correntisti e una quota di mercato fra il 20 e il 25%.