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Di che storia è figlia la candidatura Padoan

Luigi Marattin domenica 1 Agosto 2021
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di Luigi Marattin

Alcuni quotidiani il 1 agosto citano una nota del Partito Democratico in merito alla vicenda MPS, in cui – riferendosi alla candidatura di Piercarlo Padoan al collegio uninominale di Siena alle ultime elezioni politiche – afferma: “quella candidatura era figlia di un’altra storia del Pd, terminata con le politiche del 2018”.

Piercarlo Padoan e’ stato Ministro dell’Economia dal 2014 al 2018, per tutta la stagione di governo riformista del Pd. Prima di allora – oltre alla carriera accademica – aveva avuto un lungo percorso di economista di punta in tutte le principali istituzioni internazionali.
Divenne ministro all’indomani di quella che (prima del Covid) era stata la più pesante fase recessiva della storia italiana: dal 2008 al 2013 erano andati in fumo dieci punti di Pil, 25 punti di produzione industriale e un milione di posti di lavoro.
Quando Padoan lasciò l’incarico, non solo erano stati recuperati tutti i posti di lavoro persi ma il tasso di crescita del Pil era arrivato a 1,7%, più di 4 volte la media degli ultimi 20 anni.
Tra i vari problemi complessi che si trovo’ ad affrontare durante il suo mandato, ci fu anche un’ondata senza precedenti di crisi bancarie, dovute alle politiche dissennate condotte in passato dai gruppi dirigenti di quegli istituti di credito, spesso affettuosamente coccolati dalla politica.
Proprio su MPS, nel 2017, gestendo perfettamente la delicata operazione di ricapitalizzazione precauzionale, evito’ il fallimento dello storico istituto senese, evitando gravi conseguenze su lavoratori e risparmiatori.
Quando fu eletto in Parlamento, Piercarlo fu assegnato al gruppo Pd della commissione bilancio, di cui io ero il capogruppo.
Piercarlo passo’ così in pochi giorni dall’essere uno dei ministri più autorevoli d’Europa ad un deputato di opposizione confinato in un piccolo ufficio in uno degli edifici più modesti della Camera. Ero nel suo ufficio quando, rispondendo lui stesso al suo telefono, cercava con un sorriso di convincere il suo interlocutore (che rifiutava di credergli) di essere proprio lui, e non un membro del suo staff (che non aveva).
Non ricordo abbia perso una sola riunione della commissione, anche quando c’era da discutere solo l’ultimo parere di un irrilevante provvedimento. Qualche volta mi veniva a chiedere se – per favore – poteva assentarsi solo un attimo.
Credo che chiunque altro, al posto suo, avrebbe vissuto quella condizione con un minimo di disagio o imbarazzo. Specialmente alcuni dei nostri colleghi parlamentari, che spesso si sentono Charles De Gaulle o Indira Gandhi semplicemente per essere finiti in parlamento, e magari solo perché hanno aderito alla corrente giusta.
Lui no. Viveva tutto con una serenità e semplicità disarmante, e non mancava di scherzare spesso con quel suo inimitabile umorismo British.
Non mi faceva mai mancare i suoi preziosi consigli, anche quando in aula il capogruppo faceva intervenire me sui provvedimenti importanti (un altro mi avrebbe probabilmente tagliato le gomme della macchina).
Insomma. Non so a cosa si riferisse il gruppo dirigente del Pd quando ha scritto che “la candidatura di Padoan era figlia di un’altra storia”.

Ma per quanto mi riguarda, era una bellissima storia. Di quelle che, ahimè, non se ne trovano più tante.

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