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L’8 marzo (anche) come metafora

Danilo Di Matteo mercoledì 8 Marzo 2023
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di Danilo Di Matteo

 

Al di là delle varie posizioni ideologiche o culturali, a me sembra che sia un fatto acquisito e condiviso, pur se con accenti e declinazioni diverse, che il presente e il futuro delle donne, in questa parte del globo e altrove, si giochino al crocevia tra parità e riconoscimento della differenza. O, se si vuole, tra emancipazione e liberazione; tra affermazione del principio di eguaglianza e pieno rispetto, ad esempio, dei tempi della maternità. La soluzione, è ovvio, non consiste nel negare l’essere donna. Come, per le persone di colore, non è tingersi la pelle. E così via. 

Forse gli universi sono davvero due, il maschile e il femminile. Tuttavia Norberto Bobbio, tra gli altri, di un fatto era certo: se è davvero arduo individuare degli indici universali di progresso (che so: il reddito pro-capite, la qualità dell’ambiente o dei servizi ecc.), l’unica, vera indicazione attendibile e inconfutabile del livello di civiltà ci è data dalla condizione femminile (e attenzione: si tratta di un pensatore che poco credeva al discorso sulla differenza). Salvatore Veca, poi, scorgeva nella condizione dei bambini e, in particolare, delle bambine un indicatore ancora più fine e preciso.

In ogni caso l’8 marzo è anche una metafora: una metafora dei complicati percorsi volti a migliorare la condizione umana. Un solo esempio conclusivo, a proposito di uguaglianza nella dignità e differenza. Sulla terra siamo in otto miliardi. Se tutti volessimo adottare lo stile di vita dell’americano medio, sarebbe il collasso ecologico. E dunque: l’uguaglianza passa per la differenza, e viceversa. 

 

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