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Caso Vivendi-Mediaset: ecco il sovranismo della maggioranza

Pietro Ichino lunedì 21 Dicembre 2020
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di Pietro Ichino

 

Le barricate del Governo contro la scalata di Mediaset da parte della francese Vivendi sono la nuova manifestazione di un’antica dannosissima chiusura contro l’internazionalizzazione della nostra economia

 

Se fosse solo il salviniano di ferro Raffaele Volpi, presidente del Copasir, a denunciare il gravissimo pericolo per la sicurezza dell’Italia costituito dalla scalata della francese Axa alle nostre Assicurazioni Generali, potremmo consolarci considerando i vantaggi del non averlo come ministro dello Sviluppo e delle Attività produttive.

Ma abbiamo poco da stare tranquilli se in difesa della Patria contro l’aborrito nemico d’oltralpe si schierano anche Governo e maggioranza, come hanno fatto quando hanno varato la norma per impedire il tentativo della francese Vivendi di scalare Mediaset.

È questo il nostro modo di partecipare da protagonisti alla costruzione dell’Unione Europea? Davvero è “strategico” per le sorti del Paese che Mediaset appartenga al sig. Berlusconi invece che a monsieur Dupont o a herr Schmidt?

Faremo dunque le barricate anche contro i Dupont e gli Schmidt che volessero investire su Mondadori o sul Corriere? E allora perché non anche contro chi volesse investire su Gedi, o su Vodafone? Oppure – chessò – sulla Brembo, o sulla Barilla?

Vero è che abbiamo un’antica tradizione di barricate di questo genere:

– le facemmo, per esempio, alla metà degli anni ’80 contro la Ford, in difesa dell’italianità dell’Alfa Romeo, messa in vendita dall’IRI;

– le facemmo in difesa dell’italianità di Telecom contro gli americani di AT&T, di Autostrade contro gli spagnoli di Abertis, della banca AntonVeneta contro gli olandesi di ABN Amro, di Alitalia contro Air France-KLM, di Parmalat contro i francesi di Lactalis;

– così come le facemmo in difesa del monopolio statale delle poste e delle ferrovie.

Perché ENI, Edison, Finmeccanica, Fincantieri, Luxottica, la stessa Mediaset e altre migliaia di multinazionali italiane devono poter investire in qualsiasi parte del mondo, ma le multinazionali straniere in Italia no.

Poi sentiamo dire che questo Governo vorrebbe accreditarsi come partner di Francia e Germania nel processo di integrazione UE: forse c’è qualche cosa su cui dobbiamo chiarirci le idee.

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1 Commenti

  1. Piero lunedì 21 Dicembre 2020

    gli strenieri prendono le ns aziende, mentre i ns industriali vanno all’estero per risparmiare, intanto lo stato imprende senza grandi successi. l’Italia è ancor di più campo di conquista: una volta scendevano con gli eserciti oggi con i mezzi finanziari e razzolano…le multinazionali fanno da padrone e nessuno le frena: i governi succubi del potere economico e chi paga è la persona umana!

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