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Sarajevo, l’Unione Europea vista dai Balcani

Federica Woelk venerdì 26 Aprile 2019
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di Federica Woelk

 

Uno dei miei posti preferiti a Sarajevo è la Baščaršija.

Sembra di essere in Turchia, con le moschee e il Sebilj, la fontana in mezzo ad una piazza in centro al quartiere.

Ma vado volentieri anche vicino al fiume, la Miljacka, che scorre vicino alla biblioteca costruita dopo la guerra, simbolo degli abitanti di Sarajevo. Sempre camminando lungo il fiume, si arriva all’angolo del ponte sul quale è stato ucciso l’arciduca austriaco Francesco Ferdinando, e che è stato uno dei motivi dello scoppio della Prima guerra mondiale.

E’ una città ricca di storia, Sarajevo. Quando cammino in città, ho completamente un’altra prospettiva rispetto a quella che ho camminando a Parigi o a Berlino. Siamo sempre in Europa, ma non nell’Unione europea, e si sente da un punto di vista culturale ma anche nella vita di tutti i giorni. Basti pensare che uno stipendio medio qua è di 500 euro al mese.

Ecco. Stando qua rifletto spesso e molto su ciò che ci aspettiamo noi cittadini membri dall’Unione europea. Ciò che pretendiamo, e desideriamo. E mi rendo conto che diamo per scontate tantissime cose.

La libertà di movimento in primis: esempio stupido, sono andata a Berlino la settimana scorsa e per cambiare aereo (voli diretti ce ne sono pochissimi per Sarajevo), sono dovuta uscire e rifare il controllo sicurezza, perché la Bosnia non è in Schengen. Nemmeno la Croazia, anche se quest’ultima è nell’UE. Ma anche semplicemente il roaming: una chiamata dalla Bosnia all’Italia o viceversa è carissima. Non ci rendiamo conto di ciò che abbiamo e vogliamo sempre di più.

Per me i Balcani sono una delle regioni più interessanti e difficili da comprendere. Hanno un passato molto pesante, e sono usciti da una guerra che li ha travolti e distrutti, in particolare Bosnia e Kosovo. Giá durante la Prima guerra mondiale si è visto che avere Balcani non stabili è negativo per tutti.

Con questo articolo vorrei lanciare un messaggio importante: la politica di allargamento per l’Unione europea è importante quanto per i Balcani. Riuscire a far entrare nei prossimi dieci anni (perché questo è il tempo di cui parliamo, non entreranno prima, devono prima riuscire a risolvere alcune questioni delicate, riguardanti in particolare lo stato di diritto e la corruzione) i Balcani, è una garanzia di stabilità di cui l’Unione europea ha assolutamente bisogno, in particolare ora con la Brexit. Inoltre, questi Paesi sono veramente una ricchezza culturale, da cui imparare molte cose (in quanto a mentalità la Bosnia è molto simile all’Italia). Abbiamo il dovere morale di offrire un aiuto a questa regione, anche e soprattutto per motivi storici.

Passeggiando per Sarajevo, mi auguro per questo Paese che riesca a risolvere i suoi problemi e ad accedere all’UE. Sarebbe un grande passo per entrambe le parti. Pur con tutte le difficoltà che ci sono e ci saranno.

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