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Ascani: “Non me la sento di lasciare la mia storia alle spalle”

Anna Ascani mercoledì 18 Settembre 2019
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di Anna Ascani

 

(Post di Facebook del 17 settembre)

 

È stata una giornata lunga e faticosa. La prima giornata operativa al Ministero. Ma ovviamente non è questa la parte “faticosa”.

Ho pensato molto. Ho anche pianto.

Suona strano detto da chi fa il mio mestiere, ma non mi vergogno a raccontarlo: quel diritto alla fragilità di cui mi piace tanto parlare per una volta mi tocca rivendicarlo per me.

Ho letto l’intervista di Matteo Renzi stamattina. C’è molto di lui, delle sue straordinarie intuizioni, della sua visione, della sua capacità di leadership. C’è il suo entusiasmo concreto e appassionato. Per questo sono certa che in tanti lo seguiranno sulla strada che oggi ha tracciato. E tra questi ci sono moltissimi miei AMICI, di quelli che è raro incontrare in un partito, compagni di strada che conosco da anni e qualcuno che ho conosciuto qualche mese fa, ma che in poco tempo mi ha dato tantissimo. C’è un pezzo del mio cuore, della mia storia politica e, quindi, di me.

Solo che tutto questo, purtroppo, non mi basta per fare lo stesso.

Mi sono iscritta al Partito Democratico a 19 anni, nel 2007, quando al posto della tessera alle primarie ti davano un cartoncino con su scritto “sono un fondatore”. È ancora appeso nella mia cameretta in casa dei miei. Mi sono iscritta perché volevo cambiare il mondo. Ed era un obiettivo serissimo. Ho imparato quasi subito a frequentare il circolo, ad attaccare i manifesti, a organizzare volantinaggi, a montare banchetti sotto la pioggia. Ho imparato che c’era qualcosa di bello nel condividere la militanza e che quel che mi pareva superato e vecchio era invece prezioso perché mi permetteva di crescere in squadra, dal basso, lavorando per qualcosa di più grande dei destini individuali. Ho conosciuto così la mia migliore amica e il migliore amico. Che sono ancora qui a sopportarmi.

Lo so che il mondo è cambiato e che non si può far politica con la nostalgia. So che il Partito Democratico ha enormi problemi. E che certe vecchie liturgie e meccanismi si sono mangiati, nel tempo, gran parte del progetto che insieme avevamo costruito dodici anni fa. So che se vuole sopravvivere il PD deve cambiare. Ma so anche che noi “nativi”, che non eravamo “ex” di niente, abbiamo ereditato qualcosa di straordinario. Forse quasi inconsapevoli, insieme a quel cartoncino, abbiamo raccolto il testimone di storie che hanno fatto la Storia di questo nostro Paese. Non cenere da contemplare, ma un fuoco da tenere acceso.

Ecco io oggi non me la sento di lasciare la mia storia alle spalle, così. Non me la sento di lasciare questo partito che mi ha dato moltissimo in tanti anni. Le sue feste de l’Unità che mi hanno accolto fino a pochi giorni fa. I volontari. Gli iscritti. Tanti che come me hanno creduto in questo grande progetto, che è stato la mia prima ed unica casa. E che – ne sono convinta – ha ancora bisogno delle mie idee per non trasformarsi in qualcosa di diverso da quello che insieme avevamo immaginato.

Ci sarebbero tante altre cose da dire sul momento che stiamo vivendo, su come ci siamo arrivati o sul governo; ci sarebbero ragioni più politiche da illustrare. Ma le mie parole sarebbero fraintese o, peggio, utilizzate in malafede. E quindi, per ora, preferisco evitare.

So che deluderò molti. Anche tra i miei amici.

So che in tanti – che invece amici non sono e non saranno – cercheranno di utilizzare contro Matteo Renzi e contro chi lo seguirà nel suo nuovo progetto la mia posizione. E mi fa male.

Ma questa decisione, decisamente sofferta, è quella che oggi mi sembra più giusta. Nelle prossime settimane dedicherò tutte le mie energie al lavoro che c’è da fare sulla scuola. Non sarà facile ma farò del mio meglio.

In qualche modo mi consola il pensiero, che è più di una semplice speranza, che a un certo punto ci ritroveremo lungo la strada. Perché saranno le nostre idee a farci ritrovare.

E allora, ancora una volta, buona strada.

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1 Commenti

  1. OsitaVincenzi martedì 24 Settembre 2019

    capisco i sentimenti della Ascan ma penso che occorra il coraggio di cambiare perché ,altrimenti,il PD torna ad essere quello che sempre è stato,cioè il Partito di una sinistra ormai vecchia e superata,senza obiettivi di riforme e di progresso e ,purtroppo,nella parola “inclusione” usata da Zingaretti c’è tutto il vecchio di un Partito che non ha saputo avere coraggio e idee nuove

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