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Covid-19 e lavoro: se la sinistra non vede le vere iniquità (e tutela le rendite)

Pietro Ichino martedì 17 Novembre 2020
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di Pietro Ichino

 

Sconcerta l’afasia del centro-sinistra e del sindacato sulla frattura sociale, determinata dalla pandemia, tra chi è privato del lavoro e del reddito e chi non ne soffre o addirittura ne trae beneficio

 

Se guardiamo al rischio di ammalarsi e alle limitazioni della libertà, della pandemia soffrono tutti.

Ma se guardiamo ai costi economici, c’è chi ne soffre moltissimo, vedendo ridotto drasticamente il proprio reddito, e chi ne soffre pochissimo. O persino ne trae un beneficio.

Sul piano economico, quelli che non ne soffrono per nulla sono soprattutto i pensionati e i dipendenti statali; e questi ultimi ne traggono addirittura un vantaggio non da poco quando vengono di fatto esonerati dalla prestazione lavorativa per periodi relativamente lunghi senza perdere un euro dello stipendio, anzi risparmiando le spese di trasporto per recarsi al lavoro e talvolta anche le spese per la cura dei figli piccoli.

Di fronte a una differenza di impatto della crisi pandemica di questa entità, almeno dai partiti del centro-sinistra e dalle confederazioni sindacali maggiori ci si dovrebbe attendere una lucida messa a fuoco dell’acuta questione sociale che caratterizza questa stagione e l’impegno per risolverla.

Come sarebbe bello se Nicola Zingaretti annunciasse l’impegno del Pd per un controllo rigoroso sui casi diffusi di letargo opportunistico delle amministrazioni, che pregiudicano la ripresa economica; oppure Nicola Fratoianni annunciasse l’impegno di Sinistra Italiana per un trattamento uguale dei dipendenti del settore pubblico e del settore privato il cui lavoro è di fatto sospeso; oppure Maurizio Landini prendesse posizione in difesa del rinvio al 2023 della perequazione automatica delle pensioni, in cambio di un rafforzamento del sostegno del reddito a chi perde il posto nella crisi.

Invece si assiste allo sconcertante silenzio della politica sugli scandalosi ritardi del settore pubblico nel far fronte all’emergenza; e al silenzio compiacente dei vertici delle confederazioni maggiori sull’opposizione dei propri sindacati dei pensionati allo slittamento dell’adeguamento delle rendite.

Buona e coraggiosa politica cercasi disperatamente.

 

Tratto dal sito www.pietroichino.it. In argomento v. anche l’editoriale telegrafico del 6 aprile scorso, La pandemia e la parità di trattamento dei lavoratori

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