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Corruzione: gli arresti non portano consenso

Marco Campione giovedì 14 Giugno 2018
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di Marco Campione

 

Sono convinto che gli arresti di ieri non penalizzeranno la Raggi. Perché? La risposta è semplice se si parte da una breve storia del giustizialismo in politica. Ovviamente la taglio con l’accetta (sono circa 25 anni di storia patria), ma mi serve per evidenziare come – con buona pace del giapponese Travaglio – piano piano il tema ha perso centralità.

 

  1. La cultura giustizialista è stata cavalcata dalla politica a partire dai primi anni Novanta, con Tangentopoli.
  2. Le prime elezioni le ha vinte Berlusconi, alimentando quel clima con le sue TV; quel governo è durato poco grazie ad una manovra parlamentare ottimamente condotta da D’Alema e Bossi.
  3. Nel 2001 -quando tornò al governo- Berlusconi aveva già abbandonato quel posizionamento, lasciandolo molto volentieri alla sinistra.
  4. Berlusconi governò fino al 2012 (interrotto dal Prodi II per un paio d’anni, dal 2006 al 2008).
  5. Nel 2006 i DS avevano già iniziato ad affrancarsi dall’antiberlusconismo giustizialista, abbandonato definitivamente nel 2008 grazie al coraggio di Veltroni e alla nascita del Pd. Quel vessillo era sì in coalizione, ma relegato alle posizioni minoritarie (la sinistra a dura e pura, Di Pietro ecc).
  6. Non è un caso che in quel periodo Di Pietro fosse il cavallo sul quale puntava Casaleggio. Con il suicidio politico di Di Pietro dovuto a più cause che non è utile indagare qui, Casaleggio cambia cavallo e “sposa” il visionario Grillo e i suoi ragazzi di belle speranze.
  7. Anche grazie al cambio di cavallo, il giustizialismo veicolato da Grillo si fa più sofisticato, abbandonando il tema unico di Berlusconi e proiettandolo su tutta la classe politica. Il giustizialismo diventa così un elemento tra tanti di una forza anti-sistema in senso più tradizionale.
  8. Alle sue prime uscite M5S raccoglie molto poco; solo nel 2013 avrà il primo exploit rimanendo però minoritario (la “coalizione” arriverà terza, dietro centrosinistra e centrodestra).
  9. Renzi ha qualche cedimento al “lato oscuro” nella fase della “scalata” al Pd, più che altro per differenziarsi da Monti (penso alla vicenda Cancellieri). Per fortuna dura poco. Mai -da segretario- ha usato i guai giudiziari dei suoi avversari per colpirli, nemmeno con i primi problemi con la giustizia della stessa Raggi.
  10. Nei cinque anni di opposizione al centrosinistra, il MoVimento mantiene in filigrana un profilo giustizialista (sempre però nella declinazione anti-casta a 360 gradi), ma progressivamente in primo piano ci saranno sempre più i temi più tradizionali (il fisiologico no alle riforme del governo) e quelli di sicuro impatto elettorale (reddito di cittadinanza, no euro ecc).

Come si vede, progressivamente il giustizialismo è uscito dalla centralità della proposta politica. Pensare quindi che gli arresti di ieri possano danneggiare i Cinquestelle perché svelerebbero una contraddizione è illusorio. L’elettore non percepisce alcuna contraddizione perché da tempo il giustizialismo non è più il “core-business” dei pentastellati.

Gli unici risultati che otterrete, cavalcando quegli arresti in chiave politica, saranno quello di far incazzare i garantisti (e quelli non pelosi votano tutti o quasi il centrosinistra, giova ricordarlo), ma soprattutto quello di non parlare delle cose importanti. Che sono riassumibili in “come tutelare Amministrazione e beni comuni da corrotti e corruttori”.

L’Assessore Maran non viene da Marte, ma è il figlio di un modo di concepire il servizio ad una comunità. Che è trasversale a tutte le forze politiche ed è largamente maggioritario. Parliamo di lui e di quelli come lui. È meglio.

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