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Reddito di cittadinanza, Saraceno non conosce a fondo la questione

Ileana Piazzoni giovedì 5 Agosto 2021
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di Ileana Piazzoni
Oggi la professoressa Saraceno replica alla risposta di Matteo Renzi, con toni devo dire molto più soft rispetto all’incredibile articolo iniziale. E tuttavia anche in questa replica conferma di non conoscere a fondo la questione, oltre ad insistere sull’idea piuttosto bizzarra che la prima legge italiana sul contrasto alla povertà sia stata approvata contro il parere dell’allora Presidente del Consiglio Renzi. Che notoriamente è uno che si fa imporre le cose…
Saraceno riconosce finalmente l’iter che ho ricordato ieri, ma riesce a dare comunque il merito dell’approvazione del Rei alla propaganda grillina sul reddito di cittadinanza. Ignorando, e questo per un tecnico e’ particolarmente grave, il ruolo avuto da Alleanza contro la povertà, le indicazioni dell’Unione Europea e le sperimentazioni già in atto.
Chiunque conosca la materia ed abbia partecipato a quel percorso (e non sia in malafede), sa che la ragione della cautela e della gradualità di finanziamento stava nella consapevolezza che introdurre una misura di reddito minimo in un paese con scarsi servizi, e quindi scarsa possibilità di controllo e di attivazione di percorsi di inclusione sociale e lavorativa, poteva avere effetti dirompenti. Non a caso, contro il parere di molti, introducemmo il principio che una quota fissa del finanziamento sarebbe andato ai servizi sociali, per metterli nelle condizioni di non lasciare le condizionalità (gli obblighi a cui chi riceve l’aiuto deve essere sottoposto) lettera morta, come è evidentemente oggi con il Rdc.
Intanto con il Jobs act e in particolare il decreto legislativo 150/2015 si procedeva a cambiare il sistema delle politiche attive del lavoro, con l’introduzione dell’Anpal e dell‘assegno di ricollocazione (un voucher di formazione).
In teoria, avremmo dovuto prima rendere tutto questo solido e operativo, e poi introdurre la misura di sostegno al reddito. Ma la crisi economica ci aveva consegnato uno scenario devastato proprio dal fatto che nessun governo, prima di quello di Matteo Renzi, aveva pensato di introdurre meccanismi che evitassero alle persone di finire in povertà assoluta. Quindi scegliemmo l’unica strada di senso: la gradualità, negli importi e nell’estensione della platea, per dare un sostegno senza provocare quello che la follia propagandistica del reddito di cittadinanza ha prodotto. Ovvero una fortissima stortura di disincentivazione al lavoro, soprattutto al sud, e una profonda e diffusa ostilità verso i beneficiari da parte di chi lavora e paga le tasse.
Trovo incredibile che un tecnico della materia possa negare la necessità dell’approccio graduale, soprattutto di fronte alla prova fattuale, ossia il fallimento evidente avvenuto con l’approccio da lei auspicato.
Eppure Saraceno ammette nella sua replica che ‘il disegno del Rei era più completo e articolato di quello del Rdc, e anche più attento alle concrete caratteristiche di chi si trova in povertà’. Cosa evidentemente per lei avvenuta per caso, non perché i decisori politici, Presidente del Consiglio in primis, fossero più interessati a cambiare le politiche di questo paese che a fare propaganda sulla pelle dei poveri.
Ma Saraceno addebita la sostituzione del Rei con il Rdc al nostro scarso entusiasmo, all’arroganza trionfante del M5S e alla resistenza della Lega nel primo governo Conte.
Sul nostro entusiasmo ho già detto. La Lega di sicuro non era convinta, ma altrettanto di sicuro non ha fatto alcuna resistenza a tutto quello che il M5S ha imposto.
L’unica cosa esatta è la responsabilità del M5S, riuscito addirittura a introdurre per legge una scala di equivalenza inventata di sana pianta, senza alcuna base scientifica, pur di mantenere il feticcio dei 780 euro, propagandati irresponsabilmente senza alcun criterio di merito.
Ma Saraceno dimentica di citare tra i responsabili tutti coloro, soprattutto nei media, ma non solo, che a quella propaganda si sono accodati, un po’ per ignoranza, un po’ per antirenzismo. Consiglierei, per poter cambiare le cose, di colmare la prima e evitare rigorosamente il secondo.
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