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Giuliano Amato e il senso della vocazione

Danilo Di Matteo domenica 30 Gennaio 2022
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di Danilo Di Matteo

 

Salvatore Veca ebbe a dirmi del proprio stupore dinanzi alla forza del caso: la sua scoperta di John Rawls, ad esempio, era stata incredibilmente casuale. E così è per tante vicende della vita, in ogni ambito. Eppure a volte la casualità assume la forza e la forma di una sorta di chiamata, di vocazione, interpretabile in chiave laica o addirittura di fede religiosa. Un po’ come accadeva a quei profeti biblici quasi costretti a profetare, pur senza averne alcuna intenzione.

Mi riferisco a un fenomeno che va assai oltre la riflessione del grande Max Weber, a proposito dell’etica del lavoro e dello spirito calvinista del capitalismo, sulla professione come vocazione. Alludo piuttosto a situazioni come quella del filosofo interessato a Marx che si ritrova a sviscerare Platone o del medico appassionato di neurologia che diviene un luminare dell’oncologia. Detto altrimenti: quasi una trama misteriosa, il concorso di fattori imprevedibili e imponderabili possono indurci a scegliere o a decidere a dispetto di noi stessi e delle nostre iniziali intenzioni.

Qualcosa di simile è stato evocato a proposito della rielezione del presidente Sergio Mattarella al Quirinale e, più in generale, della sua biografia politica. Come non concordare? Tale fattore ha, a parer mio, altrettanta forza nella vicenda e nel percorso del nuovo presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato. Il quale viene chiamato ogni volta dalla vita a svolgere il proprio ruolo di Professore, ma non (solo) all’Università. Mi accostai per la prima volta, ad esempio, a un autore come Jürgen Habermas grazie a lui, ascoltando un suo intervento, ma non in un’aula universitaria. E vivo le sue conferenze, le metafore che egli propone, gli esempi di cui si avvale come lezioni di diritto (anche per coloro che, come me, sono privi di una formazione in quell’ambito), di politica, di logica. Come funziona uno Stato? Cosa vuol dire, poniamo, equilibrio dei poteri? Quali conseguenze scaturirebbero dall’elezione popolare del presidente della Repubblica? Che accade quando le leggi non riescono a farsi interpreti di nuove istanze o non sono al passo con i mutamenti della scienza o di altre sfere del sapere e della società? Per non dire dei conflitti e delle aporie che emergono dalle due esigenze, in apparente contrasto tra loro e che pure andrebbero oggi necessariamente coniugate, di decidere bene e di decidere in fretta.

Sullo sfondo, poi, a proposito di alcuni dei temi controversi sui quali è chiamata a pronunciarsi la Corte Costituzionale, mi sembra di scorgere l’esigenza di armonizzare la vita buona (egualmente evocata da pensatori antichi e da studiosi e studiose contemporanee come Martha Nussbaum) e la vita libera, senza troppi vincoli e impedimenti.

Spesso si parla di Amato come di un novello Dottor Sottile. Se ci si riferisce alla capacità e all’arte di discernere, concordo. Se si allude alla tendenza all’astrazione, a distinzioni superflue e ridondanti, no. Egli incarna piuttosto il ruolo del Professore che anche, soprattutto fuori dell’accademia, trasmette sapere e saggezza, consapevole del fatto che siamo chiamati a convivere e che dovremmo farlo in maniera dignitosa.

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