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L’insegnamento di Angelo Vassallo, il sindaco che si oppose alla camorra

Amedeo Lepore lunedì 5 Settembre 2022
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di Amedeo Lepore

 

Il 5 settembre di dodici anni fa Angelo Vassallo veniva assassinato lungo la strada che lo riportava a casa. Un crimine vile e orrendo, che ha provocato un moto di commozione e reazione civile in tutto il Paese, durato fino a oggi non solo nel ricordo. Infatti, sono tante le forme di presa di coscienza, di condivisione di esperienze, di promozione di attività sociali e culturali sorte in conseguenza di quel tragico evento.

Vi sono state importanti prese di posizione e manifestazioni di solidarietà da parte di istituzioni e forze politiche, ma talvolta isolate. Lo sgomento per un delitto tanto efferato nasceva dalla figura e dall’operato di un sindaco di una piccola cittadina del Sud, che incarnava un’idea – semplice, ma rara – di un amministratore pubblico tenacemente dedito al proprio compito, al servizio della propria comunità e delle istituzioni.

Questa immagine, poi, si arricchiva con la narrazione delle umili origini di Angelo, del suo mestiere di pescatore, della durezza del suo temperamento e, al tempo stesso, della sua profonda umanità, del legame con la sua terra, bella e aspra, e il suo mare, vasto e inviolabile. Inoltre, era il contesto di una realtà tanto ordinata e incantevole, un luogo non molto distante dai centri metropolitani, ma “intatto” nei suoi caratteri originari fatti di paesaggi straordinari, qualità della vita e quiete, a rendere inspiegabile una lacerazione così feroce e cruenta.

Gli interrogativi su questa vicenda si sono rincorsi negli anni, arrivando, in alcuni casi circoscritti, a mettere in discussione perfino le certezze su quello che appariva chiaro: un sindaco e una capacità amministrativa molto avanzate, specie per un territorio meridionale. Atteggiamenti controversi, che paradossalmente scaturivano dalla ricerca di verità o dal tentativo di negarla. Infatti, allo sforzo incessante per avere risposte, che veniva dalla famiglia e da tutti quelli che gli erano stati vicini, e per accertare i fatti, da parte di chi ne aveva il compito, si è accompagnato un intento di ridurre tutto a bega locale o di deviare l’attenzione dal perseguimento degli effettivi colpevoli.

In queste ultime settimane, si è aperto un primo squarcio di luce e si sta sviluppando un’indagine per omicidio e associazione per delinquere, che potrà portare a una conclusione con l’indicazione della verità.

Angelo Vassallo non si era piegato alla camorra e, secondo l’ipotesi investigativa riportata dai giornali, fu ammazzato perché intendeva svelare “un traffico di droga che gravitava attorno al porto turistico di Acciaroli di cui era venuto a conoscenza” (dall’Ansa del 28 luglio 2022). Il procuratore della Repubblica di Salerno sta procedendo con l’impegno, riportato in una conversazione con “il Mattino” di due anni fa, di lavorare intensamente per “arrivare a ricostruire una verità con prove certe”. Questo dal punto di vista delle responsabilità giudiziarie, che sono essenziali per la comprensione di ciò che è avvenuto.

Nel frattempo, vale la pena di guardare anche ad altri aspetti, sicuramente non marginali, di questa complessa e terribile storia del nostro tempo. Innanzitutto, l’insieme delle forze criminali e di una zona grigia di complicità che si è mosso contro il “sindaco pescatore” è l’esatto opposto del modello che aveva costruito, basato su riqualificazione e rigenerazione dei territori, cercando di contemperare attivamente l’ambiente, il verde e il valore della storia locale con l’esigenza di uno sviluppo moderno e sostenibile. Vassallo era riuscito in questo sforzo unico, combattendo ogni forma degenerativa di speculazione, di malaffare e di diffusione della droga, a volte anche con l’incoscienza di chi sa di stare dalla parte giusta e vuole tutelare la sua comunità.

In questa lotta ha ricercato e ricevuto tutti i sostegni necessari o, a un certo punto, è rimasto troppo solo? A questa assillante domanda, si aggiunge una considerazione di ordine generale, su ciò che sarebbe dovuto accadere dopo un episodio tanto dirompente. Dai traumi, anche quelli che derivano dai colpi più duri, come prova l’età di crisi che stiano attraversando, ci si può riprendere tentando di capire le cause che li hanno determinati e riproponendosi di evitarne la ripetizione, oppure si può rischiare di non uscirne, rimanendo debilitati o compromessi nelle proprie caratteristiche vitali.

Oggi dovremmo chiederci se siano state intraprese tutte le iniziative per far vincere definitivamente i valori paradigmatici dell’esperienza di Angelo Vassallo. Le istituzioni possono dare un esplicito segnale di intervento per rafforzare le condizioni di sicurezza e sviluppo della buona economia del Cilento, che è un patrimonio inestimabile di tutto il Mezzogiorno. A una politica intelligente e sana, a tutti noi cittadini del Sud spetta il compito non di una semplice testimonianza, ma di un rinnovato impegno civile e morale nel solco dell’insegnamento di quel grande sindaco.

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