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Alle primarie per salvare il progetto del PD

Umberto Minopoli martedì 19 Febbraio 2019
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di Umberto Minopoli

 

Non so quante persone hanno capito veramente la posta in gioco nelle Primarie del Pd. Secondo me, poche.

Nelle ultime primarie votarono oltre due milioni di persone e il candidato segretario Renzi vinse col 70% dei voti. Perché? Si era capito la posta in gioco: sostenere un progetto di riforme e di governo che Renzi rappresentava.

Oggi chi ha capito la posta in gioco? La gente cosa percepisce delle Primarie del Pd? Che si stanno scegliendo il segretario, certo. Questo può mobilitare iscritti ed elettori? Basta? Non credo.

Anche perché i veri nodi delle differenze tra i candidati si fa di tutto per tenerli nascosti. Si evita perfino il confronto tra i candidati per nascondere le differenze. E i media presentano già Zingaretti come leader senza nemmeno aspettare il voto.

Invece la posta in gioco del congresso c’è. E se non lo si fa capire il congresso del Pd sarà una tragedia per il futuro del Pd.

Zingaretti ha reso chiaro, fin dall’inizio, tre propositi:
– fare “piazza pulita” del passato ( che per lui inizia solo nel 2013) cioe’ di Renzi e del renzismo;
– puntare ad un nuovo polo con i 5 Stelle recuperati;
– riaccogliere gli ex scissionisti.

Questi tre propositi significano una cosa molto chiara: si rompe la comunità del Pd e si propone una strategia che distrugge, definitivamente, il progetto del Pd. Che non era creare l’ennesimo partito di sinistra.

Ma creare un “nuovo partito”, chiamato democratico (e non socialista o di sinistra), che raccogliesse non soltanto le famiglie socialiste o di sinistra ma le famiglie “riformiste”: cattoliche, laiche, liberali, civiche ecc. Leu è l’opposto di ciò: sostiene l’opposto. E non è nemmeno supportata dal voto: a sinistra del Pd c’è uno scarso 2%.

I tre propositi di Zingaretti snaturano il progetto del Pd. E, soprattutto, preparano nel Pd nuove divisioni e abbandoni.

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