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Nord vs sud nell’Ue: un divario che cresce

Giacomo Delinavelli martedì 1 Settembre 2015
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valigia_cartone Per la prima volta dal dopoguerra, in questi anni di crisi economica, i giovani italiani hanno subìto l’assenza di prospettive lavorative e quindi di inserimento attivo nella società. Il fenomeno emigratorio è stato, e continua ad essere, di dimensioni impressionanti. Centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, laureati e non, hanno ripreso i classici flussi sud-nord della nostra penisola. E decine di migliaia di giovani hanno scelto un paese europeo o extraeuropeo per continuare la propria formazione o cercare un impiego.

Da un punto di vista economico elementare, l’emigrazione dei giovani durante gli anni della crisi ha significato un travaso di risorse produttive da zone depresse a zone di prosperità. Chi ha interesse che il futuro sia un posto migliore per le condizioni di vita, solitamente le giovani generazioni, ha scelto un paese diverso dall’Italia – soprattutto dal Mezzogiorno – per far si che quelle condizioni migliori si realizzino. In prospettiva, il divario sud-nord e Italia-nord Europa è destinato a crescere.

Ad oggi è evidente che l’Unione Europea non è una zona economica di crescita omogenea, e la scelta di una politica economica di soli investimenti nazionali non può far altro che contribuire a questa disomogeneità. I grandi paesi del sud Europa sono afflitti da bassissimi tassi di crescita e alta disoccupazione giovanile, che in un contesto di alta mobilità giovanile comporta la perdita del capitale umano utile per l’attuazione di politiche di sviluppo. Un mezzogiorno desertificato che perde ogni anno migliaia di giovani che faccia avrà fra dieci anni?

Fino ad oggi la politica di austerità europea è andata esattamente nella direzione opposta alla risoluzione di questo problema. L’Unione europea non ha mai lavorato per migliorare la qualità degli atenei e la loro attitudine ad essere motore di crescita intellettuale ed economica. Nessuna importante politica di conversione all’economia verde e alla sperimentazione di nuove politiche energetiche ha preso piede in Europa. Il dibattito europeo è al più concentrato sul presente, un’ottica temporale propria dei mercati finanziari che contabilizzano i risultati giorno per giorno.

Il divario fra nord e sud Europa può condurre alla destabilizzazione politica degli stati depressi, incapaci di far fronte alle istanze popolari di benessere. Il fallimento del progetto europeo è ben visibile così come lo sono le politiche necessarie per evitarlo.