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Caro Pd, a che serve la rimozione di Renzi?

Umberto Minopoli lunedì 29 Ottobre 2018
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di Umberto Minopoli

 

La cronaca dei giornali circa gli attacchi a Renzi all’assemblea di Milano del Pd sfiora il comico e la barzelletta.

Niente di esplicito, parrebbe: Renzi non è mai nominato, nessuno ha avuto il coraggio di una critica politica diretta, circostanziata, motivata.

Solo nervosismi dissimulati, camuffati, viltà, piccola maleducazione, gesti di ingratitudine di beneficiati.

Gli unici che sembrerebbe abbiano espresso una critica “politica” (sic) sarebbero stati l’ineffabile Sala che ha richiesto la fine di leadership forti e autorevoli nel Pd, il prevedibile Orlando e il vecchio Veltroni. Orlando avrebbe chiesto, col consueto vizio della genericità e fumosità, tipico della sinistra minoritaria, “più radicalità”. Che cosa voglia dire, oltre l’evocazione inconcludente ed astratta, lo sa solo lui, naturalmente.

Veltroni, invece, al solito evocativo, avrebbe richiesto al Pd più “identità”. Questo dopo aver chiesto, per una vita, lodevolmente, più “vocazione maggioritaria”. Cioè il suo opposto.

Queste sarebbero le critiche a Renzi. Insomma: acqua fresca (anzi stantia), idee confuse, evocazioni. Se fosse tutto qui, come dicono i giornali, il problema sarebbe del Pd e non di Renzi. Significherebbe che il Pd è, per fortuna, incapace di fare a meno di Renzi ma è ossessionato dal suo fantasma.

Il Pd è incapace di argomentare e di elaborare (per fortuna) un’alternativa politica al quinquennio renziano. Non è facile, infatti, sostituire un’idea (e una pratica) di innovazione, modernizzazione e concretezza riformista della sinistra. Tanto meno se si pensa di sostituirla con bla bla bla massimalisti o parole fumose (radicalità, identità) come quelle di Orlando e Veltroni. O con la restaurazione dello stravecchio che evoca Zingaretti, il Candidato.

Le critiche a Renzi, a Milano – se sono quelle che le cronache riportano – sono insomma piccoli gesti, sotterfugi, assenza di chiarezza, mancanza di coraggio, parole insensate: “caciocavalli appesi” avrebbe detto il vecchio filosofo socialista Labriola.

E tutto per un refrain che ormai è un’idea bislacca, stravagante e tragica nei suoi esiti: Renzi va liquidato per l’inconfessata voglia di alcuni dirigenti di cambiare linea politica e alleanze. E riavere presto la macchina blu tornando al governo… con i 5 Stelle. Una iattura per l’Italia e l’autodafè per il Pd. Per fortuna impossibile. Se pensano di liberarsi di Renzi così…

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1 Commenti

  1. Pasquale Amoroso martedì 30 Ottobre 2018

    Non è bastato perdere il referendum, le amministrative e le politiche per liberarci di uno come Renzi? Un burinetto che voleva fare lo statista. Ma vi siete dimenticati di come ha giocato sporco a fare il buffone con il referendum? Ritengo che sia stata una cosa grave quando ha fatto lo sparviero, attaccando i vertici della Banca d’Italia.

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