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Tecnologia e innovazione per colmare il gender gap

Simona Malpezzi giovedì 1 Aprile 2021
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di Simona Malpezzi

Nel mondo della Quarta Rivoluzione Industriale la sfida è pensare che crescita e sviluppo passino attraverso uno straordinario processo di attivazione delle potenzialità umane, a partire dalla formazione, dalla ricerca e dall’istruzione. In un’epoca in cui il lavoro si sta trasformando in maniera radicale e sono richieste nuove competenze, è indispensabile sensibilizzare le nuove generazioni sul tema delle pari opportunità e del superamento degli stereotipi che vorrebbero le ragazze meno inclini allo studio delle discipline scientifiche STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica).

Nell’era della digitalizzazione, infatti, è necessario promuovere l’uguaglianza nella tecnologia e nell’innovazione perché sarà proprio l’investimento sul capitale umano che farà la differenza tra chi riuscirà a stare dentro i cambiamenti imposti dalla rivoluzione in corso e chi ne sarà escluso. Il report 2020 redatto da Talents Venture e STEAMiamoci sul Gender Gap nelle facoltà STEM registra come “nel quinquennio 2020-2024, le imprese avranno bisogno di circa 1,5 milioni di occupati in possesso di competenze digitali base”, sottolineando “la necessità per tutti gli attori coinvolti – dagli enti di formazione, ai regolatori pubblici e alle aziende – di formare ed impiegare capitale umano adeguatamente istruito”.

Nel fare queste considerazioni, il rapporto certifica la evidente differenza di genere nell’accesso alle materie STEM. Un numero è particolarmente impressionante: su 100 ragazze iscritte all’università, soltanto 18 studiano materie scientifiche. Purtroppo, dopo il record fatto registrare nell’anno accademico 2017/2018, e nonostante il nostro Paese sia tra i più virtuosi in Europa, la crescita della percentuale di ragazze iscritte ai corsi in materie scientifiche sul totale delle donne iscritte all’università si è arrestata ed il valore è rimasto sostanzialmente invariato nel 2018/2019 (18,3%).

Eppure, queste studentesse presentano risultati accademici più elevati ma, una volta terminati gli studi, trovano più difficilmente un’occupazione e la loro retribuzione è più bassa rispetto ai colleghi uomini. I dati ci aiutano a capire come si intreccino due elementi: la difficoltà di accesso alle professioni scientifiche e un significativo divario retributivo. Si tratta di un fenomeno di “gender gap”, di istruzione e lavorativo, che attanaglia questo Paese e che ci impedisce di crescere e di affrontare tanti nodi strutturali che ci rendono fragili e poco competitivi nel mondo che cambia.

È del tutto evidente, infatti, che la possibilità per le donne di avvicinarsi a questi mondi avrebbe un grande impatto sul tasso di occupazione: in Italia meno di una donna su due lavora. Abbiamo bisogno di formare capitale umano in linea con le sfide del futuro e, ancora di più, abbiamo bisogno del contributo decisivo delle donne che sono, spesso, escluse. Non può esistere una crescita che non sia inclusiva e questo percorso inizia dalla scuola dove le ragazze, fin da piccole, vanno orientate anche verso mondi che, per pregiudizi radicati, sono associati all’universo maschile. Questo preconcetto non è solo un problema per le donne che non possono sviluppare pienamente le proprie potenzialità e realizzare le proprie aspirazioni ma lo è per tutto il sistema che subisce gli effetti della mancata inclusione.,

Il futuro ci impone di investire direttamente sulle persone e le loro potenzialità, promuovendo per le ragazze programmi specifici di orientamento, borse di studio per aiutare le giovani donne provenienti da contesti meno avvantaggiati a soddisfare la propria ambizione di lavorare nell’innovazione e nella tecnologia, risorse per i dottorati di ricerca e, una volta terminati gli studi, un sostegno concreto all’avvio delle carriere professionali e sgravi fiscali per le imprese che assumono donne perché, purtroppo il lavoro femminile è il primo ad essere sacrificato. Serve un grande progetto strutturale di investimento sulle donne e le loro capacità. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza indica nella riduzione delle disuguaglianze di genere la strada per realizzare la crescita del Paese. Speriamo non resti un impegno sulla carta.

 

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